Libri, Giovanni Bietti racconta “La musica della luce” lasciando aperto il finale

E’ la musica che cambia il mondo o la musica è semplicemente lo specchio dei tempi? Potrebbe sembrare la classica questione da lana caprina, in realtà Giovanni Bietti nel suo ultimo libro “La musica della luce” (Editori Laterza) dimostra come nel Flauto magico, nella Creazione, nel Fidelio, nella Quinta e nella Nona Sinfonia si esprimano i valori illuministi della libertà, della fratellanza, dell’uguaglianza. Urgenze che vanno conquistate passo dopo passo, che devono essere raggiunti attraverso un percorso graduale; e il processo musicale rispecchia questo itinerario di conoscenza e di consapevolezza.

Molte composizioni dei tre musicisti, e in particolare le cinque prese in esame in questo libro, esprimono il passaggio dal buio alla luce, dall’oscurità dell’ignoranza e dell’oppressione al chiarore salvifico del sapere e della libertà.

Personalmente trovo magistrale (e condivido in pieno le parole dell’autore) la resa orchestrale dell’oscurità in Fidelio, grazie ai timbri gravi di contrabbassi, violoncelli, fagotti e corni, contrapposti agli adamantini e zuccherosi flauti, oboi, violini e dell’ottavino. Si passa poi ben presto alla disamina dei modi maggiori e minori, con un paradigma tra tanti: l’alternarsi delle tonalità maggiori e minori del Don Giovanni di Mozart, compositore, per Maynard Solomon “si direbbe venuto alla luce non soltanto per alleviare il dolore, per trovare rimedio alla perdita, ma per rendere inquieto il nostro riposo, per ricordarci che non tutto è bene, che nulla rimane immobile”.  L’oscurità mozartiana ne Il flauto magico si incarna nella stridula Regina della notte, mentre la saggezza rischiaratrice è insita nella calma di Sarastro.

Scorrendo i capitoli si arriva ad Haydn e a qualcosa di inarrivabile, di demiurgico, ben oltre la costruzione della composizione o il “Bel suono”: secondo l’inciso riportato di Emily Dolan, l’inizio della Creazione  è puro suono, una resa particolare della luce che si identifica con la formazione stessa di un’orchestra.

Straordinarie le pagine su Beethoven dagli aneddoti biografici alle qualità morali ed edificanti per lui tanto importanti sino alla massima dichiarazione di fede nell’Illuminismo, quel Fidelio che in questo senso non è superato neppure dalla Nona Sinfonia.

Polarizzazioni, sensazione fisica del passaggio tra buio e luce, crescendo rossiniano ante litteram, persino la morte, la ripetizione del gesto dissonate, del diabolus sono pietre miliari che segnano la storia della musica indelebilmente.

Come ben chiosa Bietti per Beethoven l’affermazione della luce, della libertà, della giustizia non è un post scriptum. Sta a noi ricercarlo.