Placido Domingo junior: sogno un’opera alla Puccini

Placido Domingo junior, 55 anni, figlio del grande tenore, è un cantante, compositore e produttore di musica. Ha scritto canzoni per star di prima grandezza come il suo stesso padre, Michael Bolton, Sarah Brightman, Diana Ross, Leona Mitchell, Tony Bennet e Alejandro Fernàndez. Ha partecipato alla realizzazione dell’album Amore infinito come produttore, compositore e cantante. Ha scritto il suo primo album Latidos che include canzoni jazz, latin pop, tango, bolero e bachata e duetti con il padre e con Arturo Sandoval. Suo è inoltre il  musical Vlad. Attualmente è molto attivo in concerti e spettacoli. Lo abbiamo raggiunto nei giorni scorsi online per una conversazione sulla musica in generale e sull’opera lirica in particolare.

Qual è stato il suo primo approccio alla musica?

Già all’età di quattro anni assistevo alle prove all’Arena di Verona, per cui sono cresciuto ascoltando le opere. È parte del mio DNA, non è stata una scelta mia, ma è stato naturale appassionarsi a questo meraviglioso genere musicale. Successivamente all’età di 15 anni ho iniziato a suonare pianoforte a orecchio e a scrivere piccole composizioni. Mio papà si è reso conto del mio talento e ha voluto che iniziassi a studiare la musica seriamente.

Da dove prende l’ispirazione per comporre?

Fin da piccolo il mio orecchio si è abituato ad ascoltare la musica di Verdi, Puccini, Bellini, Rossini e tutte questo melodie sono rimaste dentro di me e mi hanno permesso di avere una base per poter creare musical e canzoni. L’ispirazione è il 10% mentre il resto dipende dallo studio, dalla scelta del soggetto e da una riflessione sulla tipologia dei potenziali ascoltatori.

Qual è il suo sogno a livello artistico?

Mi piacerebbe scrivere un’opera lirica in stile pucciniano, in grado di riempire i teatri e far appassionare le persone. Mi impiegherebbe sicuramente anni della mia vita per completarla, e bisognerebbe trovare un teatro disposto ad appoggiare il progetto. I teatri raramente mettono in scena opere contemporanee puntano prevalentemente su opere di tradizione. Un altro mio sogno è quello di comporre musica per i film.

Le piacerebbe insegnare ai giovani?

Mi piacerebbe essere un’ispirazione per loro, e offrire esperienze di vita su come gestirsi a livello artistico e musicale. É importante avere una figura di riferimento che ti guidi nella vita; una formazione unicamente accademica non ti insegna a vivere e a gestire le situazioni.

I melomani di tutto il mondo ricordano con nostalgia i concertoni dei tre tenori, Placido Domingo, Josè Carreras e Luciano Pavarotti. Qual è stata secondo lei la carta vincente che ha permesso ai tre tenori di essere diventati così popolari?

Io ho vissuto la loro avventura molto da vicino, ma il loro sodalizio è nato in realtà prima dello storico incontro a Caracalla il 7 luglio 1990: Luciano Pavarotti e mio padre  sono sempre stati molto all’avanguardia e hanno dimostrato a tutti che si poteva benissimo cantare altra musica all’infuori della lirica. Il loro punto di forza è stato come hanno pensato il repertorio, non focalizzandosi solo sull’opera. E poi ognuno dei tre portava alla causa collettiva una popolarità immensa.

Prossimi progetti?

Non vedo l’ora di riiniziare i concerti insieme a mio padre, non appena la situazione migliorerà. Un altro progetto è quello di concludere un album di canzoni francesi che avevo iniziato ma che per diverse ragioni non sono riuscito a finire. E poi mi piacerebbe realizzare con mio padre un talent di cantanti lirici.  Purtroppo i produttori televisivi per alzare audience sono spesso cinici nei confronti dei concorrenti meno bravi, trovo questo molto triste e mi rifiuto di basare una trasmissione sulla umiliazione dei candidati.

Seguendo in giro per il mondo Suo padre per tanti anni, avrà visto centinaia di allestimenti. Cosa pensa delle regie contemporanee?

Io sono più tradizionale. Molte opere si dovrebbero fare come furono concepite, anche se devo ammettere che ci sono alcune regie contemporanee veramente geniali. Ho visto un Rigoletto decisamente curioso: lui, italiano gestiva a Brooklyn un bar, Gilda, la figlia facevas le pulizie e il Duca di Mantova impersonava il figo di turno che entra nel locale. Tuttavia, a parte alcuni casi particolari, penso che spesso queste regie siano troppo esagerate. Per rendere un’opera interessante non è necessario per forza fare polemica o aggiungere sesso o altri elementi scandalosi.