Landini, la musica sfida il tempo

Nel 1999 Carlo Alessandro Landini  incise con il pianista Carlo Levi Minzi, la sua Sonata n.2 per pianoforte, un unico, fluente movimento della durata di 78 minuti che probabilmente superava di poco la precedente Sonata n.1. Un record.  Qualche anno dopo produsse la Sonata n.3 affidata per l’incisione al pianista genovese Massimiliano Damerini . Lunghezza più contenuta: circa mezz’ora.

Il 7 maggio 2015 al Teatro Verdi di Fiorenzuola d’Arda lo stesso Massimiliano Damerini ha eseguito una versione ridotta di “appena” 2 ore e 40 minuti della Sonata n.5 la cui durata effettiva dovrebbe aggirarsi intorno alle 6 ore!

Quella performance, destinata a entrare nel Guinness dei primati, è ora documentata in un doppio CD (Da Vinci classics). I due CD si articolano in cinque tracce ognuno. Il discorso musicale scorre fluido, senza pause né battute d’arresto. La partitura è mastodontica: 653 pagine nella sua versione integrale. Una scrittura densa, quasi tutta riportata su tre pentagrammi, salvo rari casi in cui diventano due; in compenso nella parte finale i pentagrammi aumentano fino ad arrivare a cinque. Landini ha impiegato cinque anni a scriverla. Un’opera che si inserisce in un lungo percorso di sperimentazione sul tempo musicale che il compositore milanese ha iniziato oltre 15 anni fa e sviluppato alla Columbia University di New York con Jonathan Kramer, massimo esperto in materia.

Il pianista Massimiliano Damerini

 

“Landini – ha dichiarato tempo fa nel corso di una intervista Damerini –  ha composto un brano che sfida la moda corrente del velocizzato, la cui durata è quasi eterna e le armonie sono sospese nel vuoto e questo è un aspetto che apprezzo molto, non essendo mai stato amante dei ritmi frenetici né nella musica, né, per esempio, nel cinema: la velocità tende a far sovrapporre ogni cosa. Landini utilizza l’armonia tradizionale trascinando però l’ascoltatore in una sorta di stato ipnotico, completamente diverso da quello indotto dalla musica minimalista. Il tipo di tensione che si viene a creare è quella limbica, in cui si ha l’impressione di non sapere mai che cosa stia per succedere”.

Un’opera insomma poderosa che pone Landini in una dimensione del tutto originale, ben lontano dalle modi correnti tendenti a offrire fruizioni rapide e non impegnative; una musica che impone attenzione e che Damerini governa e restituisce da par suo con tecnica impeccabile ed efficace gusto interpretativo.