Matteo Lippi, il mio sogno è Cavaradossi

Domani alla Royal Danish Opera andrà in scena Un ballo in maschera con la direzione di Paolo Carignani. Nel cast, nel ruolo di Gustavo debutterà un giovane tenore genovese, Matteo Lippi.

“Sono molto legato a questo personaggio – spiega – Succede raramente ad un artista di sentirsi cucito addosso un ruolo e sin dal primo giorno in cui iniziai ad affrontare questa meravigliosa partitura fu proprio questa la sensazione che provai. Gustavo è un Re che ama, ama il suo Popolo, ama Amelia, la donna “del più fido amico mio” e non ha paura, non ha paura delle congiure e ancor meno di correre incontro al suo destino infausto. Credo sia questo amare la vita incondizionatamente che mi abbia rapito, ritrovo in me la stessa apparente leggerezza che permette a Gustavo di “giocare” con il popolo ma per una giusta causa e di credere in un amore impossibile fino però a rinunciarvi in nome del rispetto e della fedeltà”.

-Come è nata la sua passione per la lirica?

“Sono cresciuto ascoltando i racconti di mia mamma riguardo a mio nonno che purtroppo non ho mai conosciuto (è mancato 6 anni prima della mia nascita). Era un tenore lirico dalla voce potente e bellissima, ha cantato per un periodo nel coro del Teatro San Carlo di Napoli, poi la vita lo ha costretto a lasciare la carriera. Dapprima ho iniziato ad avvicinarmi al rock e al pop e poi la mia voce ha deciso per me, avrei dovuto seguire le orme di mio nonno e cosi è stato, una passione che ho scoperto gradualmente ma che era già “scritta” nella mia storia.

-Al Carlo Felice ha già avuto occasione di cantare, in particolare in una Traviata segnata da diversi forfait di tenori….

“Esatto e quel 21 dicembre 2016, non potrò mai dimenticarlo. E’ stato il debutto nel “mio” teatro, chiamato all’ultimo momento per una sostituzione di un collega indisposto. Interpretai Alfredo appunto in Traviata. Feci mezza giornata di prove e poi subito in scena. Ricordo l’emozione del primo passo fatto sul palcoscenico, alzai lo sguardo verso la sala e davvero quel momento fu la realizzazione di un sogno. Spero di tornare molto presto. Debbo tra l’altro dire che ho un ottimo rapporto con il direttore artistico Conte: è stato proprio lui a farmi debuttare alla Fenice nel 2014 ancora in Traviata”.

Matteo Lippi in “Boheme”

-Ogni cantante ha qualche sogno nel cassetto. Quale ruolo vorrebbe interpretare e ancora non lo ha potuto affrontare?

“Sicuramente l’autore cui per varie ragioni son o più legato è Puccini. Infatti il ruolo che ho finora amato di più è quello di Rodolfo in Bohème. Ho studiato questa parte con la mia insegnante, Mirella Freni, nel periodo in cui frequentavo l’Accademia di Belcanto di Modena. C’è un legame profondo con questo ruolo fatto di ricordi, lezioni durissime, gioia per il debutto e in generale il rapporto con Mirella che è stato determinante per la realizzazione della mia carriera. Ho portato in scena Rodolfo per più di 160 recite e tutte le volte provo la stessa identica emozione e devozione per questo capolavoro di Giacomo Puccini. E a Puccini è legato pure il mio sogno di vestire i panni di Cavaradossi in Tosca. Qualche mese fa il sogno stava per avverarsi: ero stato ingaggiato alla Scala come cover del mio amico e concittadino Meli, ma purtroppo la pandemia ha bloccato la produzione. Però dovrei debuttare finalmente in autunno a Praga”.

-Un episodio curioso della sua carriera?

“Una delle scene più esilaranti e curiose riguardano sicuramente una prova musicale di qualche anno fa in cui il direttore d’orchestra, per coinvolgerci a tutto tondo nella parte, ci chiede di ballare sulle note della partitura. Peccato non avere un video che testimoni la scena di un gruppo di cantanti lirici che ballano con scarsissimi (e ridicoli) risultati!”