Cervo: Tifu, eleganza e perfezione tecnica

Vincitrice nel 2007 del Concorso “Enescu” che l’ha proiettata in un circuito internazionale, Anna Tifu è uno dei più interessanti talenti violinistici delle nuove generazioni. Lo ha ampiamente dimostrato ieri sera, ospite del Festival Internazionale di musica da camera di Cervo, dove si è presentata in duo con il giovanissimo pianista Marco Schirru.

Programma proposto in un’unica soluzione (così vogliono ormai le regole degli spettacoli all’aperto, per questioni di sicurezza e distanziamento sociale)  ma idealmente ripartito in due parti differenti. In apertura la rigorosa Ciaccona di Vitali, pagina che in un crescendo di difficoltà affronta e risolve tutte le potenzialità del violino barocco. Qui è emersa la solidità dell’artista per pulizia del suono, intonazione, rigore nel fraseggio.

La successiva Sonata n.5 op. 24 La primavera, omaggio a Beethoven nel 250° anniversario della nascita, ha consentito anche di apprezzare la duttilità del suono della Tifu che sa ottenere dei pianissimi quasi impercettibili eppure “pieni”, sostenuti con efficacia espressiva. Attenta la lettura del pianista Schirru.

Poi la “seconda” parte ha avuto un taglio ancor più marcatamente virtuosistico con la Tzigane di Ravel interpretata con soluzioni interpretative lucidamente personali e la Fantasia su Carmen di de Sarasate che richiede una padronanza assoluta dello strumento e che la Tifu ha restituito con limpida bravura: armonici, pizzicati, tutto perfettamente a posto.

Carmen – ci aveva detto in una breve intervista prima dello spettacolo –  è molto amata dal pubblico. Si tratta tra l’altro del primo brano per violino che ascoltai quando avevo 4 anni e me ne innamorai”.

-Lei è stata un’enfant prodige, ha debuttato in pubblico ad appena 8 anni…

“Mio padre era primo violino nell’Orchestra di Bucarest e io sin da piccolissima mi sono innamorata del suono del violino ascoltando lui. Così a 8 anni ho vinto il Concorso “Vittorio Veneto” e poi sono andata a studiare con Salvatore Accardo…”

-Una carriera musicale impone sacrifici e dà gratificazioni…

“Le gratificazioni per me sono legate al momento stesso in cui attacco a suonare. Io sono terribilmente timida e spesso in preda ad agitazione. Le mie paure però finiscono quando imbraccio l’archetto e attacco. I sacrifici sono tanti, naturalmente, e riguardano soprattutto la sfera sentimentale. Sono stata finora poco fortunata perché è difficile trovare una persona che condivida i tuoi ritmi di lavoro, di studio. Da due mesi sono single, il mio ex fidanzato non tollerava che studiassi anche il sabato e la domenica. Per fortuna ho molti amici che mi seguono e mi appoggiano. E’ importante avere qualcuno cui raccontare le proprie ansie e le proprie emozioni…”

-Lei suona un violino prezioso, uno Stradivari del 1716 della Fondazione Canale di Milano. Nel 2018 ha avuto la possibilità di suonare al Carlo Felice il Cannone, il Guarneri del Gesù appartenuto a Paganini. Che esperienza è stata?

“Dico subito che non è uno strumento facile. In più si ha la possibilità di provarlo solo il giorno prima e per poche ore, per cui si ha molta paura. Però rispetto a quel che mi avevano detto mi sono trovata molto bene. E il suono di quel Guarneri è talmente unico e potente da giustificare l’appellativo di Cannone. Alla fine mi è dispiaciuto dovermene separare così presto. Certi strumenti non si vorrebbero mai dare via…”

Tornando al concerto di ieri, applausi naturalmente calorosi e meritati e un bis, la Meditazione da Thais di Massenet: uno dei momenti più suggestivi della serata per la delicatezza e la partecipazione emotiva con cui la Tifu ha reso il lirismo appassionato della raffinata pagina francese.