Damerini & Rapetti: splendido Skrjabin

Era la fine del giugno 1905, quando a Bogliasco giunse una coppia russa, per così dire, irregolare: si trattava del compositore Alexander Skrjabin e della sua amante ed ex allieva Tatjana Schloezer. Nella lontana Russia, l’artista lasciava la moglie Vera e i quattro figli avuti da lei. A Bogliasco sarebbe nata la figlia Bogliashina.

Skrjabin rimase nella cittadina ligure alle porte di Genova appena otto mesi. Ma in questo pur breve periodo compose diverse pagine e soprattutto elaborò la prima stesura di uno dei suoi capolavori, il Poema dell’estasi.

Questo lavoro, in una trascrizione per due pianoforti firmata da Lev Konjus, faceva parte del programma del concerto ascoltato ieri sera al Carlo Felice: una coproduzione fra la Giovine Orchestra Genovese e l’Associazione “Pasquale Anfossi” nel 150° anniversario della nascita dell’illustre compositore russo.

A proporre la straordinaria pagina che nel passaggio dalla esuberante orchestrazione originaria alle due tastiere non perde tuttavia il suo fascino, è stato il magnifico duo formato da Massimiliano Damerini e Marco Rapetti. Magnifico per la solidità tecnica e interpretativa mostrata dai due nella prima parte della serata quando si sono esibiti solisticamente e per il perfetto affiatamento evidenziato nella seconda quando sono diventati, appunto, “duo”.

Compositore eclettico, sperimentatore fantasioso, affascinato dalle filosofie orientali, Skrjabin è stato uno dei grandi protagonisti della cultura musicale europea a cavallo fra XIX e XX secolo, quando sotto accusa era il sistema tonale, difeso da alcuni,  criticato da molti. Ma al centro delle discussioni anche le strutture formali, la ricerca timbrica. Nei suoi lavori orchestrali come in quelli pianistici Skrjabin percorse un itinerario personale, certamente non rinnegando il passato (la lezione di Chopin sulla tastiera), ma utilizzandolo come base per un discorso sempre più personale e isolato nel contesto in cui viveva ed operava.

Il programma di ieri, diviso fra opere giovanili e brani maturi è stato illuminante.

Rapetti ha aperto con la Sonata n.0 scritta da Skrjabin appena quindicenne: un lavoro intenso che già evidenzia l’ansia di rinnovamento linguistico del giovanissimo autore. Ineccepibile per tensione emotiva la lettura di Rapetti che poi ha affrontato anche il poema op. 72 Vers la flamme, lavoro che risale al 1914, anno prima della morte dell’autore e ne costituisce dunque una testimonianza della scrittura ormai matura e assolutamente personale.

Poi Damerini, con l’affascinante Poème-Nocturne e soprattutto con la robusta Sonata n.3 op. 23: il drammatico avvio, l’elegante Andante, il turbinoso Presto finale hanno trovato in Damerini un esecutore rigoroso, abile nel cogliere sfumature e dinamiche differenziate.

Seconda parte, come si è detto, in duo. Prima la Fantasia in la minore op. postuma, pensata dall’autore come parte di un concerto per pianoforte e orchestra (e una delle due tastiere ha a tratti una scrittura di accompagnamento orchestrale) e poi il citato Poema dell’estasi  che condensa nel modo più profondo lo stile innovativo, ricco di slanci e di “aperture” di Skrjabin. Straordinaria per rigore, ricchezza di  soluzioni espressive e limpido fraseggio la lettura dei due artisti genovesi, al termine calorosamente applausi.

Un bis di particolare significato etico: il terzo movimento della Fantasia-tableaux  scritta nel 1893 da Rachmaninov e dedicata a Cajkovskj. Ognuno dei quattro tempi del brano si ispira a una poesia: il terzo, Lacrime, a versi di Tyutchev. Versi che Rapetti ha letto prima dell’esecuzione dedicandoli alle vittime della guerra in corso in Ucraina.