GOG – Il gusto salottiero di Alena Baeva

Alena Baeva, ospite ieri sera della GOG al Carlo Felice in duo con il pianista Vadym Kholodenko, è una violinista di indiscutibile talento. Vincitrice di vari concorsi (spicca un “Premio Paganini” nel suo curriculum, ma non si tratta del Concorso genovese) ha un bagaglio tecnico di prim’ordine, agilità notevoli, intonazione perfetta. Suona con eleganza e il suo stile sembra prediligere atmosfere salottiere, morbide. Lo ha dimostrato nel programma proposto, aperto da una trascrizione per violino e pianoforte dell’Andante con variazioni  in re maggiore scritto da Beethoven in gioventù per clavicembalo e mandolino. Variazioni incentrate sul decorativismo di derivazione ancora barocca, ben lontane dalle straordinarie illuminazioni che avrebbero caratterizzato le prove del Beethoven maturo. La pagina beethoveniana ha evidenziato l’atteggiamento interpretativo della Baeva: sonorità contenute (al limite talvolta delle percettibilità), fraseggio elegante, un tono un po’ affettato. Il tutto sostenuto dal pianismo di Kholodenko (bel suono il suo e ineccepibile padronanza della tastiera) che ha probabilmente uno spirito diverso, ma che si è uniformato con intelligenza al taglio espressivo della collega.

Anche la Sonata op. 30 n.3 di Beethoven mantiene aperto il canale lirico-cantabile che il compositore di Bonn ha esplorato spesso nella sua letteratura violinistica: la Baeva l’ha colto con gusto e indubbia raffinatezza.

Atmosfere diverse nella seconda parte del concerto aperta dai Marchenbilder op. 113 di Schumann, quattro pagine di rara ispirazione poetica tradotta dal duo con intima partecipazione espressiva.

Infine la Sonata per violino e pianoforte op. 18 di Richard Strauss: anche in questo caso una prova giovanile, ancora legata ad atmosfere brahmsiane.  E anche qui, la Baeva ha privilegiato l’approccio intimistico con un lodevole controllo della materia sonora. Duo ammirevole e applauditissimo. Come bis, la Baeva non si è smentita e ha pescato nel repertorio salottiero per eccellenza, un morbido e sussurrato Liebesleid di Kreisler.