Premio Ipazia a “Un caso da manuale”

Oggi si può parlare di “maschicidio”? A teatro sì: la parola, buttata nell’agone di molte discussioni sui generi con il corredo di mille polemiche,  è la battuta provocatoria che coagula i dubbi, l’ironia, il sarcasmo di Un caso da manuale, il testo di Giulia Petrozzini che ha appena vinto la tredicesima edizione del Premio Ipazia, nell’ambito del festival dell’Eccellenzalfemminile dedicato quest’anno ai “Ruoli” che vivono e interpretano all’interno della famiglia e della società.

Nel copione, non dà tregua allo spettatore il dialogo, serrato come una partita a tennis, tra una donna, imputata di aver ucciso il marito con tutta la sua furia, e l’amica, un’avvocata che ne assume la difesa e la costringe a una prova generale sulle rispettive domande e risposte che, in tribunale, dovrebbero propiziare una sentenza benevola.

Il match point, come direbbe Woody Allen, dopo tanti episodi ed atteggiamenti che potrebbero essere usati a favore di lui o di lei, si gioca sulla forza scatenante della gelosia.

Del resto, non ha funzionato nei femminicidi?

Avvincente, sul ritmo di un linguaggio colloquiale ma non sciatto, la giovane autrice romana che si sta facendo strada con esperienze teatrali, cinematografiche e di performer innesta i problemi di coppia in un futuro dove il ribaltamento dei ruoli e un matriarcato gestito senza sensibilità e modellato sul patriarcato non hanno estinto i conflitti di genere. Qualunquismo?

Non si direbbe. La giuria ha sentito la voce di un femminismo maturo che non risolve i problemi a colpi di slogan. E ha seguito senza momenti di noia mosse sul filo che lega e separa al tempo stesso verità sostanziale e verità processuale.

Dall’anno scorso il Premio viene assegnato anche all’attrice che, nel corso della sua vita artistica sia meglio entrata in tutte le pieghe del femminile con la testa e con il cuore In questa edizione è stato assegnato a Viola Graziosi straordinaria interprete di personaggi classici e contemporanei.