Bonfadelli, dal canto alla regia

Era il 2003 quando al Carlo Felice in Lucia di Lammermoor si esibì nel ruolo della sfortunata protagonista Stefania Bonfadelli, ottenendo un significativo successo personale.

Da alcuni anni la Bonfadelli ha lasciato il canto per la regia lirica, ma anche di prosa. Tre anni fa, ad esempio, ha curato la messa in scena per il Teatro Nazionale del monologo La vedova Socrate interpretato da Lella Costa e scritto da Franca Valeri di cui è stata figlia adottiva: “Abbiamo fatto un’adozione fra adulti – ci aveva spiegato allora – io ho i miei genitori, ma d’accordo con loro, visto l’affetto che mi ha legato per tanti anni a Franca abbiamo compiuto questo passo. Ho conosciuto Franca oltre trentacinque anni fa quando vinsi il Concorso Battistini, di cui Franca (allora legata al direttore d’orchestra Maurizio Rinaldi, n.d.r.) era fra gli organizzatori. Da allora è nata una amicizia che è durata fino al momento della sua scomparsa. Franca amava il teatro musicale, scherzando le dicevo che certamente aveva più a cuore Verdi di Shakespeare e lei annuiva. Del resto aveva iniziato a frequentare la Scala a cinque anni e l’opera ha esercitato su di lei una grande attrattiva tutta la vita. E’ alla Scala, vedendo il pubblico delle signore milanesi che è nata la signorina snob…”

Stefania Bonfadelli è in questi giorni a Genova per firmare al Carlo Felice la regia di Norma, in una produzione alquanto originale. L’opera di Bellini verrà infatti presentata in due differenti versioni, a partire dal 2 maggio prossimo.

Alla base dell’operazione c’è l’edizione critica dell’opera curata dallo stesso direttore d’orchestra Riccardo Minasi con Maurizio Biondi: “Norma – ha spiegato Minasi – è un caso particolarmente ingarbugliato per gli studiosi. Lo stesso Bellini ha lasciato diverse versioni. Noi eseguiremo quella normalmente presentata alternata a quella che abbiamo ricostruito sulla base del confronto fra differenti fonti.”

Una scena di “Norma”

 

Norma – racconta la regista Bonfadelli – è un’opera di donne e un esempio pressochè unico nel teatro di solidarietà femminile. Adalgisa infatti non è l’antagonista di Norma: quando nel duetto scoprono di amare lo stesso uomo, Adalgisa rinuncia all’amore per non perdere l’amicizia della compagna. Sono donne forti e abbastanza speculari. Li unisce il legame con il loro popolo, ma anche il senso di colpa per essere innamorate di un nemico. Amo quest’opera e sono felice di metterla in scena perché da cantante non l’ho mai potuta interpretare e mi sarebbe piaciuto”.

L’esperienza accumulata in tanti anni di attività vocale sul palcoscenico certamente aiuta la Bonfadelli nella sua nuova professione: “Non  ho mai la velleità di fare per forza qualcosa di nuovo. Cerco invece sempre una chiave che sia drammaturgicamente giusta e mai contro la musica e contro gli interpreti. La regia mi ha sempre affascinato, anche quando cantavo sapevo che avrei prima o poi scelto questa strada. E mi piaceva, allora, lavorare con personalità come Carsen o Zeffirelli. Del resto con me i cantanti si sentono tranquilli: sanno che conosco bene cosa provano e quali sono le loro esigenze.”

I due cast di Norma sono formati da Vasilisa Berzhanskaya e Gilda Fiume (Norma), Carmela Remigio e Anna Dowsley (Adalgisa), Stefano Pop e Antonio Corianò (Pollione), Alessio Cacciamani e Mariano Buccino (Oroveso) e inoltre Simona Di Capua (Clotilde) e Blagoj Nacoski (Flavio).