Carlo Felice e GOG, una bella ripartenza

Anno nuovo, nuova orchestra. Ieri sera il Carlo Felice ha ospitato il concerto aperto alla città, di ripartenza delle attività del Teatro stesso e della Giovine Orchestra Genovese.

E a disposizione della solida bacchetta di Donato Renzetti (direttore emerito che starà a Genova fino a dicembre per mettere su quattro appuntamenti sinfonici e tre opere) c’era un’orchestra ringiovanita in vari settori: molti ad esempio gli archetti nuovi, giovanissima la prima viola, alcuni vincitori dei concorsi avviati in questi mesi, altri aggiunti per la necessità di utilizzare un organico allargato.

Bel concerto, ieri sera, dunque con un programma interessante aperto da Arianna e il Minotauro, testo di Giorgio Ferrara e René de Ceccatty, musica della compositrice italiana Silvia Colasanti (presente in sala).  Basato sul romanzo breve di Durrenmatt Minotaurus. Eine Ballade, il lavoro affronta la storia del Minotauro da una diversa prospettiva, ponendo interrogativi su chi sia davvero più crudele fra Teseo e Arianna e il Minotauro costretto a vivere in cattività e spinto ad uccidere dalle circostanze.

La compositrice Silvia Colasanti

La Colasanti ha strutturato la partitura affidando il testo a una voce lirica (Arianna) e a un attore (il Minotauro) . Il lavoro si configura dunque come una sorta di melologo variamente articolato. Artista di solido mestiere, la Colasanti  è particolarmente affascinata dal teatro per il quale ha scritto diversi lavori e altri ne sta componendo (per la Scala e per l’Opera di Roma). Questa predilezione emerge totalmente nel lavoro ascoltato che è percorso dall’inizio alla fine da una tensione drammatica crescente. In una scrittura che, pur moderna, ricerca anche atmosfere legate a una tradizione teatrale, la narrazione si dipana in un contesto strumentale che alterna violenti scatti nervosi (l’ampio uso di percussioni, i glissandi degli archi) a episodi più lirici nei quali l’autrice offre squarci di elegante cantabilità.

Donato Renzetti fra Irene Cerboncini e Pietro Fabbri (Fotografia di Silvia Aresca – © tutti i diritti riservati)

 

Un lavoro assai bello e complesso che Donato Renzetti ha governato a dovere, ben seguito dallo strumentale e dai due solisti, l’ottima cantante Irene Cerboncini e l’attore Pietro Fabbri.

Dalla Colasanti a Debussy con i Nocturnes per coro femminile e orchestra. I tre episodi che compongono la partitura hanno trovato in Renzetti un lettore attento ai particolari, abile nell’ottenere quelle raffinatezze sonore che sono essenziali nella lettura del compositore francese.

Infine, le Danze sinfoniche di Rachmaninov, compositore di cui si celebrano quest’anno i 150 anni della nascita. Un’occasione per conoscere un po’ più approfonditamente un artista del quale si ascoltano in genere poche partiture a fronte di una produzione ben più articolata e ampia. Le Danze sono l’ultima partitura uscita dalla penna di Rachmaninov  e, pur ridondanti, si fanno apprezzare per un colorismo acceso e per un’orchestrazione solida. Ineccepibile la lettura, applausi finali calorosissimi da parte di una platea affollatissima.

Donato Renzetti ai saluti finali (Fotografia di Silvia Aresca – © tutti i diritti riservati)