Sala al completo martedì 3 maggio a Palazzo della Meridiana per la presentazione del libro I diari degli anni di piombo, di Giulio Andreotti. I figli dell’autore, Serena e Stefano Andreotti, curatori del volume, hanno dialogato con l’ingegnere Davide Viziano e col giornalista Marco Ansaldo. Presente in sala anche Cardinal Angelo Bagnasco.
Dopo il successo del precedente volume sugli anni Ottanta, questa nuova serie dei diari inediti di Giulio Andreotti documenta in presa diretta un’epoca ancora viva nella memoria di milioni di italiani. Una narrazione effettuata con lucida freddezza ( per Vespa “la necessaria freddezza dell’uomo di Stato che deve tenere la barca dritta anche col mare mosso”), riportando i fatti con estrema precisione di linguaggio, verrebbe da dire con la deontologia innata del giornalista di razza. Di fatto Andreotti, politico longevissimo, sette volte alla guida dell’esecutivo ( ma verrebbe anche da aggiungere a 28 anni già sottosegretario alla presidenza del Consiglio), è stato alla guida di “Concretezza” e “30 giorni”. Con l’animo da cronista è stato anche tra i protagonisti del giornale clandestino “il Popolo” diretto da Guido Gonella. Ha sempre difeso e compreso nell’intimo il ruolo della stampa: ” Talvolta -scriveva- si può credere che la validità di un giornale non duri che lo spazio di un mattino. Ma così non è. Se si pensa bene le cose scritte e quelle non scritte pesano non di rado ben oltre l’effimera fugacità quotidiana ed è per questo che la stampa si chiama ed è un potere…”.
Nel Fondo a lui intestato presso l’Istituto Sturzo ci sono migliaia di documenti, foglie, lettere, agende, per cui il lavoro di ricostruzione cronologica non era certo agevole, tanto più che l’archivio consta di 700 metri lineari di scritti.
La Andreotteneide da “la cattiveria dei buoni è pericolosissima” sino a ” io sono postumo di me stesso; essendo noi uomini medi, le vie di mezzo sono, per noi, le più congeniali” sono passate alla storia, anche tra il largo pubblico. Nel corso dell’incontro ci si è soffermati sul divorzio, sui rapporti Stato-Chiesa, sulla Guerra Fredda e sulla conferenza di Helsinki del 1975 a cui fu attribuito l’onere di ridisegnare l’Europa e inaugurare una nuova stagione. Anche sui vezzi, dal barbiere alla mattina, al calcio, alle corse di cavallo oltre che su una fede profonda.
“I diari degli anni di Piombo” di Solferino si prestano all’uomo “medio” come allo studioso, così come al semplice amante della storia e a chi voglia semplicemente capire di più. Congeniale l’introduzione di Bruno Vespa sull’importanza del decennio 1969-1979 e dei cinquantacinque giorni del sequestro, dell’eccidio della scorta e dell’assassinio di Aldo Moro.
“Questo volume- conclude Vespa nella prefazione- è l’autoritratto di un italiano che ne ha viste tante, da spettatore e soprattutto da protagonista. A Enzo Biagi che nel ’73 gli chiedeva di descriversi, rispose di sentirsi una persona consapevole dei suoi limiti, ma anche sicura di non vivere in un mondo di giganti”.