Una Pozzi straordinaria per Adelaide Ristori

Celebrare la più grande attrice italiana dell’Ottocento, Adelaide Ristori (nata duecento anni fa, nel 1822)  non è facile. Il Teatro Nazionale ha accolto la sfida e l’ha vinta perché a vestire i panni della Ristori ha chiamato un’artista del valore assoluto quale è Elisabetta Pozzi.

Ieri sera al Modena ha debuttato con caloroso successo di pubblico Lady Macbeth – Suite per Adelaide Ristoridrammaturgia di Andrea Porcheddu (in collaborazione con Sara Urban), regia di Davide Livermore. In scena, appunto, Elisabetta Pozzi in stato di grazia, mentre ai video proiettati sul fondo della scena partecipava il critico Alberto Mattioli e la voce del regista fuori scena era quella di Livermore.

Nella conferenza stampa di presentazione dello spettacolo, qualche giorno fa, Livermore aveva dichiarato di essere contrario alle “celebrazioni”.

Era dunque lecito attendersi uno spettacolo diverso dal monologo della grande attrice impegnata a restituire la magnificenza della sua antica collega. Porcheddu e Livermore hanno trovato una chiave narrativa alternativa pensando a un falso show televisivo.

Ecco dunque uno spazio scenico con pochi leggii e qualche oggetto, uno schermo sul fondo dal quale fanno la loro apparizione personaggi del tempo della Ristori, da Verdi a Cavour alla Duse (tutti impersonati da Mattioli imperturbabile e ironico nel suo elegante abito moderno) ; e in scena la sola Pozzi che è alternativamente se stessa, la Ristori e Lady Macbeth in un continuo cambio di registri, di tono, di gesti, di lingua (dall’italiano, in prosa e in versi, all’inglese).

Un momento dello spettacolo

 

Il gioco è inizialmente interessante perchè cerca di conciliare le ragioni del teatro con un ritmo narrativo televisivo e quindi più incalzante e gioca dunque con ironia sui mezzi di comunicazione odierni (anni fa, vale la pena ricordare a titolo di curiosità, era stato fatto un esperimento del genere in uno spettacolo dedicato a Verdi, invitato come ospite d’onore in un falso talk show televisivo).

Pensare un’azione teatrale con il ritmo, le soluzioni tecniche e il respiro narrativo della televisione d’oggi può insomma essere una sfida ardita ma intrigante.

Livermore non è nuovo a invenzioni curiose e sul piano tecnico il suo lavoro è ineccepibile. Se un appunto si può fare, riguarda un eccesso di “invenzioni” che finiscono per disorientare e rendono lo svolgersi drammaturgico non sempre fluido. Gradualmente, tuttavia, il teatro vince le ragioni del mezzo televisivo, la Ristori occupa il suo spazio come donna e come attrice e Lady Macbeth trionfa nella grandi scene della lettera e del sonnambulismo.

La Pozzi è stata superlativa, autentica dominatrice della scena, capace di essere ironica e tragica, se stessa e Adelaide in un continuo mutamento di atteggiamenti: un grande saggio di bravura.