Maria Stuarda contro Elisabetta, Elisabetta contro Laura

Il teatro è magia, è immaginario, è racconto, è virtuosismo. Un classico è tale perché dal passato ci parla del nostro futuro. Le traduzioni invecchiano e per questo i grandi testi del passato rinascono attraverso nuove riletture che li aggiornano nel linguaggio, non certo nei loro significati.

Martedì sera (ore 20,30) debutterà al Teatro Ivo Chiesa Maria Stuarda di Schiller in una nuova produzione del Teatro Nazionale che si preannuncia di notevole interesse per una serie di ragioni.

Il testo di Schiller, scritto nel 1800, primo testo creato dal drammaturgo tedesco dopo la rivoluzione francese, racconta con la contrapposizione fra due straordinarie donne (Maria Stuarda e Elisabetta I) una grande storia di potere, ma anche di fragilità, di debolezze umane, di contrasti religiosi e per la sua universalità può essere letto nelle varie epoche ponendo l’accento su uno dei tanti temi affrontati.

Davide Livermore nell’affrontare Schiller si è valso di una traduzione appositamente elaborata da Carlo Sciaccaluga che ha utilizzato la prosa alternata a endecasillabi.

E la contrapposizione appassionata fra Maria Stuarda e Elisabetta I ha ispirato a Livermore un’altra contrapposizione da portare in scena all’insegna del più ardito virtuosismo.

Le due interpreti principali, Elisabetta Pozzi e Laura Marinoni, infatti, si scambieranno, sera dopo sera, i ruoli.  Ma, ulteriore elemento di difficoltà sarà l’imprevedibilità nella ripartizione dei ruoli. L’alea insomma entra, o meglio ritorna sotto altra veste, nel teatro.

“Amo alla follia il teatro barocco – ha spiegato Livermore che per la musica, lui tenore di nascita, nutre una particolare passione – e mi sono dunque ispirato a Monteverdi e a quel tipo di drammaturgia”. Ci sarà allora un Prologo con un angelo che introdurrà la storia. E quell’angelo farà cadere una piuma che lentamente, oscillando scenderà a terra per andare verso una delle due attrici, indicando dunque chi sarà Maria Stuarda. Una diavoleria di Livermore che ha sicuramente provocato notti insonni alle due splendide attrici. Ma se è vero che il teatro è un luogo dove avvengono fatti straordinari, il virtuosismo ne è componente essenziale e il “duello” di due primedonne ha attraversato la storia dell’opera come della prosa. Sia chiaro: sul palcoscenico del Teatro genovese non accadrà quello che avvenne nel Settecento in un teatro inglese dove due primedonne se le suonarono di santa ragione! Elisabetta Pozzi e Laura Marinoni, in realtà, contribuiranno con la loro classe e la loro maturità interpretativa a delineare due ritratti femminili, probabilmente complementari tra loro, mettendo ognuna un po’ di se stessa tanto in Maria Stuarda quanto in Elisabetta I. Per questo la loro interpretazione sarà certamente unica e irripetibile.

Il cast dello spettacolo

 

La Marinoni, del resto nella presentazione dello spettacolo ha parlato di “magnifica ossessione”. E una magnifica ossessione coinvolge anche gli altri interpreti, i “magnifici sette” per dirla con Livermore, ognuno dei quali chiamato a ricoprire più ruoli: un virtuosismo anche questo, determinato dalla necessità di creare una compagnia contenuta numericamente, ma in grado di restituire tutti i personaggi schilleriani. Saranno dunque in scena  Gaia Aprea, Giancarlo Judica Cordiglia, Linda Gennari, Olivia Manescalchi, Sax Nicosia.

Un discorso a parte, infine, per la componente musicale cui Livermore attribuisce fondamentale importanza, non come semplice sfondo, ma come elemento narrativo essenziale.

Per questo si è affidato a Mario Conte che ha creato una partitura elettronica, dialogando con Giua che sarà in scena con la sua splendida voce e la chitarra e proporrà una sua canzone oltre a riletture di Dowland e Purcell.

Da segnalare poi i costumi: Dolce & Gabbana per la prima volta coinvolti in una impresa teatrale hanno confezionato gli abiti delle due Regine, mentre gli altri portano la firma di Anna Missaglia.