La scomparsa di Luciano Lanfranchi

“L’essere musicista mi appaga totalmente. Mi manca solo il tempo per fare tutto quello che vorrei. Ad esempio mi piacerebbe studiare il clavicembalo per capire meglio il periodo barocco e vorrei approfondire il repertorio del primo Novecento”.

Me lo aveva dichiarato in una intervista di trent’anni fa Luciano Lanfranchi. Il grande pianista è morto ieri, stroncato da una grave malattia alla quale si era opposto con la consueta determinazione e la sua straordinaria voglia di vivere. Aveva 88 anni e lascia un vuoto davvero grande..

Bergamasco di nascita, genovese e ligure di adozione, non vedente, nella sua casa silenziosa sulla Ruta aveva ricavato uno studio-bunker dove sono passati decine e decine di studenti, ma anche decine e decine di colleghi a parlare, a programmare e immaginare percorsi artistici.

Lanfranchi era un artista dalle diverse sfaccettature: pianista interprete di grande raffinatezza, didatta appassionato (per anni docente al “Paganini”, nella sua classe si sono formati decine di ottimi allievi con i quali ha saputo mantenere sempre un rapporto di stretta amicizia e collaborazione), organizzatore di stagioni musicali e di concorsi, talent scout, curatore di edizioni a stampa. Tra i fondatori del Gruppo Promozione Musicale Golfo Paradiso, ne è stato per decenni infaticabile direttore artistico contribuendo in maniera determinante alla crescita dell’Associazione e al suo radicamento nel territorio.

Quando ho iniziato il mio lavoro di giornalista negli anni Settanta c’erano a Genova e sul territorio provinciale molteplici stagioni cosiddette minori che costituivano un fondamentale palcoscenico per giovani emergenti: ci si faceva le ossa esibendosi davanti a un pubblico, cominciando anche a guadagnare qualche soldo. Nel tempo, con la crisi queste iniziative si sono ridotte per essere oggi quasi annullate.

Il Gruppo di Camogli resiste lodevolmente, costituisce tuttora una delle realtà migliori, grazie naturalmente a quanti ci hanno lavorato (il pensiero va a Silvia Bonuccelli scomparsa qualche mese fa, infaticabile organizzatrice e “braccio destro” di Lanfranchi), quanti continuano a lavorarci, ma grazie anche all’impronta data sin dagli inizi da Luciano.

Ho ascoltato più volte Lanfranchi in concerto e quello che mi ha sempre affascinato è stata la volontà, trasmessa poi ai suoi allievi migliori, di andare oltre la nota per approfondire il pensiero dell’autore sul piano del fraseggio, delle dinamiche, dei colori. La sua lettura era completa, la tecnica non era il fine, ma il mezzo per entrare nel linguaggio dell’autore e “interpretarlo” nel modo più completo e profondo.

“Amo soprattutto i classici – mi aveva dichiarato anni fa – Haydn, Mozart e Beethoven sono gli autori che prediligo interpretare anche se mi attrae il nostro secolo. Non a caso ho inciso l’opera completa di Casella, l’opera di Respighi, diverse pagine di Berg”.

Negli amici e in quanti lo hanno conosciuto e frequentato rimarrà il ricordo, oltre che dell’artista, dell’uomo: era una di quelle rare persone limpide, cristalline che ha il pregio/difetto di dire tutto quello che pensa. Era un puro con il dono splendido dell’ironia e della capacità di saper reagire nelle difficoltà con il coraggio e la strenua volontà di amare sempre e comunque la vita.

Il Rosario si terrà domani, lunedì, alle ore 17 presso la Chiesa di N.S. del Boschetto; il funerale, nella stessa Chiesa, è fissato per martedì, alle ore 10.