Bartholdy Quintet, successo annunciato alla Gog

Ottavo appuntamento della GOG e verrebbe da dire settima meraviglia, vista la bella sorpresa di pulizia formale nell’esecuzione del piacevole programma da Mozart a Bruckner dell’ensemble Bartholdy Quintet. Un quintetto che ha già macinato parecchia strada, formandosi nel 2009 per il bicentenario dalla nascita di Felix Mendelssohn, quando cinque eccellenti musicisti tedeschi, Anke Dill e Ulf Schneider -violini, Barbara Westphal e Volker Jacobsen – viole e Gustav Rivinius – violoncello, decisero di dar vita stabilmente ad una formazione per affrontare un repertorio variegato.

Prima parte dedicata a Mozart col Quintetto in sol minore K 516 (1787), tra le produzioni più mature del compositore nel genere dove la tonalità raccoglie naturalmente in sé il seme dell’inquietudine che si scaccia solo nei momenti di luce accecante. Diversi i passaggi ammiccanti della viola e del violino nell’Allegro che ricordano la tradizione di Paisiello, mentre in tutti i movimenti si alternano fraseggi e sonorità antitetici, quasi in guerra l’un l’altro, con sonorità pastose e dense di risonanze che fanno presagire tempi ben più maturi. Dissonanze, dinamiche saettanti, timbri bassi, contrasti seguono tutta la narrazione sonora come un’inscindibile ombra. Ed è proprio questo a rendere ancora più godibili temi come quello in si bemolle maggiore, oppure l’afflato d’inizio del rondò in sol maggiore sino alle brillantissime note che preludono la fine.

Dopo l’intervallo che regala una ancor più completa concentrazione ai Maestri si aprono le pagine di Bruckner del Quintetto in fa maggiore, di rilevante interesse compositivo-stilistico. Intanto la formazione affronta la seconda parte con ruoli invertiti e il primo violino diventa al femminile. Primo movimento in forma sonata, dove il quintetto brilla soprattutto sul terzo tema conferendo un accento gioioso e cadenzato, virtuosistico lo scherzo a tratti un po’ affrettato, per passare ad un Adagio che sfrutta la forza del pianissimo del finale appieno mentre il tema principale scorre con misuratissimi attardando. Convince il finale vivacemente animato che fa bella mostra di tutto lo scintillio sinfonico e della rielaborazione dei temi. Applausi calorosi, bis come da copione. Un successo largamente annunciato.