Milva, addio a una grande artista

8 aprile 1983, Teatro Margherita.  Marcello Panni sul podio prova il trittico moderno formato da Erwartung di Schoenberg,  I sette peccati capitali di Weill e Renard di Stravinski. L’atmosfera è pesante, nella sala risuonano ancora i fischi che qualche settimana prima avevano accolto l’indimenticabile Traviata verdiana la cui prima si era chiusa fra le contestazioni del pubblico e la fuga in taxi di Joan Sutherland e del marito, il direttore Richard Bonynge.

Tocca a Weill e sale sul palcoscenico Milva, appena arrivata a Genova, la lunga chioma rossa, elegante completo giacca pantalone, bellissima e affascinante. Breve saluto al direttore e all’orchestra, poi Panni dà l’attacco  e la cantante  esegue la propria  parte senza la minima incertezza, senza alcuna interruzione, perfettamente integrandosi con lo strumentale che al termine la applaude simpaticamente.

Ero presente a quella prova perché avevo appuntamento con l’artista per una intervista. L’avevo contattata qualche giorno prima al telefono e mi aveva fissato l’incontro, preferendo parlare di persona piuttosto che attraverso una cornetta.

Milva è scomparsa a 81 anni e con lei il mondo musicale perde una grande ed eclettica protagonista.

Voce straordinaria, fra le più belle nel panorama vocale del tempo, interprete intelligente, grande professionista, Milva è passata da un repertorio ad un altro, imprimendo ogni volta il marchio di una personalità artistica unica.

Agli inizi era la “pantera di Goro”: tante canzoni, tanti Festival di Sanremo, in un’epoca in cui dominava la scena insieme a Mina e Ornella Vanoni.  Poi l’incontro con Strehler e l’approdo a un repertorio colto in cui alle doti di cantante univa quelle dell’attrice. Un sodalizio intenso con il Piccolo di Milano che non a caso martedì accoglierà la camera ardente dell’artista.

Milva, all’epoca della sua performance al Comunale dell’Opera di Genova

 

Quando la incontrai  nel 1983, Milva stava  ottenendo un significativo successo televisivo con “Al Paradise” un programma di intrattenimento a fianco di Oreste Lionello e di Heather Parisi. Due pubblici e due mondi artistici totalmente diversi, affrontati in contemporanea: “Non è una scelta casuale – mi raccontò – Certo, aspiro ad avere un pubblico sempre più vasto. Per questo ho accettato l’appuntamento per dieci sabati sera: venti milioni di spettatori per una cantante sono una platea molto importante. Io incido dischi e voglio venderli: il mio ultimo Lp con Battiato sta andando molto bene. Al Paradise è stato un ottimo trampolino di lancio. Purtroppo in Italia sono etichettata, sono, appunto, Lady Brecht. Una definizione idiota. Io voglio fare tante cose perché mi sento di poterle fare e volevo che il pubblico  lo capisse”.

E aggiunse: “La platea continua a terrorizzarmi. Mi sento sempre sotto esame: ma proprio questo mi dà la carica perché debbo ad ogni spettacolo dimostrare agli altri e soprattutto a me stessa quello che valgo e posso dare”.

Undici anni fa, nel 2010, Milva aveva dato ufficialmente l’addio alle scene postando su facebook questo messaggio: “Dopo cinquantadue anni di ininterrotta attività, migliaia di concerti e spettacoli teatrali sui palcoscenici di una buona metà del pianeta, dopo un centinaio di album incisi in almeno sette lingue diverse, ho deciso di mettere un punto fermo alla mia carriera (…) che credo grande e unica, non solo come cantante ma come attrice ed esecutrice musicale e teatrale (….). Ho deciso di abbandonare definitivamente le scene e fare un passo indietro”. In realtà l’anno dopo tornò in teatro e continuò a esibirsi fino al 2013, anno del suo definitivo ritiro.