“Il senso di Sergio per le note: Sergio Leone e Ennio Morricone” per Massimo Arduino

E’ stato un excursus multidisciplinare ed avvincente quello di Massimo Arduino per “Il senso di Sergio per le note: Sergio Leone e Ennio Morricone” nell’ambito del ciclo di incontri virtuali  per la Fondazione per la Cultura di Palazzo Ducale. Non solo per lo spessore del compositore tra i più grandi del Novecento, con la sfilata di Oscar, i Grammy Awards, i Golden Globes, i BAFTA, i David di Donatello, il Leone d’Oro alla carriera, il Polar Music Prize, gli European Film Awards e così via oltre alle decine di milioni di dischi venduti nel mondo. Chi non ha mai ascoltato del resto le trascrizioni della contemporanea “Malena” o del “Nuovo Cinema Paradiso” o ancora gli spaghetti western di Sergio Leone come “Il Buono, il Brutto e il Cattivo” oppure “C’era una volta il West”. Su questo sostrato si sono innescate le tesi del musicologo Massimo Arduino che ha stupito facendo divertire (il video completo è visionabile qui https://palazzoducale.genova.it/evento/sotto-le-immagini/?fbclid=IwAR2Y7GRf7nt4ow6iFqAKkQX9xtgN8EbLx00jPtDZQ_gGdg887jDfvB5qJ-E).

E’ partito da un ricordo personale da bambino rimastogli scolpito nella mente: il 19 settembre del 1964 ebbe il primo contatto con “Per un pugno di dollari” e quindi in un solo colpo e giovanissimo con Sergio Leone, Clint Eastwood ed Ennio Morricone. “Già ai miei occhi di bambino -ha spiegato il musicologo nonché curatore del ciclo di eventi ‘Sotto le immagini’- questo inizio apparve assolutamente strano. Gli eroi dei film western erano belli, eleganti, non erano così: in quei primi minuti della pellicola mi trovavo davanti a uno spilungone in sella a un ronzino, con un poncho messicano che sembrava inadeguato, la barba che non era portata dai vari Gary Cooper, Robert Mitchum, Gregory Peck o John Wayne. Io allora non potevo saperlo, ma avevo fatto conoscenza con il western all’italiana”.  Insieme a questo quadro non era passata certo inosservata la musica: “Era un giro di chitarra semplice, con questa melodia disegnata da un fischio con note lunghe, un po’ triste, malinconica e aveva spiazzato tutti”.

Con gli spaghetti western era nato un fenomeno mediatico oltre che cinematografico. Sergio Leone proseguì la sua strada con Ennio Morricone. “E’ un caso di simbiosi che nel cinema abbonda – ha rimarcato Arduino- nel lunghissimo elenco pensiamo a Scola con Trovajoli, a Fellini con Rota. La chicca curiosa è che Ennio Morricone ha composto più di 500 colonne sonore, con Sergio Leone 6 film, fino al 1984, che sono bastati per rendere indissolubile questa abbinata mentale Leone-Morricone”.  La videoconferenza è proseguita con i grandi successi e un’analisi puntuale sia dal punto di vista cinematografico sia musicale, stupendo soprattutto nelle parti riguardanti “Per un Pugno di dollari” e il seguito di Sergio Leone “Per qualche dollaro in più”. Altro passaggio cruciale, tra i vari, “C’era una volta il West” del 1968 che diede agio a Sergio Leone di pensare a una nuova trilogia: la trilogia del tempo.

“Le dividerà proprio in scansioni temporali – ha precisato Arduino – il finale del periodo Western in questo primo film, la rivoluzione messicana degli anni Venti-Trenta nella seconda pellicola e dagli anni Trenta al Sessantotto la storia di C’era una volta l’America”. Discorso a parte per “Giù la testa”, film intimista del 1971 con budget molto più ristretto e per la musica Morricone si adeguava. “Una vicenda -ha proseguito Arduino- dove si rintraccia anche molta ironia. (…) Interessante anche la bellissima colonna sonora nella parte con il coro ritmico che omaggia a ripetizione il nome del protagonista”.

Il finale ha commosso con la bellezza intramontabile della chiosa di “C’era una volta il West”. “La ferrovia qui- ha concluso il noto critico- rappresenta l’avanzare del mondo nuovo. Arriva la tecnologia e il West se ne sta andando. E’ un finale di partita, un momento crepuscolare sottolineato da uno dei più bei temi melodrammatici mai scritti per grande orchestra”.