L’arte dell’Arrangiamento musicale da Bruzzone a Barzizza a Giacomazzi nell’ultimo volume di Freddy Colt

C’è una sottile malinconia che non è solo il fumo di Londra o quella Sanremo svogliata, descritta come una donna bellissima in vestaglia incapace di curarsi per sé, nell’ultimo libro di Freddy Colt intitolato “Demo Bruzzone tra Barzizza e Giacomazzi. L’arte dell’Arrangiamento musicale a Sanremo” per Mellophonium Broadsides. Brucia sulla pelle ed è tangibile nella chiusura del 2021 dell’Atelier Musicale “Nicodemo Bruzzone” sotto la direzione del prof. Alfonso Moretta così come nell’incapacità di certe scelte politico-culturali di dare il giusto peso alla scuola sanremese di autori- arrangiatori? Del resto Sanremo ha una solida tradizione jazzistica a partire dagli anni Venti (ricordiamo ad esempio Carlo Minari, l’orchestra Panizzi, la Red Cat di Antonio Semiglia, l’orchestra Carcassola). Ma quanti sono i profeti in patria? O meglio “Demo Propheta in Patria”, che è il titolo dell’evento di sabato 3 dicembre alle 21 alla Sala della Federazione Operaia Sanremese con Freddy Colt, l’autore, e gli interventi di Davide Tepasso e Omar Fassa. Fassa regalerà agli astanti l’esecuzione di 8 brani tratti dalla Raccolta del Maestro Demo Bruzzone per edizioni Armelin. Tra l’altro Fassa ha recuperato le opere che il maestro Barzizza scriveva per i suoi allievi di chitarra. Difficoltà tecnica media, raccolta di studi che si richiama al patrimonio popolare, non finiti nell’ombra grazie al Centro Studi “Stan Kenton”.

Ma torniamo al libro: già da titolo si nota la centralità di Demo Bruzzone (Nicodemo Bruzzone 1922/ 1998), seppur posta in relazione a Barzizza e Giacomazzi ( ma anche ad esempio a Paganelli, l’intera generazione di musicisti che ha coltivato l’arte dell’arrangiamento e della composizione), dunque non indagata in modo assoluto ma attraverso i costrutti della società, dell’evoluzione musicale, dei modelli di riferimento dandone un approfondimento particolarmente acuto e di piacevole lettura. Tra l’altro, come segnala lo stesso Thommy Campbell nella nota iniziale, ne scaturisce anche la doppia anima di musicista e di didatta attraverso diverse tappe fondamentali il tango Magdalena (inciso dalla gloriosa etichetta Polydor nel 1958) oppure l’insegnamento e la direzione del Complesso Vocale-Strumentale Sanremo. Un artista eclettico, aperto al nuovo, capace di spaziare dal tango allo swing, dal canto popolare al jazz sempre con la lente della scoperta di un genere e la sua capacità di divulgarlo. Si parte dagli anni 20 e 30 del Novecento quando si tentava di traghettare la musica di largo consumo verso i nuovi orizzonti del jazz.

All’interno ci sono testimonianze di Guido Michelone, Dario Salvatori, Isa e Renzo Barzizza,Valerio Venturi, Franco d’Imporzano, Fabrizio Vincitorio, Giampiero Boneschi, Carlo Aonzo, Franco Cerri, Davide Tepasso, Franco Cavallone, Nini Sappia e Memo Remigi (Prefazione di Thommy Campbell) . Da non sottovalutare la ricca appendice con la discografia sulla musica di Demo Bruzzone dal 1958 al 2022 e poi i brani in repertorio 1989/2020 e il catalogo delle opere uniti a diverse testimonianze fotografiche di spicco.

C’è un’attenzione al mondo lessicale non comune in un libro di musica per come è stato scritto, raffinatissimo, e perché ricorda anche una particolarità nei titoli delle composizioni del Maestro: si trovano spesso aggettivi che ne identificano le aree culturali e i popoli (spagnolo, ungherese, viennese, messicano, andaluso, tzigano, tirolese, slavo, argentino, cubano) abbinati a sostantivi come Tramonto, Serenata, Balcone, Brezza, Aria , Sogno, Canto, Autunno, Sorriso… e poi i titoli che riportano i nomi delle nazioni e gli esotismi. Che poi si rispecchiano nelle soluzioni armoniche come le rivisitazioni afro –americane della melodia Sahara, su un tappeto di semitoni, che richiama alla mente anche Caravan di Duke Ellington. Tante le citazioni, ma soprattutto i sentimenti (penso in particolare alla toccante testimonianza di Isa Barzizza), specchio di un mondo che fu, ma che sarebbe assai triste dimentica. “Bisogna tornare alla musica- si legge nel libro- , alla loro musica, e ascoltare Illusione in Blues, Marisanna, Don’t make me blue, per comprendere in che modo queste creazioni riflettano il grande animo di uomini liguri del Novecento, profondamente votati alla musa Euterpe”.