Darwin e Nietzsche, il confronto

Dialogo immaginario fra Charles Darwin e Friedrich Nietzsche -Ispirato da: Anti Darwin – (Il Crepuscolo degli Idoli – Scorribande di un inattuale; aforisma 14)

Lo scienziato  saliva le scale, lentamente, silenzioso come un’ombra. Giunto al piano  si fermò. Vide la porta. Esitò. Entrò.

Nietzsche, ormai pazzo (o forse così creduto), era  immobile, seduto con un plaid sulle gambe; sembrò non notare il celebre ospite che gli si era fermato davanti, in piedi,  le braccia abbandonate lungo i fianchi. Era alto, magro, pallido, con la lunga barba bianca che incorniciava la bocca piccola, con labbra sottili e  commissure rivolte un poco in giù. Il naso non grande, ma con una foggia a patata, sdrammatizzava un aspetto altrimenti molto serioso. Indossava un pastrano scuro, lungo quasi fino ai piedi che dava alla figura un’aria solenne, quasi sacerdotale.

Per qualche minuto nessuno parlò. Darwin guardava fissamente, ma senza mostrare impazienza, né  emozioni. Guardava e basta. Nietzsche manteneva il suo sguardo un po’ strabico, indifferente.  Trascorse qualche minuto, o più. – Ohibò – fece ad un tratto il filosofo.

Darwin non si scompose. Trascorse ancora qualche minuto. – Ohibò – fece ancora l’ottenebrato .  – E’ questa dunque l’unica parola che vi ispira un amico?-  accennò Darwin.

– Ohibò, non aspettavo nessuno ormai, e tantomeno voi. Dovreste essere già morto.  –

– Sono stato  un naturalista per tutta la vita. Lo rimango anche da  morto.

– Nietzsche lo fissò: –  Sono forse un animale? Forse un asino? Mi volete ricordare Wagner? Wagner una volta mi dette dell’asino. –

– Quello che preferite. Magari anche un’aquila.-

– Mi va bene l’aquila – rispose Nietzsche –  E voi? Quale animale vorreste essere?-

– Un lombrico.- fece Darwin.

-Modesto!- sussurrò Nietzsche  sotto i baffi

-Umile, ma utile.- corresse Darwin.

-Ho sempre trovato ripugnante essere un uomo utile- disse il filosofo.

-Perché? Se mi è consentito – domandò lo scienziato. –

– Chi è utile serve.-  rispose Nietzsche- I servi servono- Poi aggiunse – I lombrichi cavano la terra. Dunque  è per questo che siete venuto? Per cavarmi la terra in cui essere sepolto? – Darwin tacque.

– Morire! – continuò Nietzsche –  Ho pensato molto nella mia vita, ma raramente a morire.  Socrate disse  che non l’animale, ma il vero filosofo desidera morire. Per quanto mi riguarda io, come mio padre, e come voi, sono già morto.  Per questo tutto è chiaro ormai, ma tutto è anche finito. Ma perchè, dunque, siete venuto a disturbare con  il  vostro tozzo naso la mia solitudine? –

– Ho portato fin qui il mio tozzo naso perchè ho bisogno del vostro acuto cervello, Friedrich. –

– Io non ho cervello, ho solo pensiero, e  l’ ho scritto nei libri.  Tutto il cervello che posso darvi e lì. Andateveli a leggere. –

– Li conosco i vostri libri caro. Avete parlato anche di me e mi è parso, non bene .. –

– Non li avete letti..-

– No, siete voi che non avete letto bene i miei. – Darwin  alzò le sopracciglia, e la fronte  si compose in una fisarmonica di rughe sottili. Nietzsche scosse la testa:    – Avete fatto degli errori Charles, dovrete riconoscerlo prima o poi. –

Darwin  aspettava quella risposta,  quasi la sperava; era preparato ad osservazioni del genere. Aveva lavorato alla prevenzione delle critiche  quasi quanto alla formulazione della  teoria.  Aveva  una risposta per ogni attacco che era riuscito a prevedere, ma sapeva che gliene mancava  ancora qualcuna. Possedeva la calma e la sicurezza del vincente. Ma temeva di non avere ancora vinto per non aver previsto tutto. Disse:   – Le mie teorie sono manchevoli, ma non sbagliate. Verranno completate, ma non smentite.-

– Io non le ho smentite, le ho contestate filosoficamente.- Rispose Nietzsche con calma, ma fermezza.

