Il Carlo Felice ha presentato la sua nuova stagione primaverile e, soprattutto, ha annunciato le linee culturali che caratterizzeranno almeno in parte la prossima programmazione. E’ un primo dato che vale la pena sottolineare perché troppo spesso i Teatri (e soprattutto in questa fase comprensibilmente caotica) lavorano sulla emergenza e sull’immediato: avere uno sguardo verso un futuro almeno prossimo è per vari aspetti rassicurante e promettente.
La stagione primaverile
Il cartellone prevede quattro appuntamenti sinfonici e un’opera.
Il 14 maggio è previsto il primo appuntamento affidato alla bacchetta di Nicola Luisotti e incentrato su Cherubini (autore amatissimo da Beethoven, per oltre vent’anni direttore del Conservatorio di Parigi) e Brahms: in programma rispettivamente la Sinfonia in re maggiore e la Sin fonia n.3. Il 18 maggio toccherà invece ad Alexander Lonquich nella doppia veste di direttore e pianista offrire due Concerti mozartiani s(K 449 e K 453) separati da una Sinfonia di Haydn (la n.83 La poule).
Il 22 maggio sul podio ci sarà Donato Renzetti e nel programma figureranno Debussy (Petite suite), Respighi (Gli uccelli) e Mendelssohn (Sinfonia n.3).
Il 27 maggio concerto di chiusura con Fabio Luisi e la splendida Quarta Sinfonia di Bruckner.
Per quanto riguarda l’opera il 10 giugno (repliche 11, 12, 13, 16 giugno) debutterà il già annunciato gioiello donizettiano “L’elisir d’amore” con i giovani cantanti dell’Accademia e le scene di Luzzati nel centenario della sua nascita.
Lorenzo da Ponte and Friends
Nella conferenza stampa tenuta ieri, il sovrintendente Claudio Orazi e il direttore artistico Pierangelo Conte hanno i singoli appuntamenti imminenti in un contesto più ampio che vedrà il Teatro genovese anche protagonista a livello internazionale.
In questa ottica, ad esempio, va interpretato il “Concerto Da Ponte and Friends” che debutterà non qui a Genova ma al Teatro Olimpico di Vicenza il 20 giugno per poi toccare varie città europee ed emigrare infine negli Stati Uniti. E’ il percorso fatto fra Settecento e primi anni dell’Ottocento da Lorenzo da Ponte, geniale librettista, avventuriero italiano che è stato lo straordinario collaboratore di Mozart, ma non solo: ha scritto testi per vari operisti, prima di emigrare negli Stati Uniti dove ha fatto il commerciante, il distillatore di liquori e l’insegnante d’italiano al Columbia College. La sua azione ha portato in pratica alla conoscenza dell’opera italiana nel nuovo continente.
Il primo Novecento italiano
Se si vanno a rileggere i programmi delle stagioni liriche fino agli anni Sessanta del Novecento ci si imbatte in autori come Pizzetti, Respighi, Casella, Malipiero, oggi del tutto dimenticati. La cosiddetta Generazione italiana dell’Ottanta (cioè dei musicisti nati intorno al 1880) è del tutto scomparsa così come sempre più raro è ascoltare Ghedini, Petrassi, Dallapiccola. Un grande errore per almeno due ragioni: innanzitutto perché si tratta di autori solidi che hanno lasciato opere (liriche e strumentali) di indubbio valore e in secondo luogo perché l’eliminazione di due generazioni successive impedisce all’ascoltatore di oggi di capire l’evoluzione del linguaggio musicale, passando bruscamente da Puccini a Berio. Il Teatro vuole recuperare questi autori e ci permettiamo di segnalare anche Luigi Cortese, genovese, allievo di Casella ma cresciuto nella Parigi anni Venti, primo direttore artistico del Teatro genovese e fondatore del Premio Paganini: proprio il vecchio Carlo Felice tenne a battesimo nel 1941 il profondo oratorio David mentre inediti sono ancora i Tre Salmi per voce e orchestra, composti negli ultimi anni di vita.
Il mondo sinfonico di Bruckner
Il citato concerto di Luisi segnerà l’avvio di una rivisitazione dell’ampio ciclo sinfonico di Anton Bruckner, un nome appartato eppure estremamente importante. La sua paura (comune a tanti altri colleghi) di non superare il n.9 sacro delle sinfonie beethoveniane lo portò a numerarne una con il numero zero. E la sua genialità sta nell’aver concepito un discorso musicale che guardando per certi aspetti a Wagner (il che gli valse il soprannome di “sinfonista wagneriano”) in realtà era legato più Schubert che all’asse Beethoven-Brahms-Wagner per il trattamento tematico e il respiro delle frasi. Il ritorno a Bruckner ci riporta alla mente la figura del musicologo Edward Neill (genovese di adozione, profondo cultore di Paganini oltre che del trallalero) che nel 1959 proprio con l’intento di valorizzarne la figura, fondò la “Società Bruckner”.
Orari degli spettacoli
Tornando alla stagione immineente, sugli orari degli spettacoli ci sono ancora alcuni punti interrogativi. I concerti si svolgeranno alle 20, le recite pomeridiane dell’opera alle 15; per quanto concerne quelle serali invece il Teatro si riserva di decidere se iniziare alle 19 o alle 20 sulla base delle nuove eventuali direttive ministeriali circa la chiusura notturna.