Schiros: pillole di ironia per andare oltre il dramma

Come sempre sono il cinema e la televisione a dare la notorietà, quindi molti conosceranno Beatrice Schiros per i suoi ruoli in film come La pazza gioia di Virzì o in fiction come CameraCafè o Provaci ancora Prof. Ma questa attrice, emiliana di nascita e diplomata al Teatro Stabile di Genova, è un’interprete a tutto tondo e mostro sacro del panorama teatrale. Una nuova Anna Magnani a cui a mio parere assomiglia anche un po’. 

Non a caso ha vinto il premio Mariangela Melato come migliore attrice per lo spettacolo Thanks for vaselina di Carrozzeria Orfeo, Migliore Attrice al Roma Web Festival 2017, in nomination come migliore attrice al Festival Die seriale 2018 in Germania per la serie web Caronte, in nomination come migliore attrice al Lawebfest 2018 a Los Angeles sempre per la serie web Caronte. E soprattutto “Migliore attrice non protagonista” per Cous Cous Klan, al Premio Le Maschere nel 2019. Insomma come dicevo uno dei più grandi talenti del panorama italiano.

-Come sta vivendo questa reclusione forzata?

«La sto vivendo faticosamente, anche perché sono davvero sola, non ho in casa nessuno, però, è anche un periodo molto costruttivo perché mi riempio la giornata tra passeggiate, cane, ginnastica, pulizia della casa, lettura, pratica buddista e film».

-Che cosa le manca di più?

«Mi mancano molto gli amici stretti; quindi le mie amiche e amici  di Modena, le mie nipoti, mio fratello,  i miei amici Pontremolesi, le mie due zie e i miei cugini di Pontremoli».

-La quarantena le ha fatto scoprire o riscoprire qualche piccola abitudine perduta che le sta dando un po’ di conforto?

«Ho riscoperto tante cose in questi due mesi di clausura; il rileggere libri che avevo tralasciato e fare tanta pratica buddista».

-Pensa che dalle ceneri di questo disastro possano nascere nuove idee e nuovi impulsi per il teatro?

«Sono molto fiduciosa che da questo periodo nasca qualcosa di positivo per il teatro e per le persone “umanamente” se no sarebbe una enorme occasione mancata. Sarebbe bello che ognuno di noi si facesse un proprio percorso personale per poter capire che cosa sbagliava e che cosa non vorrebbe più ripetere, così da migliorarsi e fare una propria rivoluzione umana».

-Secondo lei, il Governo sta valutando attentamente la situazione dei lavoratori dello spettacolo?

«Non so se stia davvero prendendo seriamente la nostra questione, me lo auguro con tutto il cuore. Ovviamente, noi attori (e siamo in tantissimi per fortuna) ci siamo uniti al sindacato per cercare di risvegliare le coscienze assopite da troppi anni; quindi siamo in attesa».

-Molto artisti stanno esprimendo la propria creatività online. Lei nel suo canale di YouTube sta caricando delle pillole molto divertenti. Fare un po’ di ironia aiuta?

«Sul mio canale Youtube e su Instragram metto cosette, video ironici giusto per sdrammatizzare il momento, se no ci sarebbe da dare delle belle testate al muro».

-Per un attore teatrale, però, il palcoscenico e il pubblico sono elementi insostituibili?

«Credo fortemente che il teatro debba essere fatto a teatro, con il pubblico in platea. Non credo in un’altra forma, non è paragonabile assolutamente, sarebbe un’altra cosa che non può definirsi  teatro».

-Quali erano i suoi programmi prima della pandemia?

«Avrei dovuto affrontare un nuovo lavoro, una nuova produzione a maggio, che ovviamente è slittata e non si sa ancora a quando, per cui sono qui con le dita incrociate, ma ripeto fiduciosa e ottimista». 

-E adesso?

«Nel frattempo vivo con profonda speranza e cerco di trasformare questo momento di sospensione in un momento di crescita interna».