Nella storia del pianoforte ottocentesco, una lettura semplicistica individua due grandi correnti con altrettanti “Maestri”: da una parte il pianismo acrobatico, virtuosistico (di matrice paganiniana) di Liszt e dei suoi adepti, dall’altra il pianismo più intimista, salottiero di Chopin con i suoi eredi. Tutto giusto se si parla degli “emuli” dei due grandi da Moscheles e Thalberg a Heller per non dimenticare Field che, creatore ufficiale del Notturno, per certi aspetti anticipò lo stesso Chopin.
Se invece si parla dei due “capiscuola”, imbrigliarli in etichette è, come è noto, impossibile, perché in Liszt troviamo pagine di profondo lirismo accanto a composizioni animate da un virtuosismo trascendentale, mentre Chopin non è solo il cantore languido di delicate poesie musicali.
A ricordarci il carattere multiforme del compositore polacco è stato, ieri sera, a Cervo, il pianista goriziano (di padre russo) Alexander Gadijev che di Chopin certamente si intende, avendo ottenuto il secondo premio al XVIII Concorso di Varsavia intitolato appunto al grande compositore polacco.
Chopin formava l’ossatura del programma di ieri che annoverava tuttavia altre pagine e altri autori interessanti, a iniziare proprio dall’altra “faccia” del pianismo romantico: l’esecuzione di Funerailles di Liszt ha messo immediatamente in luce che brillante doti tecniche dell’artista chiamato a risolvere un pianismo orchestrale di forti e rapidissimi contrasti.
Poi, appunto, Chopin in cui Gadijev ha evidenziato il suo totale controllo del suono e la duttilità delle dinamiche e del tocco: elegante e quasi sussurrato nelle raffinate Mazurche, più articolato nei Preludi, estremamente vario nella splendida Polacco op. 53 dalla lirica cantabilità di alcune frasi, agli stacchi ritmici ed eroici della sezione finale con crescendi curati nel minimo dettaglio.
Da segnalare anche la lettura estremamente attenta della Fantasia sopra un Ostinato, pagina scritta nel 1985 dal compositore americano John Corigliano e ispirata all’Allegretto dalla Settima Sinfonia beethoveniana. E con Beethoven si è chiuso il programma ufficiale: le 15 Variazioni e fuga op. 35 su un tema da Le creature di Prometeo. Beethoven le scrisse nel 1802 e il tema in realtà circola in varie sue creazioni fino alla Terza Sinfonia: non a caso queste Variazioni sono anche dette Variazioni Eroica. Come è noto la tecnica della variazione percorre tutta la vicenda artistica beethoveniana e sarà fondamentale nella sua ultima fase creativa. Qui siamo ancora negli anni della prima grande maturità (alle porte c’è la creazione della Terza, appunto), ma troviamo un compositore abilissimo nel trattare il tema da svariate angolazioni in un gioco pianistico di respiro orchestrale. Gadijev ne ha assicurato una lettura brillante, magnificamente chiara nella sua esposizione. Applausi calorosissimi e vari bis, da Chopin a Rachmaninov a Skrjabin.