Ripartono le attività musicali a Genova. E gli Amici del Teatro Carlo Felice e del Conservatorio Paganini presenteranno domani pomeriggio (Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, ore 16) un bellissimo CD (Da Vinci classics) intitolato “La traccia della parola” e contenente la registrazione di sedici Lieder di Schumann proposti ognuno in una duplice versione: quella originale e la trascrizione per solo pianoforte ad opera di Clara Wieck Schumann. Eccellenti protagoniste la cantante Giulia Beatini e la pianista Valentina Messa che per l’occasione ha utilizzato un pianoforte viennese del 1860, Streicher, analogo a quelli che la stessa Clara Wieck usava nei suoi concerti.
“Non so più come devo suonare, mentre mi sforzo di accompagnare il cantante con la massima delicatezza e flessibilità, Robert dice che il mio accompagnamento è orribile”. Scriveva così nel suo diario Clara Wieck, moglie di Robert Schumann, considerata la più grande pianista del suo tempo. Clara e Robert hanno formato una delle coppie più straordinarie nella storia della musica.
Come è noto, il matrimonio che li unì nel 1840 è stato fra i più contrastati nella storia musicale: il padre di Clara, Wieck, già maestro di Robert non ne voleva sapere di dare in moglie la sua figliola alla quale si apriva una straordinaria carriera di concertista. I due giovani fecero vari tentativi per convincere il vecchio Friedrich a cedere. E solo il 12 settembre 1840, pur ncontro il volere di Wieck, convolarono a nozze.
La loro felicità fu purtroppo di breve durata. Il 27 febbraio 1854 Schumann, nella notte, uscì di casa, vagò per un po’ e poi si tuffò nel Reno. Raccolto da alcuni battellieri fu accompagnato in una clinica a Endenich, vicino a Bonn, dove vegetò fino al 26 luglio 1856, giorno della sua definitiva morte. Clara aveva 37 anni e otto figli.
Proprio al 1840 risale la maggior parte della produzione liederistica di Schumann che erede della ampia e magnifica produzione di Schubert, se ne distacca per una diversa concezione del rapporto fra voce e pianoforte. In Schubert il pianoforte, pur incantevole nella sua capacità di riverberare il senso della poesia, fa strettamente il suo dovere di supporto e di accompagnamento. In Schumann il rapporto si fa quasi paritetico e il pianoforte si attribuisce ben altre responsabilità nella economia della composizione.
“Con Giulia abbiamo avuto già modo di collaborare – spiega Valentina Messa – Questo è tuttavia il nostro primo CD ed è nato per caso. Nei miei studi mi sono imbattuta nelle trascrizioni di Clara che conserva sullo spartito le parole dei Lieder. Questo mi ha incuriosito perché mi sono domandata cosa potesse cambiare nella mia interpretazione leggendo o meno le parole del poeta”.
“Da lì – aggiunge Giulia Beatini – il nostro lavoro, ovvero l’idea di incidere prima la trascrizione di Clara e a seguire immediatamente il Lied di Schumann. Ci interessava capire cosa rimane della parola nella musica, quando la parola stessa non c’è più”.
Il CD è accompagnato da un libretto contenente un acuto testo di Matteo Manzitti che osserva, tra l’altro: “Ascoltando prima la trascrizione pianistica e poi il Lied cantato, per ogni coppia, siamo liberi di fruire del contenuto musicale ancor prima di ascoltare le parole, ma pure possiamo chiederci quali emozioni queste parole abbiano lasciato impresse nel tessuto sonoro, nelle inflessioni delle frasi musicali, nei paesaggi affettivi che di volta in volta ci appaiono. In che modo, insomma, la musica conserva il significato verbale originario, visto che essa stessa è nata con lo scopo di esprimerlo?”
Un lavoro, dunque, quello delle due artiste, estremamente attento a restituire un ambiente cameristico, un colore non solo ai Lieder, ma anche e soprattutto alle pagine di Clara che possono vivere di luce propria, oppure mantenere un rapporto stretto con le pagine originarie, eco suggestiva del gesto poetico sottinteso.