Resurrezione: la musica per rinascere

La pandemia da coronavirus ci ha ormai da settimane costretto a un isolamento che non solo ha cambiato il nostro modo di vivere, ci obbligherà a rivedere anche in futuro le nostre abitudini e il nostro vivere sociale. Ci sarà certamente una “rinascita” come si è verificata dopo le due guerre mondiali. Ma non potrà essere tutto come prima. In mezzo a tante tragedie, a morti in solitudine assurde e sempre più numerose, all’eroismo di quanti da settimane senza sosta lavorano per salvare vite umane, in molti casi rimettendoci la propria, un segnale di speranza, di vicinanza, di unione è arrivato anche dalla cultura. Attori, poeti, musicisti, cabarettisti, critici d’arte si sono inventati un nuovo modo di comunicare la loro arte e il loro sapere attraverso i canali televisivi o il web. Il successo delle diverse iniziative è la dimostrazione dell’importanza che la cultura riveste nella società anche e soprattutto nei momenti più difficili.

In questa logica riveste un ruolo fondamentale la musica, come linguaggio “asemantico”, in grado cioè di andare al di là del razionale.

“La musica – scriveva uno dei padri del romanticismo, il tedesco Wackenroder – dipinge i sentimenti umani in maniera sovrumana… parla un linguaggio che noi non conosciamo nel quotidiano, che non sappiamo dove lo abbiamo appreso, che si può riconoscere solo come il linguaggio degli angeli”. Non a caso non esiste culto religioso che non abbia un proprio apparato musicale, perché la musica è sempre stata considerata il mezzo più diretto per mettere l’uomo in comunicazione con la o le divinità.

Di questo potere emozionale e comunicativo si è avuta una ulteriore significativa dimostrazione domenica scorsa seguendo per televisione “Resurrezione, voci dalla Cattedrale”, una toccante riflessione “sonora”, su iniziativa della Regione e con l’organizzazione artistica del tenore Francesco Meli. Nella Cattedrale di San Lorenzo concessa dal cardinale Angelo Bagnasco da sempre convinto della forza spirituale della musica, il tenore Francesco Meli (ideatore del programma) e i colleghi Matteo Lippi e Ivan Ayon Rivas (tenori), Serena Gamberoni (soprano) Elena Belfiore (mezzosoprano) hanno proposto una bella antologia di pagine sacre accompagnati al pianoforte con gusto e precisione da Maria Letizia Poltini.

Si sono ascoltate pagine di Verdi (“Ave Maria” dall’Otello e “Ingemisco” dal Requiem), di Mascagni (l’Ave Maria costruita sulle note di Cavalleria rusticana), di Puccini (“Gratias” dalla Messa), di Bizet (“Agnus Dei”), di Rossini (“Dominus Deus” dalla Petite Messe, “Qui est homo” dallo Stabat Mater), di Franck (Panis Angelicus) di Serrano (La dolorosa) e di Tosti (Preghiera).

Interpretazioni toccanti e sentite. In un clima certamente difficile in una Cattedrale vuota ancora più austera e imponente, davanti a una platea deserta, (c’erano solo il Cardinale Bagnasco, il governatore Toti, il sindaco Bucci, l’assessore Cavo, monsignor Sobrero, il sovrintendente del Teatro Claudio Orazi e qualche operatore) eppure idealmente affollatissima per i tanti che hanno seguito attraverso i vari canali, gli artisti, voci inappuntabili, gusto interpretativo di indubbio livello, hanno dato il meglio di sé regalando un momento di bellezza e di riflessione interiore in una Pasqua davvero unica.

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