In pensione Luisella Ginanni docente e vicedirettore del “Paganini”

Con l’inizio del nuovo anno accademico, il Conservatorio “Niccolò Paganini” ha salutato il pensionamento di alcuni docenti “storici” dell’Istituto: Gianfranco Carlascio (pianoforte), Gian Enrico Cortese (oboe), Gisella Dapueto (pianoforte), Luisella Ginanni (Teoria e solfeggio), Gisella Dapueto (pianoforte), Elia Savino (tromba).

Nel salutare tutti gli ex-colleghi, si pubblica qui di seguito una intervista a Luisella Ginanni nella sua doppia veste di docente e di vicedirettore negli ultimi due anni del suo servizio.

r.i.

La mia chiacchierata con la professoressa Luisella Ginanni, storica docente di Teoria e Solfeggio e di Pratica Organistica del Conservatorio Paganini, che ho avuto il piacere di conoscere personalmente durante i miei studi, prende il via per caso, dalla foto di una simpatica vignetta da lei pubblicata su un noto social network. Durante un mio vagabondaggio virtuale, la mia attenzione è richiamata da quello che scopro essere un dono che i coadiutori del Conservatorio Paganini hanno voluto lasciare alla professoressa in occasione del suo pensionamento. Un dono che a uno sguardo più attento mi appare come simbolo di un rapporto fatto di stima e di affetto creatosi in anni e anni, e diventato così quotidiano da lasciare spazio a un’ironia condivisa. In calce al post leggo poi un’ondata di ringraziamenti, di auguri, di “ci mancherà” da parte di amici, colleghi ed allievi: una testimonianza del fatto che lavorare con passione e competenza lascia il segno e premia sempre.

 

Innanzitutto ci tengo a farle i miei auguri per la pensione e le congratulazioni per la lunga carriera. Ho letto, tra gli altri, pensieri molto belli da parte dei suoi allievi che si definiscono fieri ed onorati di averla avuta come insegnante. Immagino sia una grande soddisfazione.

Grazie molte. Assolutamente sì, è un grande piacere. Il simpatico pensiero che ho ricevuto dai coadiutori mi ha ispirato molta tenerezza, e ricevere messaggi e telefonate dagli ex allievi ed ex colleghi mi rende davvero contenta. Spero di mantenere i contatti con tutti.

È contenta di essere andata in pensione?

Sì, devo dire di sì, mi sto rilassando. D’altronde è giusto e normale, è il giro della vita. E posso dire che è arrivata al momento giusto. Questo ultimo periodo a causa della didattica a distanza è stato complicato, in parte perché io e altri miei colleghi non abbiamo una grande dimestichezza con l’informatica, e in parte perché è più difficile mantenere alta l’attenzione dei ragazzi, mentre dal vivo basta un’inflessione della voce, uno sguardo, un sorriso, e si riescono a stemperare i momenti più complicati.

Negli ultimi due anni oltre a mantenere il suo ruolo di docente ha anche ricoperto quello di vicedirettrice del Conservatorio. Che esperienza è stata?

Ho accettato l’incarico con l’idea di dare il mio contributo al buon andamento della scuola, cui sono molto legata, ovviamente nell’ambito delle mie capacità e dei miei limiti. Sotto certi aspetti è stata un’esperienza positiva, perché mi ha permesso di approfondire e consolidare i rapporti umani con i ragazzi e con tutto il personale, docente e non docente. È stato però anche un periodo di lavoro intenso e complesso, perché ci sono molte difficoltà di gestione causate dal numero e dalle tipologie di corsi presenti nei conservatori dopo la riforma, complicate dall’emergenza sanitaria e dalla didattica a distanza (difficile per tutti ma, ancora di più, per i musicisti). Spero anche per questo di essere riuscita a lavorare con la giusta serietà e al meglio delle mie possibilità.

Quanto trova che sia cambiata la situazione in conservatorio e cosa ne pensa della riforma?

Ritengo che ampliare l’orizzonte culturale nel percorso accademico sia positivo, e che un musicista abbia assolutamente bisogno di una formazione culturale per non essere solo un “dattilografo dello strumento”, che non ha cognizione di cosa sta suonando e dell’epoca in cui un pezzo è stato scritto. L’aspetto positivo della riforma è che ha valorizzato questo aspetto, ma l’ha fatto talvolta in modo eccessivo: la presenza di così tante materie stimola un’infinità di interessi ma va a scapito della pratica strumentale, e chi ci va di mezzo sono soprattutto i ragazzi che vorrebbero fare i concertisti.

Per quanti anni ha insegnato al conservatorio Paganini?

Per 36 anni. Ho cominciato la mia attività come supplente, soprattutto ad Alessandria ma anche altrove, e ho ottenuto poi la cattedra di organo complementare a La Spezia. Nel ’97 effettuai il passaggio di ruolo a teoria e solfeggio e iniziai ad insegnare a Genova. Al Paganini ho trovato un ambiente molto stimolante, e il fatto di insegnare solfeggio mi ha dato l’opportunità di avere tanti allievi e mantenere un bel rapporto con loro nel tempo.

Quali sono i suoi ricordi più belli dei suoi anni di servizio? Si ricorda qualche aneddoto in particolare?

Ho ricordi molto belli in generale. Anche durante la malattia di mio marito (Emilio Traverso, organista e docente del Conservatorio per molti anni, N.d.R.) ho ricevuto da parte di tutti stima e affetto, che sono stati di grande grande aiuto. Un altro ricordo molto importante è la costruzione dell’organo del Conservatorio, che è stato fortemente voluto da mio marito e per me è stata una gioia immensa. Poter essere in un ambiente che ha uno degli organi più belli dei conservatori italiani è stata una bella soddisfazione. Per anni io e mio marito abbiamo organizzato i concerti d’organo in città e anche in conservatorio, e i musicisti che abbiamo ospitato hanno sempre ammirato questo strumento.

Che progetti ha per il suo “nuovo inizio”?

Ovviamente non ho alcuna intenzione di lasciare la musica, che è troppo radicata dentro di me ed è stata sempre importantissima per me e per la mia famiglia. Continuerò a svolgere attività all’Istituto Diocesano, e andrò sicuramente ad assistere a concerti quando si potrà di nuovo. Al primo posto però ho un altro interesse, che è fare la nonna. Ho già tre nipoti in Germania che non vedo molto, e ora la mia seconda figlia Elisa sta per avere un figlio, che sarà il mio quarto nipotino.

E per quanto riguarda l’attività di organista?

Suono regolarmente nella Basilica dell’Immacolata in via Assarotti, in cui c’è un bellissimo organo, ma preferisco suonare “a livello amatoriale”. Pur avendo svolto l’attività concertistica non è mai stato ciò che prediligevo, ho sempre pensato fin da bambina all’insegnamento come lavoro della mia vita.

Cosa le ha dato il suo lavoro di insegnante?

L’aspetto per me più bello e gratificante dell’insegnamento è quello spirituale, umano e affettivo. Insegnare mi ha dato l’opportunità di conoscere molte persone, di ricevere le loro confidenze e creare dei bellissimi rapporti con molte di loro. Inoltre sono molto affezionata al Conservatorio Paganini, in cui si è formata tutta la mia famiglia, e ho cercato di svolgere il mio lavoro con dedizione, mettendo sempre al primo posto il bene della scuola e degli allievi, cui spero di essere riuscita a trasmettere qualcosa. Mi ritengo molto fortunata, perché nella vita ho potuto fare quello che ho sempre desiderato: studiare, insegnare e fare musica, una delle arti più belle perché unisce tutti, non ha confini e arricchisce i rapporti umani