Un’ondata di energia, tecnica, gioventù ha pervaso il pubblico del Carlo Felice in una domenica sera di luglio inoltrato, numeroso e caloroso. Il penultimo appuntamento con la danza del Nervi Music Ballet Festival ha fatto la differenza non solo perché è stato l’unico di tutta la kermesse ad essere ospitato al chiuso, ma anche per aver riportato il corpo di ballo del Teatro alla Scala a Genova dopo vent’anni di assenza. Ed è stata una piacevole sorpresa poter apprezzare come la compagine scaligera, rappresentata in questo caso da un’ottima selezione tra primi ballerini, solisti ed elementi del corpo di ballo, sia oggi a tutti gli effetti competitiva a livello internazionale. Tutti o quasi cresciuti nel vivaio scaligero, tutti versatili nella varie tecniche di danza in grado di assorbire, grazie all’ineccepibile formazione, le tecniche e gli stili più vari che un danzatore/danzatrice deve saper affrontare.
A colpire in particolare sono stati i primi due brani del programma, che si basava su un omaggio al 900 e alla creatività contemporanea: “Reveal” su musica di Philip Glass e “Skew-Whiff” sull’ouverture della “Gazza ladra” di Rossini. Coreografia di Garret Smith per il brano di apertura, carico di effetti a sorpresa, tra creazioni di luce a pioggia, ombre e controluce (effetti luce creati da Michael Mazzola che difficilmente avrebbero dato la loro resa al teatro dei parchi) che sottolinea un dualismo contrapposto in genere, maschile-femminile, e in stile, classico-contemporaneo; dialoghi contrapposti ma che restano i lati delle stessa medaglia, i corpi dei danzatori.
Ironia per quattro corpi scolpiti e oseremo dire perfetti per forma, sintonia e interpretazione: è il sorprendente “Skew-Whiff” della geniale coppia di coreografi Sol León e Paul Lightfoot che ha visto in scena Maria Celeste Losa, Navrin Turnbull, Darius Gramada, Gabriele Fornaciari. Anche in questo caso alle luci, curate da Tom Bevoort, il compito di essere scenografia, parte integrante per la riuscita del brano nato nel 1996 per il Nederlands Danse Theater. Un’esplosione di comicità e sperimentazione che vede i danzatori in dialogo tra movimenti impetuosi, istintivi e riferibili alla danza accademica.
La parte classica della serata si è delineata con un omaggio al grande coreografo Roland Petit, con un estratto da “Il pipistrello” creato su musica di Strauss figlio nel 1979, interpretato da Virna Toppi e Christian Fagetti, e “Donizetti pas de deux”, creazione di Manuel Legris, il direttore del corpo di ballo, con Alice Mariani e Nicola Del Freo in un passo a due fresco e brioso del 2007 che impegna nella tecnica classica ravvivata da un ritmo e una energia contemporanea.
Dall’intensità di un duetto mediterraneo, Antonella Albano e Gioacchino Starace interpreti di “Cantata” di Mauro Bigonzetti, alle architetture coreografiche del brano conclusivo, da “Blake Works” coreografia, scene e costumi di William Forsythe: un estratto in progress che il coreografo ha iniziato da alcuni anni e porterà avanti anche nella prossima stagione della Scala, un progetto che esplora la musica di James Blake e che cimenta gli interpreti in uno stile unico che si basa su un metodo di approccio al movimento creato dal coreografo americano, considerato tra i più innovativi degli ultimi decenni.
Applauditi tutti gli interpreti, oltre a quelli già citati ricordiamo, in rigoroso ordine alfabetico: Martina Arduino, Camilla Cerulli, Agnese Di Clemente, Maria Celeste Losa,Linda Giubelli, Frank Aduca, Marco Agostino, Claudio Coviello, Gabriele Corrado, Andrea Crescenzi, Domenico Di Cristo, Francesco Mascia, Mattia Semperboni, Matteo Gavazzi, Rinaldo Venuti.