Un silenzio medianico calò nella stanza. Nietzsche riscivolò nello sguardo perduto, Darwin nel suo malinconico. Trascorsero altri lunghi minuti. Lo scienziato   sentiva il filosofo lontano, tanto lontano da dubitare di poter rimanere oltre. Ma tentò ancòra. – Bisognerebbe che ne parlassimo, sir

Nietzsche parve svegliarsi: – Che cosa avreste la pretesa di sapere da me? Di capire, che non abbiate ancora capito? – domandò – Io sono un filosofo postumo, Charles, o meglio, inattuale. Voi siete uno scienziato, e maledettamente attuale.Siete più attuale voi morto che io vivo –

–  Proprio perchè siete un filosofo postumo mi potete essere di aiuto; prevedendo il futuro, o meglio, anticipandolo.La mia teoria è complessa, ma le mie conclusioni sono lapidarie. – Tacque un istante; sperava che le parole fossero quelle giuste, le scandì:  – Le specie… divengono! – La mia teoria non può essere contestata scientificamente. Voglio la vostra contestazione filosofica Friedrich! –

Nietzsche alzò lo sguardo e sorrise. Senti le guance tendersi stranamente, erano anni che non sorrideva più.  – Amico mio! Ecco il punto di partenza! Le specie divengono. Che bella parola! Divengono. Tutto diviene! Abbiamo lavorato entrambi, nella nostra vita, sulla stessa materia. Il divenire.  Tutto in realtà diviene. Ce lo dissero duemilacinquecento anni fa i Greci, ma non li abbiamo ascoltati! –

Darwin  sedette su una poltroncina e sussurrò:  – Lo hanno senza dubbio detto anche i Greci, ma non c’è bisogno dei Greci per accorgersene. Basta guardarsi allo specchio. Come si può pensare che ci sia qualcosa di …- si fermò un istante su una smorfia di diniego, quasi di disgusto – …fisso!  Se ci osserviamo due giorni, o anche due mesi di seguito, sembra che non diveniamo. Sembriamo fissi. Ma il tempo…! Quante domande sul tempo! Perchè la vita è così breve? Perchè il sesso è tanto importante? Perchè i figli differiscono dai genitori e due fratelli l’uno dall’altro pur avendo la stessa origine? Per le specie sono le stesse domande. Occorre solo più tempo. Molto di più.  Infinitamente di più!..e allora la fissità delle specie! Dove va a finire? –

Nietzsche mosse per la prima volta le mani e fece oscillare avanti e indietro il dito indice: – Vedete, caro Charles, senza volerlo avete fatto una considerazione profondamente filosofica. Va bene così. Andate avanti.-

Darwin riflettè un attimo: – Che cosa c’è di filosofico nel concetto di fissità? Poco, senza dubbio.  Non c’è niente di meno filosofico   dell’immobilismo, ma io non sono un filosofo.-

Nietzsche scrollò la testa: – Anche voi siete filosofo, e vostro malgrado. Le domande che vi siete poste sono molto filosofiche. A tutte  un vero filosofo ne aggiungebbe però una: come si diventa quello che si è? Che cosa ha fatto diventare  voi e me così diversi eppure tanto vicini? La risposta la sapete anche voi Charles!  – Sorrise  sotto i grandi baffi. –

