Antonella Bini e quella ricerca musicale che non si ferma nemmeno nei lockdown

Oggi più che mai, in tempi di teatri chiusi e di fame di cultura, è evidente l’importanza della divulgazione di una nuova ricerca, sia essa teatrale, figurativa o musicale. Repertori da eseguirsi in prima assoluta, confronti con esperienze diverse, valorizzazione delle interpretazioni e nuove chiavi di lettura mettendo al bando il precostituito, l’ordinario: tutti ingredienti capaci di dare nuova linfa all’arte. Tra le figure di spicco nel panorama musicale contemporaneo uno spazio di rilievo va sicuramente a buon diritto ad Antonella Bini. La musicista spazia dal classico al contemporaneo suonando, anche all’interno dello stesso brano, dall’ ottavino al flauto contrabbasso. Nel dettaglio per i profani del settore basti citare tra i suoi strumenti l’ ottavino – Brannen Brothers Boston, il flauto sopranino in Fa – Kotato, il flauto in Do – Mateki  Silver Handmade, il flauto in Sol – Jupiter di Medici, il flauto basso – Jupiter di Medici, il flauto contrabbasso in Do – Jupiter di Medici.

Versatile, precisa nel fraseggio come dal profilo tecnico, riesce a coniugarvi un’intensità interpretativa rara e di impatto. Non è figlia d’arte, ma l’amore viscerale per la musica è comunque innato, approfondito poi grazie ad un fortunato “sorteggio” scolastico tra le classi che l’ha inserita nella sezione musicale, assegnandole il flauto traverso. “I primi mesi sono stati un trauma perché non conoscevo lo strumento” ammette la musicista “Solo un approccio iniziale, sì, ma che ha segnato l’immediato futuro” fino al perfezionamento e all’eccellenza. Antonella Bini è la prima flautista italiana Laureata C.I.M.A -Concerti Monte Argentario Festival  Internazionale  di Musica patrocinato da S.A.R. Christina dei Paesi Bassi, mancata recentemente, con una borsa di studio cospicua- poi per dare solo qualche cenno di un lungo curriculum, dal 2014 è flautista stabile di “ArtEnsemble” di Berlino e in Italia è flautista stabile di “ACHЯOME ensemble” (Milano); inoltre collabora con “Mdi ensemble” (Milano).

La sua attività concertistica (solista, in duo con il pianista Gabriele Rota, in formazione di ensemble contemporaneo) è “multilingue”: da Ginevra a Vienna a Basilea a Berlino, fino a Lipsia e Stoccarda passando per Bergamo, Milano, Bologna, Venezia, solo per citare alcune tappe. Tra i prossimi appuntamenti per ascoltarla si segnala la puntata dedicata da RAI5 a Torinodanza: domenica 15 novembre alle ore 20.45 in cui dovrebbero essere trasmesse nel dettaglio alcune riprese della produzione per MITO Settembre Musica 2020. “Sì tra gli ultimi progetti avevamo realizzato con Laganà e Marchesini per il Teatro Carignano a Torino nell’ambito di MITO SettembreMusica 2020 (in coproduzione Torinodanza Festival, MilanOltre Festival, TIR Danza) ‘Toccare the White Dance’ con musiche di Jean-Philippe Rameau trascritte da Ruggero Laganà. Una nuova opera che indaga sul sentire totale dove il suono delle ‘Pieces de clavecin’ di Rameau è stato moltiplicato, sposando il clavicembalo con altri strumenti e con l’elettronica​”.

Una vita in viaggio, non solo metaforico, e carichi di lavoro importanti che non sono certo da tutti, ma la forza di volontà e la determinazione vanno a braccetto, nel suo caso, con una palpabile sensibilità e con la ricerca della bellezza dell’arte. Tiene abitualmente diversi workshop interdisciplinari e si confronta anche con la scrittura, di cui si ricorda ad esempio il saggio “Sofija Asgatovna Gubajdulina – Ottant’anni dedicati alla musica” pubblicato in e-book dalla casa editrice LeggereLeggere (Milano). Un interessante affresco sulla compositrice russa capace di fondere le sette note con il misticismo e con la filosofia di N. Berdjaev, disseminando le sue opere di riferimenti colti e popolari dalle tradizioni tatare a quelle occidentali. Sofija Asgatovna Gubajdulina è passata alla storia anche per la fondazione nel 1975 del gruppo Astreja (ma nel 1979 viene bollata nella blacklisted dal regime al VI Congresso dei compositori dell’Unione Sovietica perché prese parte a numerosi festival non approvati dalla politica), rinnovatosi poi nel 1992. Tra le composizioni si ricorda Vivente-non vivente (per strumenti elettronici); Stupeni, Sem´ slov (per violoncello, bajan e archi), la Sinfonia Stimmen… Verstummen… ,il Concerto per violino Offertorium e i tributi letterari Hommage à Marina Cvetaeva e Hommage à T. S. Eliot.

