La scomparsa di Vincenzo Spera

“A Genova in un teatro vicino alla stazione Brignole ad accogliermi c’era Vincenzo Spera, erano i primi anni Settanta. Vincenzo, presenza discreta e rispettosa, ma attenta e conscia del proprio ruolo, un carattere forte e risoluto che però non ha impedito alla sua anima di rivelarsi”. Lo scriveva anni fa Franco Battiato ricordando il suo primo incontro con Vincenzo Spera.

Spera, promoter di fama internazionale, titolare dell’Agenzia “Duemila Grandi Eventi”, presidente di AssoMusica, l’Associazione Nazionale Organizzatori e Produttori Musica dal vivo, membro del Consiglio di presidenza dell’Agis (Associazione generale italiana spettacolo), presidente di Elma (European Live Music Association) è scomparso improvvisamente questa notte, travolto, vicino a casa sua, da un motorino, mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali. Lascia la moglie e due figli ancora molto giovani. E lascia un vuoto sensibile in una vastissima cerchia di amici e di collaboratori, perché Spera ha costituito per decenni un punto di riferimento nel mondo musicale nazionale e internazionale.

Il suo primo spettacolo lo aveva organizzato nel 1971: “Per la festa della maturità, giù a Salerno – mi aveva raccontato anni fa – affittai una nave e ingaggiai Peppino Di Capri, la star del momento. Il biglietto d’ingresso costava 10.000 lire, una cifra non da poco per l’epoca”. Nativo di Salvitelle vicino a Salerno, ma trapiantato a Genova dal 1974, Spera aveva iniziato quasi per gioco. Negli anni successivi alla maturità, aveva avviato un rapporto di collaborazione con alcuni artisti, fra i quali Battiato e Claudio Lolli. E poi la passione si era trasformata in una professione vera e propria.

Nel 2016, in collaborazione con il giornalista Renato Tortarolo, Spera aveva pubblicato una sua autobiografia (A un metro dal palco, Il melangolo) e in appendice aveva pubblicato una cronologia dei concerti da lui organizzati. Un elenco interminabile.

Vincenzo Spera con Ella Fitzgerald (foto tratta da “A un metro dal palco”)

 

“Sono tanti, naturalmente – ci aveva raccontato – Mi viene subito in mente il recital di Ella Fitzgerald ai parchi di Nervi nel 1987. Oppure lo spettacolo inaugurale delle Colombiane del ’92. O ancora il concerto di Miles Davis a Nervi. La maggior quantità di adrenalina è comunque legata ai concerti nello stadio di Vasco Rossi: lì una volta dovetti essere soccorso per una crisi da ipertensione”.

Vincenzo Spera con Vasco Rossi (foto tratta da “A un metro dal palco”)

 

Accanto a Vasco, non si possono dimenticare i nomi di Bruce Springsteen, Francesco Guccini, Pino Daniele, Gianna Nannini, Frank Zappa, Joe Cocker, i New Trolls, Paoli e Vanoni, Baglioni, Renato Zero, Franco Battiato.

Il suo sogno proibito era Elton John: “Farà solo tre tappe in Italia – aveva detto nel marzo 1999 – Ma il suo cachet è di 500 milioni, inavvicinabile”.

Organizzatore infaticabile, Spera partecipava attivamente al dibattito culturale cittadino, si batteva per conquistare nuovi spazi, il suo desiderio era poter contare in città su un teatro attrezzato per eventuali registrazioni live.

Amava Genova, ma non risparmiava affettuose critiche.

“Genova – aveva dichiarato pochi anni fa – è la città in cui vorrei vivere e infatti ci vivo. Il bilancio di quel che ho fatto qui è positivo nonostante frequenti battaglie e polemiche. A Genova manca intanto una mentalità. Non c’è una concezione unitaria del mondo dello spettacolo. Alcuni generi sono privilegiati a scapito di altri. Non è mai stato disegnato un “piano regolatore” del settore. Io credo che si dovrebbe offrire ai cittadini la possibilità di ascoltare e vedere i più diversi generi di spettacolo per poi poter scegliere sulla base dei propri gusti. Da noi non è così, anche perché non si ha la reale percezione di quella che è la potenzialità del settore sul piano anche economico. Mi spiego. Tempo fa ero in Germania, ad Amburgo, per una collaborazione: una città indubbiamente ricca. Parlo con l’assessore e cerco di capire il segreto del loro benessere. Sa da cosa deriva? Dal porto? Non solo, anche dai teatri. Ad Amburgo ci sono 5 teatri che quotidianamente offrono musical. Ogni sera 4.000 persone (dalla città e da fuori) vanno a teatro, 120.000 spettatori al mese. Ora, non pretendo che Genova sia Amburgo, ma qualcosa in più penso si possa fare”.

Nel citato libro, Spera aveva raccolto anche alcune testimonianze ed è particolarmente efficace e calzante quella scritta da Peppe Barra: “Potrei raccontare mille episodi delle serate trascorse insieme, ma il ricordo che serbo con viva emozione è quello relativo a un grande concerto da lui organizzao al Porto Antico di Genova in occasione dell’inaugurazione della strada intitolata a Fabrizio De Andrè, sarà stato nell’estate del 1999. L’evento era straordinariamente impegnativo, c’erano i più importanti musicisti italiani, Dori Ghezzi – la compagna di Fabrizio – politici e uomini dello spettacolo, immagino che la posta in gioco fosse alta e i problemi tanti, ma la sincera commozione che vidi nei suoi occhi quando fu scoperta la targa in memoria di Fabrizio non la dimenticherò mai e mi dimostrò il coinvolgimento emotivo di quest’uomo che andava ben oltre gli aspetti  economici che tutti immaginiamo siano alla base di questo lavoro. Ecco questo è l’aspetto che mi viene immediato quando penso a lui, l’emozione e il coinvolgimento con cui fa il suo lavoro”.