La scomparsa di Claudio Bertieri

E’ scomparso nei giorni scorsi Claudio Bertieri. Con lui se ne va una delle intelligenze critiche più lucide e originali del nostro tempo.

Bertieri aveva 96 anni, ma fino all’ultimo ha continuato a lavorare nei settori di sua competenza che lo avevano visto autore prolifico e vivace in oltre settant’anni di intensa attività.

Anima, con la moglie Maria Novaro, della Fondazione Novaro, autore di oltre 50 volumi e di migliaia di articoli su cinema, fumetti, disegni, comunicazione visiva e sport (in minima parte raccolti nel recente e pur ampio volume La seduzione dell’immagine. Claudio Bertieri spettatore di professione, 2016) era apprezzato non solo per la grande e appassionata competenza, ma anche per la capacità di coinvolgere il pubblico con la sua affabile ironia.

Appassionato di cinema, aveva affrontato il settore con un’attenzione particolare ad ambiti poco frequentati, ad esempio quello del fumetto, figurando tra i fondatori del Salone internazionale dei Comics di Lucca. La sua indiscutibile preparazione lo aveva portato anche a far parte della giuria al Festival di Venezia. Nel 2002 aveva ricevuto la laurea honoris causa dall’Università di Genova che lo aveva avuto fra i suoi docenti presso il Disfor.

Collezionista di una preziosa raccolta di fumetti e letteratura per immagini, il suo pensiero autonomo e anticonvenzionale mancherà a tutti coloro che lo hanno conosciuto.

Per chi scrive Bertieri ha costituito una presenza pressochè costante nell’ambito della critica genovese. Dagli anni Settanta in avanti, quando cioè sono entrato nel mondo del giornalismo, il suo nome è stato ricorrente, accanto a quello di Rietmann, Cicciarelli, Manciotti, Tempo, Viganò. Una schiera di intellettuali lucidi, che hanno accompagnato la trasformazione culturale e artistica di questa città, attenti testimoni di un tempo, ma anche, come è stato appunto il caso di Bertieri, capaci di guardare oltre, stimolando scelte nuove e  coraggiose.