Cultura digitale: da emergenza a opportunità per svelare il lato “nascosto” di Genova

Se dagli albori dell’Ottocento in poi faceva chic o dandy l’insofferenza tecnologica con Lord Brummel sino a George Byron, oggi il digitale è totalmente connaturato con le nostre vite. Anzi, in tempi di coronavirus è diventato prima un mezzo palliativo e poi sempre di più consapevole e di rottura rispetto a schemi passatisti e superati. E’ la grande sfida delle opportunità che ha raccolto ad esempio il Comune di Genova con l’assessora Barbara Grosso non solo per salvare i Rolli Days, ma per rilanciarli dal 16 al 23 maggio con formule totalmente nuove e con punti di vista alternativi in grado di arrivare fin dove non ci si potrebbe mai avventurare.

“È ferma la volontà di mantenere i punti forti dell’evento – spiega l’assessore Barbara Grosso enumerandoli –  qualità dei contenuti, che affondano sempre le radici nella ricerca scientifica; partecipazione dei giovani professionisti delle humanities come ambasciatori culturali della città; stretta collaborazione tra gli enti partecipanti. Si tratterà di una settimana di Palazzi dei Rolli: non avremmo mai avuto le disponibilità per tenere aperti dieci (e più) palazzi per sette giorni. In questa occasione possiamo farlo e chiunque potrà visitarli accompagnato dai nostri divulgatori per sette giorni”. L’istituzione di queste giornate è un lustro antico, come ribadisce anche lo storico dell’arte Giacomo Montanari, risalendo al 1576 l’istituzione da parte del Senato della Repubblica di Genova  degli elenchi denominati i “Rolli degli alloggiamenti pubblici”. Un corpus per ricomprendere i principali palazzi aristocratici della città, che sono conservati presso l’Archivio di Stato di Genova. Ora, da quattro anni a questa parte,  42 di questi Palazzi sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità UNESCO. In particolare nel primo weekend della Rolli Days Digital Week  si potranno visitare i Palazzi Tobia Pallavicino, Balbi Senarega, Ambrogio di Negro, Spinola Gambaro, Angelo Giovanni Spinola, Francesco e Ridolfo Brignole Sale (Palazzo Rosso) e Brignole Durazzo. Tutti gli approfondimenti online qui: visitgenoa.it/rolli.

Il territorio dunque non si isola, “La cultura non si ferma”, e non lo fa solo a livello di politica istituzionale in senso stretto. Tra gli esempi virtuosi a Genova non si può fare a meno di citare Banca Carige con i grandi tesori delle collezioni d’arte capace di aprirsi alla community di Instagram ed implementare Facebook con il progetto “Carige Arte Cultura”.  Un percorso organico e strutturato tra documenti, dettagli, ceramiche, sculture, capolavori che sono stati non solo custoditi dall’ente, ma preservati e valorizzati negli anni. Solo per citare la pinacoteca basti enumerare una carrellata di nomi per segnalarne il rilievo: Luca Cambiaso, Anton Van Dyck, Domenico Fiasella, il Grechetto, Domenico Piola, Bernardo Strozzi, Gregorio De Ferrari, il Veronese, passando per il Settecento del Magnasco e del Travi, per i grandi interpreti dell’Ottocento e del Novecento ligure, Luigi Garibbo, Plinio Nomellini, Nicolò Barabino, Rubaldo Merello, Eso Peluzzi, fino ad arrivare agli anni recenti con Fontana, Mondino, Luzzati, Scanavino, Borella, Sirotti. La partenza su Instagram parla con il cuore attraverso la veduta di Genova del 1832 ad opera di Luigi Garibbo.

“La cultura non è sterile nozionismo, ma rappresenta le radici di un popolo, l’ultimo gradino raggiunto da una collettività sulla scala del progresso. Più alto è questo gradino, più alto sarà il nuovo vertice che potrà essere raggiunto. Carige è custode di questi valori senza tempo, patrimonio della storia illustre della Liguria”: sono parole dell’amministratore delegato di Banca Carige Francesco Guido. Vale a dire: il digitale non è un ripiego, ma il mezzo per valorizzare tradizioni antiche arrivando a dettagliarle, a veicolarle per tenerle vive.

“Giungiamo così a tutti, secondo target d’età differenziati, un segmento young per Instagram – dice Francesca Lilla della comunicazione di Banca Carige – oppure con Facebook coinvolgiamo un pubblico più tradizionale, mentre LinkedIn lo adoperiamo per il mondo operativo e della finanza. Questa iniziativa estende l’invito alla propria rete di amicizie oltre che ai bisogni individuali, aumentando il passaparola, ma con informazioni e contenuti di valore. Permette una grande flessibilità e stimola  l’interazione, la call to action”. Se non si può essere presenti fisicamente sicuramente la comunicazione interattiva viene in soccorso e ricorda che la cultura è un dare, un offrirsi a tutti, indistintamente.