Molte persone associano il concetto di “musica balcanica” ai nomi di Bregovich e Kusturica. Tuttavia, anche senza pensare a queste personalità iconiche, è difficile sottovalutare l’influenza di questa tradizione sulla cultura musicale mondiale. La complessa struttura tonale e ritmica, la melodia speciale e allo stesso tempo, l’emotività della musica dei Balcani è comprensibile e vicina a qualsiasi persona, attrae compositori, artisti professionisti ed ascoltatori ordinari.
Ieri sera nell’ambito della stagione della Giovine Orchestra Genovese, nella sala del Carlo Felice abbiamo ascoltato la “Barcelona Gipsy BalKan Orchestra” formata da artisti di diversa provenienza e di differenti culture: Margherita Abita, voce, Julien Chanal, chitarra, Ivan Kovacevic, contrabbasso, Albert Enkaminanko, percussioni, Xavi Pendòn, clarinetto, Olexander Sora, violino, Fernando Salinas, fisarmonica.
Ed è stato un lungo viaggio concertistico, una sorta di antologia della musica balcanica: appassionata, sfaccettata e ammaliante.
All’inizio della serata, la sala stracolma e lo sguardo del pubblico elettrizzato nell’attesa dell’esibizione faceva da cornice ad un palco purtroppo ancora in restauro che ha costretto gli artisti ad una distanza eccessiva, il che ovviamente ha lasciato il segno nella “percezione” della musica. È stato difficile per gli artisti stabilire un contatto con gli spettatori, ma grazie alla loro verve, ci sono riusciti.

La cantante dell’ensemble, Margherita Abita, ha evidenziato una buona padronanza della tecnica vocale, combinata con un piacevole timbro etnico.
Il concerto, senza intervallo centrale, è risultato molto coinvolgente. Il gruppo ha regalato una intensa successione di pagine molto accese puntando su un continuo e crescente coinvolgimento della platea.
Una delle perle è stata sicuramente l’interpretazione del famoso brano della cantante siciliana Rosa Balistreri Cu ti lu dissi.
Rotto il ghiaccio, diversi spettatori (con una maggioranza femminile) si è messa a ballare ai lati della sala e davanti alla platea verso il palcoscenico: uno spettacolo decisamente originale rispetto alla consueta compostezza del pubblico della GOG.
Al termine interminabili applausi per i simpatici protagonisti.