Dalle difficoltà delle donne di quella generazione ad esprimersi e a trovare una collocazione coerente nel mondo del lavoro (Sofija Asgatovna Gubajdulina subì molti ostacoli alla sua carriera: nonostante i numerosi riconoscimenti come il Festival Settembre Musica di Torino che le ha dedicato la sezione monografica dell’edizione 1991, si vide bloccare l’esecuzione pubblica di alcuni lavori e incappò in diversi ritardi di pubblicazioni), ma anche a confrontarsi con stili di vita da free lance ante litteram, alla condizione attuale degli artisti il passo è ancora corto, se non proprio breve.

“Ci siamo ritagliate un ottimo spazio, ma la strada è lunga – dice Bini- ci sono ambienti in cui conta quello che porti sul palco e niente altro, che è la condizione ottimale, ma in molte situazioni ci sono ancora pregiudizi. A volte avere un aspetto gradevole per una donna è un handicap, e anche non avere la presenza scenica è penalizzante in alcuni ambienti. C’è ancora molto lavoro da fare”.

(dettaglio foto courtesy Marco Solari)

Tra le ultime artiste donna che ha omaggiato con la sua musica si ricorda anche la serata del 7 luglio in provincia di Imperia per la prestigiosa serata Finale di Premiazione del Vincitore “Premio Strega 2020 – Cervo ti Strega” dove insieme ad altri artisti (Luisa Repola, pianoforte_Michele Perrella, bass-baritone_Reiko Fukuda, soprano) con musiche di Marco Reghezza ha saputo impreziosire le liriche di Orsola Nemi, formidabile scrittrice incantata dalla Liguria, dove visse parecchi anni con il marito Henry Furst, inviato del New York Times.

Altro punto difficile, ma anche cruciale, di “resistenza” attiva il periodo del lockdown, che non l’ha colta impreparata nemmeno a marzo. “Le difficoltà sono state molte, per tutte le categorie di lavoratori. Passato il momento di smarrimento ho cercato di produrre delle idee con Simone Fontanelli è nato tutto il lavoro dedicato a Gianni Rodari per il centenario dalla nascita tra cui “L’ascensore” (https://www.youtube.com/watch?v=9kktBk87Mfg), “Il dittatore” (https://www.youtube.com/watch?v=511F4J89fGo&t=8s),”Un cuoco furbo”(https://www.youtube.com/watch?v=KiuiwlyjgDE&t=22s), “Teste fiorite” (https://www.youtube.com/watch?v=bknHNg-xKvs&t=21s) e “Re Federico”(https://www.youtube.com/watch?v=LTDqnMUy1kY&t=14s). Molto interessante anche il contributo per la Fondazione Bogliasco Jocy de Oliveria “For Flute” (https://www.youtube.com/watch?v=GYrOJADbB1A&t=4s), piuttosto che quello  per la GOG, E. Bozza “Image” per flauto solo (https://www.youtube.com/watch?v=hRDE8zjhMEk) o quello per NOMUS (Milano) Giorgio Colombo Taccani “Brace” per flauto contrabbasso solo (https://www.youtube.com/watch?v=LiENha7W_ag) o ancora  il  progetto per la SIMC “Scrivere per il futuro”,Armando Corridore “O Vos Omnes” per flauto contrabbasso solo (https://www.youtube.com/watch?v=xjeLUMy4IrY&t=5s).

Tra i sodalizi artistici non poteva che soffermarsi a lungo sul pianista Gabriele Rota con cui fin da subito è scattata una grande simbiosi e, nei giusti frangenti, la valorizzazione delle differenze. “Il modo in cui ci siamo conosciuti ha il classico sapore dell’aneddoto -spiega Bini- ci siamo incontrati dieci anni fa per un video dedicato alla composizione cameristica del compositore Davide Anzaghi, del 1936. Una generazione che negli anni Settanta-Ottanta aveva formulato una poetica importante, io all’epoca ero molto giovane e cercavo già di collaborare con i compositori affacciandomi alla musica contemporanea. Dopo un concerto Anzaghi mi affidò questo incarico, inaspettato, che ho vissuto anche con forte emozione e mi presentò proprio Rota. Da lì abbiamo iniziato a lavorare insieme anche su pagine cameristiche classiche, così presenti nei cartelloni artistici”.

Il suo repertorio è robusto, come già accennato spazia dal classico al contemporaneo, da Paganini a Mercandante, da Rusconi ad Aresz, da Telemann a Takemitsu, da Scelsi a Bo, da Magnan a Rebora. Ulteriori informazioni e approfondimenti al sito, cliccando qui.

Una selezione di ascolti è invece disponibile a questo link: www.youtube.com/antonella-bini.