Sulla scia del gigante gentile: il libro d’esordio di Rino Surace

Rino Surace, figura conosciuta ed apprezzata della comunicazione e dell’organizzazione di eventi, una laurea in Filosofia alle spalle e una grande passione per la musica (“Non corrisposta dice lui”, non coltivata a dovere diremmo noi)  riesce a svelare interessi ed emozioni nel suo libro d’esordio, tenuto troppo nel cassetto prima di decidersi a pubblicarlo con Il Canneto. La presentazione video online sulla pagina Facebook de laFeltrinelli di Genova dal 3 aprile qui. 

 

Rino Surace presso laFeltrinelli di Via Ceccardi per la presentazione del volume con Matteo Sacco e Massimo Villa (format Pagine, Pellicole e Suoni)
Rino Surace presso laFeltrinelli di Via Ceccardi a Genova per la presentazione del volume con Matteo Sacco e Massimo Villa (format Pagine, Pellicole e Suoni)

 

Sullo sfondo i temi caldi degli anni Settanta, le lotte armate e le rivendicazioni, e ampio spazio alle sette note miscelate in tutti i modi. Solo per citarne alcuni, e tralasciandone molti di più, sfilano tra le righe: Gentle Giant, King Crimson, Grateful Dead, Frank Zappa, David Bowie, Barry White, Abba, Henry Cow, Bee Gees, Donna Summer, PFM, Banco del Mutuo Soccorso, Lucio Battisti, e persino un ritaglio di lirica con La Gazza ladra di Gioachino Rossini, oltre ad aver scomodato Gypsy degli Uriah Heep o Paranoid di Black Sabbath, ognuno col giusto ritmo.

Su tutto le note degli amati Gentle Giant, progressive rock e poesia pura, come in “Think of me with kindness”  (impareggiabili “Mostri di bravura ma complicati”, per ascoltare il brano clicca qui), che danno il nome al romanzo di formazione, incastonato attorno al diamante grezzo dell’amicizia.

Se piacerà moltissimo a chi quegli anni li ha vissuti o chi è affascinato da quel periodo ( o semplicemente di buona musica) le citazioni culturali non finiscono qui: dalle opere d’arte alla filosofia, la scrittura fresca e di slang che richiama Il giovane Holden di Salinger, passa anche per la cruna sottile della filosofia tra Marcuse, Adorno, Habermas, sino all’aforismo lapidario e irriverente di Minima Moralia, per cui “Dire noi e intendere io è una delle offese più raffinate”.  Non si può poi non citare L’anno della morte di Ricardo Reis e L’invenzione di Morel di Bioy Casares.

Tra le pagine ci sono le città del nord, la stessa Genova, il liutaio in piazza delle Vigne per una vecchia Fender Telecaster color crema, e poi la frenesia all’incontrario di Malpensa. Lugano è ben delineata, sospesa in quell’ordine che sottrae: una realtà parallela con l’assenza di odori, linda, sideralmente distante dal brulichio della vita dei vicoli.

Una bibbia dell’epoca, che parla anche attraverso la moda: la divisa d’ordinanza prevede i Ray Ban, il maglioncino girocollo, la camicia Oxford, i jeans Levis e i mocassini Saxone, nonché una bella dose di faccia tosta, come quella necessaria per eludere i controlli dei genitori per scappare al concertone della vita. Poi vite qualunque, la band della scuola, ragazzate che non torneranno più, così come la convinzione per alcuni che De Amicis rappresenti un modello di educazione assoluto. E ancora i compagni, i sanbabilini, la cultura scientifica occidentale contrapposta alla tradizione dei veggenti del Messico. Storie un po’ estreme nel loro ciclico ripetersi tra adolescenti,  ma che restano impresse con nostalgia anche con una bella chioma di capelli sale e pepe.

A chi è decisamente di un’altra generazione si apre un mondo di riscoperte, ma anche di lacune da colmare, e resta impressa una metafora con un bel punto interrogativo sul futuro. “Le marionette del destino”, la forza della casualità, le infinite vite possibili di una stessa esistenza e gli incroci tra coincidenze e volontà. Avrò fatta la scelta giusta? Un tema impossibile da esaurire in poche righe, più facile annegarlo nell’abisso di Fools of Fortune di Trevor.

 

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