E cioè? – domandò Darwin. –

E’ lo  stupore, Charles,  la meraviglia!  Sa chi lo disse per primo? – non attese la risposta – Aristotele. Proprio lui, il buon vecchio Aristotele, il padre di tutti noi, di tutti i filosofi e anche di tutti gli scienziati. Ne parla nella Metafisica, è il sapersi stupire per qualcosa che ai più appare banale e scontato, e ribaltarne la prospettiva. E’ quello che fate voi davanti allo specchio, o osservando i vostri figli. Tutti si  vedono o , se ne hanno, vedono i  figli. Ma quanti sono capaci di osservare e di riflettere sull’osservazione? Ognuno è da sè stesso il più lontano! E la massima “conosci te stesso!” in bocca a un dio e rivolta agli uomini è quasi una provocazione, una malvagità. Chi  può veramente conoscersi? Chi conoscere quello che la propria immagine nasconde? Chi sa che cosa il suo essere è diventato? E invecchiare, e generare figli! Quanti si accorgono che ciò è la prova del divenire e che non l’invecchiare, ma proprio il divenire è il problema? Il filosofo è come lo scienziato: si pone  dei problemi. Badate bene, si pone dei problemi, ma non se li crea. E’ diverso. Crearsi dei problemi è ottuso; porseli è acuto. Il filosofo e lo scienziato si pongono  problemi e ciò è filosofico. –

-Intendete dunque affermare che ogni scienziato è filosofo ?- domandò Darwin.

– Non del tutto – rispose Nietzsche – il filosofo  pone i problemi, lo scienziato tenta di trovarne le soluzioni. Quindi non tutti i filosofi sono scienziati e non tutti gli scienziati sono filosofi. – fece una pausa, poi aggiunse in tono divertito: – Ma per carità non chiedete ad un filosofo delle soluzioni! – Darwin ammiccò: – E io dunque cosa sarei? –

– Scienziato,  per quel pò che so di voi, anche se non vi manca il piglio filosofico, come avete dimostrato con l’esempio dello specchio. –

-E perchè non con la mia teoria? –

-Perchè il problema  non è stato  posto da voi per la  prima volta. –  –  E’ vero! – ammise Darwin – Già Lamarck…..

– Non importa adesso quel che disse Lamarck o chissacchì – interruppe Nietzsche – ne parleremo caso mai in seguito. Per ora importa mettere in evidenza che il problema dell’evoluzione delle specie fu posta per la prima volta da filosofi,  addirittura  Greci, che  pur  non lo risolsero . Voi avete trovato il problema già posto. Se lo aveste anche risolto,  potrebbe non essere poco!  –  – Grazie, – rispose Darwin –  ma penso proprio di averlo risolto. Tuttavia temo non del tutto, ed è per questo che sono qui. Voi siete più giovane di me; siete nato trentacinque anni dopo e siete ancora vivo, conoscete le tappe essenziali del percorso filosofico che mi ha preceduto.  Ora io vi chiederei di analizzare,  con la vostra mente fine, tutte le debolezze che la mia teoria vi suggerisce. Un lungo viaggio che mi piacerebbe ripercorrere con voi, dal vostro punto di vista.

– Si può fare – annuì il filosofo – però voi in cambio dovreste darmi gli elementi per apprezzare il vostro metodo

Darwin annuì: – Beh, già lo sapete, il mio metodo è molto semplice. Idea, convinzione, raccolta ed elaborazione di dati. L’idea è…filosofica se volete. Forse l’ho ereditata, magari senza accorgermene. Ne parleremo insieme e voi sarete la mia guida. La convinzione  venne poi, ed è emotiva, o forse istintuale, o magari solo pragmatica. E poi c’è l’avventura! –

– Avventura? – Nietzsche si lisciò i baffi. Darwin si strofinò col dorso della mano il buffo naso:

–  Avventura Friedrich. La meraviglia, lo stupore di un viaggio di cinque anni a bordo di un brigantino della Royal Navy per tutti i mari e le terre del pianeta, raccogliendo fossili, minerali e animali e testimonianze da mille indigeni;  centinaia di pagine di appunti su cui poi lavorare per  i successivi vent’anni.  Non è forse questa una grande  avventura del corpo e dell’anima? Non è forse questo che intendeva Aristotele? Non è forse lì che sono diventato quello che sono?

– E allora parlatemi, per cominciare, del vostro viaggio, Charles. –