“Nevermind” dei Nirvana – Trent’anni di spirito adolescenziale

Pochi dischi nella storia del rock hanno avuto il privilegio di segnare un’intera generazione.

“Nevermind”, l’album con il bimbo che nuota nudo in copertina, l’album che ha consacrato i Nirvana nell’Olimpo del rock e che ha portato il grunge al grande pubblico, spegne oggi 24 settembre 2021 le sue prime 30 candeline.

Il suo autore Kurt Cobain, invece, non ha avuto questa fortuna e a 27 anni è entrato nella storia come uno dei tanti, troppi, artisti maledetti, vittime di uno star system capace di divorare i suoi pezzi migliori.

Difficile immaginare Cobain oggi.

Smells Like Teen Spirit, invece, suona ancora come allora. Rivoluzionaria, eccessiva, arrabbiata e potente. Non è invecchiata di un solo giorno.

La leggenda narra che la canzone con uno dei riff iniziali più famosi di sempre debba il suo titolo al nome di un deodorante, il Teen Spirit appunto, anche se di “profumato” nei pezzi dei Nirvana c’è ben poco.

Un deodorante, un riff di appena due battute e la storia del rock non fu più la stessa.

I Nirvana

La canzone che ha segnato un decennio fu anche l’ultima ad essere scritta prima della fine di Nevermind. Mentre le altre erano già nelle menti della band e nel mixer del produttore Butch Vig da tempo, Smells Like Teen Spirit arrivò all’improvviso, come solo le migliori idee sanno fare. E spazzò via tutto il resto.

A riascoltarlo a trent’anni di distanza, “Nevermind” è ancora un album che ha molto da dire agli adolescenti arrabbiati di oggi, in jeans strappati e camicia a quadri, che fra le parole di Cobain possono ancora trovare i propri disagi, la propria solitudine. Forse anche più di allora.

Nichilismo 2.0.

E per chi, come me, è stato adolescente negli anni Novanta, festeggiare i 30 anni di questo album è come ammettere che, alla fine, ci è toccato diventare adulti.

Ma, dopotutto, nevermind.