Davide Runcini in semifinale al Worldvision Composers Contest

In questo periodo di pandemia la musica non si ferma, ma cerca nuove strade per arrivare al pubblico.

E’ questo quello che si prefigge di fare il Worldvision Composers Contest a cui hanno partecipato un centinaio di candidati da 32 Paesi e che vede Davide Piero Runcini come unico italiano, nonché genovese, rimasto in gara.

Runcini si è diplomato in pianoforte e composizione al Conservatorio Niccolò Paganini, perfezionandosi in seguito a Roma e all’estero e toccando tutti gli ambiti musicali, dal cinema al teatro, dalle esibizioni solistiche a quelle in formazioni cameristiche.

Runcini, ci parli del concorso?

Il Worldvision Composers Contest nasce nel 2021 con l’intento di portare la musica classica nelle case. I primi tre round sono a votazione del pubblico, mentre al quarto round, quello finale, vota una giuria di esperti.

Al momento sono in semifinale e sono l’unico italiano di 29 concorrenti rimasti.

I tre lavori più votati di questo round verranno eseguiti e posti al vaglio della giuria che assegnerà I II e III premio e infine l’opera del vincitore sarà eseguita alla Konzerthaus di Vienna il 27 Febbraio.

Bisogna quindi raccogliere più voti possibile dal pubblico.

Cosa l’ha spinta a partecipare?

Premetto che non sono una grande fan dei concorsi. Come diceva Bartok: “Le gare sono per i cavalli non per gli artisti”.

Diciamo che a seguito della pandemia e di conseguenza della cancellazione di tutti i miei impegni, ho cominciato a pensare che un modo fruttuoso di occupare le mie giornate chiuso in casa fosse quello di rafforzare la mia presenza sul mio canale Youtube, cercando di far conoscere e divulgare al massimo le mie composizioni. Erano tante le idee rimaste nel cassetto, ma dal pubblico e dal notevole seguito che hanno suscitato i miei video, ho tratto molta forza.

Navigando in internet mi sono imbattuto in questo concorso, che ha subito suscitato il mio interesse, in quanto lo considero un concorso dei giorni nostri.

Cosa intende?

Quando ho cominciato la carriera di compositore il modo migliore per farsi notare era inviare una Demo ad un agente o a vari musicisti, sperando di suscitare il loro Interesse e di poter quindi acquisire visibilità. Al giorno d’oggi invece grazie ai social è molto più facile promuoversi da soli, cosa di per sé affatto negativa, ma questo comporta che per essere presi in considerazione dal mercato, l’artista debba raggiungere un certo livello in termini di visibilità e di gradimento. Solo allora può catturare l’attenzione. Il Worldvision Composers Contest si pone per certi versi su questa scia, permettendo al concorrente di sfruttare la sua fanbase o di aumentarla, offrendo uno spazio di condivisione aperto a tutti.

La partecipazione al concorso mi ha permesso di verificare la reale attività dei miei follower e devo dire che la risposta è stata molto positiva.

Con quale composizione sta gareggiando al momento?

Dopo aver proposto un trio nella prima fase e un quintetto nella seconda, sto ora gareggiando con un ciclo di tre Lieder ispirati alla Luna.

Il primo è tratto da una poesia di Saffo, che ho voluto mantenere nella sua lingua originale, per il quale mi ha dato un grande aiuto il prof. Andrea del Ponte, insegnante di Greco al Liceo Doria di Genova. Abbiamo lavorato sulla metrica e sull’accentuazione per trovare la linea musicale migliore, inoltre ho studiato e approfondito con molto interesse le forme musicali della Grecia antica, per recuperare gli echi di quell’epoca lontana e poter così contaminare il mio stile con essi.

Il secondo Lied propone la poesia Alla luna di Leopardi, mentre il terzo è stato ispirato da Sulla luna di Gianni Rodari. A questo proposito ci terrei a ringraziare la famiglia Rodari per avermi concesso di musicare questa bellissima poesia.

Com’è il lavoro del compositore oggi?

Io ho sempre voluto sentirmi libero. La nostra epoca è caratterizzata da generi molto più commistionati e condivisi e questo anziché essere un limite, rappresenta per me una maggior libertà, perché tutto ormai è già stato scritto e la contaminazione crea ricchezza.

Non credo però che quello dell’artista in generale si possa considerare un lavoro, in quanto in tal senso si tende a dare un valore solo all’utile, mentre io ritengo che l’arte sia fatta anche di inutile. Naturalmente l’utile serve per vivere, ma è l’inutile che stimola la creatività e la ricerca.

Noi oggi viviamo in una società dove prevale la mentalità del superprofessionismo, tendendo ad ignorare o addirittura affossare il dilettantismo, che invece rappresenta una risorsa importantissima per la società. Diciamo pure che senza dilettantismo la musica muore.

Il dilettante studia, si informa, apre i suoi orizzonti e attraverso la cultura impara a discernere tra il bello e il brutto, tra il buono e il mediocre, mentre in questa giungla digitale siamo bombardati da  contenuti di ogni genere, rendendo difficile capire quali siano quelli veramente di qualità.

Il compositore o l’artista in senso lato devono quindi cercare di essere prima di tutto uomini di cultura.

Cosa si sente di consigliare quindi ai giovani musicisti che si vogliono cimentare nella composizione?

Innanzitutto di non smettere mai di studiare e di considerare tutti i generi e gli stili musicali, perché la contaminazione è fondamentale. La cultura stimola la fantasia, perché più cose conosci più linguaggi hai a disposizione per esprimere le tue idee, dando ovviamente per scontato che si abbia qualcosa da dire, altrimenti si finisce solo per scimmiottare.

Il compositore è in una fase di continua ricerca, una ricerca fine a sé stessa, che non potrà mai essere soddisfatta, perché il bello sta proprio nel cercare e non nel trovare e la cultura ci aiuta in questa ricerca di noi stessi e di quello che vogliamo comunicare, partendo ogni volta da una strada diversa e da uno spunto diverso.

Interprete e compositore sono entrambi a servizio della musica, come fosse una divinità da servire, e hanno la responsabilità di riportare ordine e valori, in una società come quello moderna, che sta vivendo una sorta di Medioevo dell’età digitale nel quale si sta smarrendo. Siamo in un Nuovo Mondo, siamo degli allunati e invece dovremmo essere sognatori.

Ha ragione Rodari quando scrive: “Or che i sogni e le speranze si fan veri come fiori, sulla luna e sulla terra fate largo ai sognatori!”

Ricordiamo che è possibile sostenere e votare Davide Piero Runcini consultando questo link.