Dopo il raro Berlioz di Beatrice et Bénédict il Carlo Felice è tornato al grande repertorio proponendo, ieri sera, Cenerentola di Rossini e facendo il pieno di pubblico. Questa è la prima nota lieta della serata: le sale genovesi stentano in questa prima parte di stagione a riconquistare il pubblico e una platea ben affollata merita una sottolineatura.
Seconda annotazione lieta: gli applausi sono stati calorosissimi sia durante lo spettacolo, sia al termine, segno di un gradimento che in parte condividiamo.
Scritta nel 1817, ultimo titolo della trilogia comica comprendente L’Italiana in Algeri e Il barbiere di Siviglia, Cenerentola, sul bel libretto di Jacopo Ferretti, rappresenta l’atto finale di un teatro che dai grandi protagonisti del secondo Settecento (Piccinni, Paisiello, Cimarosa) era passato a Rossini, geniale nel raccoglierne l’eredità e nel trasformarla adeguandola alla nuova sensibilità ottocentesca. Così le tipiche gag del linguaggio comico già presenti negli autori del passato (si pensi ai concertati di Cimarosa) vengono rivitalizzate attraverso un impulso ritmico trascinante. Con Rossini si danza, si viene travolti da scioglilingua incredibili, i concertati di confusione, pur già esistenti, assumono un piglio nuovo per lo spirito aggressivo che li anima, mentre quelli cosiddetti di stupore acquisiscono una loro vitalità grazie alla tecnica contrappuntistica. Insomma è un linguaggio nuovo e tremendamente complesso perché richiede agilità, leggerezza, ma anche rigore nel fraseggio, attenzione alla dizione del testo, un perfetto equilibrio fra buca e palcoscenico e, sul palcoscenico fra le diverse voci, tutti strumenti paritari nei complicati concertati.
L’allestimento visto ieri sera riprendeva l’impianto scenico creato nel 1978 da Lele Luzzati: la consueta ambientazione fiabesca, così ben adatta alla storia della povera ma fortunata Cenerentola. La regia di Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi, tradizionale nella sua concezione, ha ben sfruttato la scena di Luzzati e ha puntato sulla danza. Sul palcoscenico si è ballato dall’inizio alla fine, ogni volta che la partitura rossiniana lo consentiva. Persino Cenerentola nella complessa aria finale ha volteggiato allegra e festosa.
Il cast si è prestato con verve alle scelte registiche e sul piano visivo lo spettacolo ha funzionato. Meno entusiasmante la soluzione musicale.
Sul podio ieri c’era Riccardo Minasi, direttore musicale del nostro Teatro, al suo primo impegno operistico al Carlo Felice. Minasi ha diretto con intelligenza e verve, ottenendo una lettura piacevole sin dalla Ouverture iniziale, restituita con garbo dall’Orchestra particolarmente ricettiva. Non tutto ha convinto, invece, nel cast: squilibri negli insiemi, fraseggio qua e là non inappuntabile, forzature negli acuti con conseguente perdita di eleganza nella emissione. Hongni Wu è stata una Cenerentola aggraziata: peccato che la voce sia molto esile per cui negli insiemi (a partire dal duetto con il tenore nel primo atto) veniva totalmente coperta. Antonino Siragusa è un Ramiro gradevole nel registro medio, perde in raffinatezza quando forza gli acuti. Roberto De Candia è stato un inappuntabile Dandini per presenza scenica, ma anche per soluzioni vocali, Gabriele Sagona ha reso assai bene la figura austera di Alidoro, Marco Filippo Romano ha affrontato con verve scenica la parte di Don Magnifico, Giorgia Rotolo e Carlotta Vichi hanno vestito con simpatia i panni delle sorellastre. Bene il coro diretto da Claudio Marino Moretti e inappuntabile come sempre Sirio Restani alla tastiera per i recitativi.
Applausi calorosi. Da segnalare un curioso incidente tecnico: durante il primo atto, sul fondo della scena è improvvisamente sparito il fondale ed è apparsa l’immagine del desktop del computer che regola le proiezioni. Qualche momento di suspence fino al ritorno della imamgine corretta. E poi va ancora ricordato il divertente siparietto che si è concesso il direttore Minasi: raggiunto il podio dopo l’intervallo per attaccare il secondo atto, ha visto che diversi spettatori, entrati in sala già a luci spente, si attardavano a prendere posto. Con molta calma si è girato verso di loro, si è appoggiato alla balaustra e ha atteso ironicamente che tutti fossero seduti, seguendoli con lo sguardo.
Prima replica domani pomeriggio, ore 15.