Vivica Genaux, lezione di alta classe

La GOG si è congedata ieri sera dal suo pubblico al Carlo Felice con un concerto alquanto originale incentrato su arie d’opera di Haendel e di Porpora. Protagonista, accompagnata dal formidabile complesso “Les Musiciens du Louvre” diretto dal violinista Pablo Gutièrrez Ruiz, Vivica Genaux, mezzosoprano di straordinario talento.

Se Haendel è unanimemente considerato uno dei grandi geni della musica, assoluto protagonista del tardo barocco accanto al suo coetaneo Johann Sebastian Bach, Nicola Porpora gode oggi di una fama assai minore. Eppure, all’epoca, era una star nell’ambito operistico acclamato nelle capitali europee, compresa Londra dove imperava Haendel. E se Haendel ha avuto il merito di rileggere il teatro italiano in una visione drammaturgicamente più coesa ed efficace (le grandi scene di alcuni suoi titoli fondamentali, la varietà dell’architettura globale), il concerto di ieri ha evidenziato le affinità stilistiche riscontrabili nel modo di trattare le arie.

Il teatro barocco italiano poggiava su alcune regole rigide dettate dalla librettistica metastasiana. Le arie erano rigorosamente organizzate sulla base dei sentimenti espressi e dello stile vocale. Aderendo a tali schemi, finivano per essere simili e interscambiabili. Non a caso un’aria poteva passare da un’opera ad un’altra senza alcuno scandalo. E non a caso esistevano le cosiddette “aria del baule”, ovvero le arie predilette da un determinato cantante che, indipendentemente dall’opera in cui si esibiva, le inseriva, certo degli applausi del pubblico.

Un momento del concerto (Fotografia di Silvia Aresca – © tutti i diritti riservati)

 

Il programma di ieri ha evidenziato questi aspetti: basta citare “Venti turbini prestate” da Rinaldo di Haendel e “Come nave in ria tempesta” dalla Semiramide di Porpora: appartengono entrambe alla tipologia delle arie di tempesta (l’agitarsi delle passioni intime del personaggio paragonato al turbinio di eventi naturali) e mostrano non poche similitudini tanto nella condotta vocale quanto nell’accompagnamento strumentale.

Programma, dunque, interessante anche se rischioso: fondamentale la qualità interpretativa, senza la quale tutto può diventare noioso. Ieri questo pericolo non c’è stato perché gli interpreti erano tutti di indiscutibile talento.

Vivica Genaux è riconosciuta come una delle interpreti più brillanti di questo repertorio. Voce bellissima e omogenea, capace di infinite sfumature e di una duttilità stupefacente, la Genaux ha una eleganza straordinaria: risolve gli incredibili virtuosismi con una limpidezza di intonazione eccezionale; ma sa anche toccare le corde di un lirismo struggente con mezze frasi, legature e portamenti di forte tensione espressiva (si pensi ad “Alto Giove”  da Polifemo di Porpora).

Il complesso è apparso encomiabile nella intonazione, nella coesione interna, nella capacità di cambiare repentinamente dinamiche e registri supportando la voce con autorevolezza e regalando alcune solide esecuzioni solo strumentali: è il caso della Fuga di Hasse restituita con limpida trasparenza.

Applausi interminabili e meritati.

Vivica Genaux (Fotografia di Silvia Aresca – © tutti i diritti riservati)