Tre proposte discografiche liguri

Il più recente

Non è niente – Peirone canta Priano

Un cd cantautorale rigorosamente unplugged: solo chitarra e voce (tranne il primo brano, che dà il titolo alla raccolta, in cui il violinista e polistrumentista Corrado Trabuio ha aggiunto una sezioni di archi). I sedici pezzi sono stati realizzati in casa durante il lockdown primaverile, con quello che un paese blindato concedeva, cioè un microfono e due tracce mixate sul pc. Si avverte infatti il pathos di un vissuto irripetibile, non la perfezione dello studio.

I testi sono del genovese Giovanni Battista Priano, autore di varie pubblicazioni in prosa e in poesia – e insignito del Premio “Ossi di seppia” a Taggia alcuni anni fa – nonchè professore di filosofia. Le musiche sono di Giovanni Peirone, professore di lettere di Imperia con l’hobby del fingerstyle, che a volte si esibisce in piccole formazioni alla chitarra. Qui Peirone è anche interprete, oltre che chitarrista e autore di melodie essenziali che si dipanano su un tessuto armonico per nulla scontato.
Un album intimista, a tratti immediato e coinvolgente, altrove dolente ma ironico: le domande esistenziali si accavallano ai ricordi trasfigurati, su atmosfere da bossa che talvolta strizzano l’occhio a spunti blues, swing o folk.
Un disco non alla moda, non inscrivibile in una corrente, cantato con toni baritonali e un piglio recitante da chansonnier: l’esecuzione è diretta, espressiva, comunicativa, nonostante le profonde e suggestive poesie di Priano richiedano attenzione e riflessione, proprio perché si elevano ben al di sopra della maggior parte dei testi cui la musica cosiddetta “leggera” ci ha abituato ultimamente.
Ci sono cd che nascono da una attenta produzione. Oggi sono la regola, hanno suoni impeccabili e arrangiamenti curatissimi a prescindere dalle idee musicali. Questo invece è del tutto privo di orpelli: un cd da caminetto e pantofole, come sentire un amico seduto lì accanto.

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Doppio anniversario

Kurt Weill. Jazz Song, da Berlino a Broadway

Libro-disco a cura della jazz singer ligure Renata Ghiso, autrice del testo e interprete dei brani cantati nel cd allegato.

 

Il lavoro – editoriale e discografico –  è di un paio di anni fa ma ci piace ricordarlo perché quest’anno ricorrono i 120 anni dalla nascita di Weill, avvenuta a Dessau in Germania il 2 marzo 1900, e i 70 anni dalla morte, occorsa a New York il 3 aprile 1950.

Il libro della Ghiso analizza con attenzione le modalità interpretative associate alla musica di Kurt Weill e nel contempo riflette sull’approccio vocale scelto dai performer che si sono avvicinati al suo repertorio in passato ed oggi. La trattazione segue un ordine cronologico, soffermandosi sulle composizioni e sui momenti più rilevanti della vita artistica del compositore, in un percorso che si addentra nella storia musicale, teatrale e letteraria del Novecento, fra Europa, Francia e America.

Nel testo vengono prese in considerazione anche le prime rappresentazioni italiane delle opere di Weill, a teatro e alla radio, in cui vediamo impegnati a partire dal secondo dopoguerra nomi del calibro di Giorgio Strehler, Bruno Maderna, Luigi Squarzina e successivamente analizzati gli innumerevoli contributi di grande pregio che alcune importanti edizioni discografiche hanno offerto alla musica di Weill a partire dagli anni Cinquanta: a rendere nota l’attività di Kurt Weill subito dopo la sua scomparsa fu soprattutto un’ inconfondibile voce, quella di Lotte Lenya, compagna e musa ispiratrice del compositore.

Tra i nomi che hanno reso omaggio alle musiche di Kurt Weill appaiono inoltre Teresa Stratas in ambito lirico; Louis Armstrong, Frank Sinatra, Bobby Darin ed Ella Fitzgerald nel jazz; i Doors nel periodo della contestazione giovanile; Sting, Ute Lemper, Marianne Faithfull, Nina Hagen, Lou Reed, David Bowie in ambito pop-rock; e infine il nostro Giorgio Gaslini che ha rivisitato il Weill ‘americano’ con arrangiamenti sinfonici.

Il libro è completato e integrato dal disco allegato, in cui l’autrice esegue nove brani, accompagnata da un ensemble di validi musicisti jazz guidati dal trombonista Giampiero Malfatto: si tratta di un’antologia di song tra cui Moritat von Mackie Messer, da Dreigroschenoper, ovvero Mack the Knife; e di brani tratti dai musical americani tra i quali This is new e The Saga of Jenny della piece Lady in the Dark.

Il più curioso

Chocochoro

Cd del trio formato da Fabrizio Forte, Filippo Gambetta e Marco Moro

Tra le più originali pubblicazioni discografiche liguri degli ultimi anni c’è senz’altro ChocoChoro, un progetto dedicato alla musica strumentale Carioca detta Choro, genere da cui hanno avuto origine il samba e la bossanova.  Il complesso è composto da tre validi musicisti da anni accomunati dalla passione per questo stile: l’imperiese Marco Moro al flauto traverso, il genovese Filippo Gambetta al bandolim a dieci corde e il torinese Fabrizio Forte alla chitarra a dieci corde. Realizzato nel 2014, l’album propone brani dei padri dello choro ma anche composizioni di autori più recenti. Le quattordici tracce – tra cui Seu Lorenço no Vinho di Pixinguinha, Cabo Pitanga di Laércio de Freitas, Valsa do Trovador di Cristovao Bastos, Aguenta seu Fulgencio di Lourenço Lamartine e Mistura e Manda di Nelson Alves – si possono ascoltare anche su Spotify.

Nato intorno al 1870 come “modo brasiliano” di suonare le varie danze europee in voga in quel periodo (valzer, polka, schottisch e mazurca), lo choro diventa a poco a poco un affascinante genere musicale con una sua forte identità. Maestri come Pixinguinha, Ernesto Nazareth, Jacob do Bandolim ed altri  contribuirono con le loro composizioni, intelligenti e ironiche allo stesso tempo, alla divulgazione e all’affermazione di tale musica tipica sudamericana.
L’album di Moro, Gambetta e Forte è stato “Disco della settimana” su Radio 3 nel prestigioso programma culturale Fahrenheit ed è stato trasmesso dall’importante radio tedesca WDR nel programma Musikkulturen.u Radè