Se si volesse tessere un fil rouge con il passato, nella città capoluogo della sottile terra stretta tra monti e mare, Genova, avara di spazi ma ricca di ingegno, non sono mai mancati grandi danzatori diventati celebri nel mondo, in particolare dalla metà del secolo scorso.
In una crescita costante dovuta ai grandi exploit degli stage internazionali di danza, delle rassegne e dei festival, dopo anni di aumento d’interesse sotto l’influenza di celebri film o trasmissioni televisive, cui si sono aggiunte mode passeggere arrivate da lontano e l’introduzione di nuovi stili e discipline, si può affermare che Genova oggi possiede un congruo numero di scuole di danza di qualità, in grado di iniziare ottimamente chi, tra i tanti iscritti, affronta la danza come una scelta di vita. Qualcosa che vada oltre la vanità del momento, oltre la scelta di famiglie alla ricerca di “passatempi” per le bambine: tante sono le realtà radicate da decenni nel nostro territorio dove la danza si fa e si somministra con passione, sacrificio e metodo, dove giovani allievi vivono nel giusto milieux, circondati da maestri e maestre con alte competenze, forgiati nel sacrificio, nell’amore per l’arte e in tutto quanto servirà per spiccare il volo.
Emanuele Rosa, genovese, il volo lo ha spiccato da un po’ di anni: il recentissimo «Premio Nuovo Autore» assegnatogli dal Foligno Danza Festival 2023 sembra suggellare la sua attuale identità di danzatore contemporaneo free-lance. Ha 34 anni e il suo percorso artistico e umano assomiglia a quello dei tanti italiani che riescono a fare della danza la loro professione, soprattutto all’estero.
“Ho iniziato a studiare danza nella scuola sotto casa”. Anche lui intona il life motif di una hit sempreverde, aveva circa 12 anni e si trovò presto a essere coinvolto in produzioni di una compagnia locale. Dopo pochi anni approda alla scuola del Balletto di Toscana, dove in poco tempo entrerà nella compagnia Junior. Da qui seguiranno un paio d’anni in una compagnia a Pisa, e poi il grande salto: 15 anni di crescita professionale che lo porteranno a lavorare in Austria, in Germania (Staatstheater Darmstadt, Hessisches Staatsballett), in Svezia (Skånes Dansteater), in Francia, alla CCN Rillieux-la-Pape / Yuval Pick e al centro coreografico di Lione.
Cosa volere di più?
“Eppure – racconta Emanuele Rosa, che abbiamo raggiunto poco prima di una performance alla Nuit Blanche Mayenne, in Francia – mi sentivo come sopraffatto dalla mia condizione di danzatore fisso e stabile”, in un malessere che cresceva e che solo ingenuamente si potrebbe liquidare con la “nostalgia di casa”. “In realtà non mi trovavo più bene a stare fermo a lungo in un posto, e così nel 2017 ho cambiato vita, ho scelto il freelancing con base a Genova e ho iniziato un percorso autoriale. Due aspetti di una realtà che mi portano a viaggiare spesso e a lavorare tanto, anche in Italia”.

Ma dove si lavora in Italia?
“Da qualche anno le cose sono cresciute nel settore della danza contemporanea, in molte regioni ci sono realtà teatrali che aprono a residenze artistiche. In Liguria solo il Teatro Akropolis di Genova, c’è più scelta in altre regioni come le Marche, la Sardegna, il Trentino Alto Adige, il Veneto e la Puglia… Non solo, da tre anni faccio parte del Network Anticorpi XL, rete italiana dedicata alla giovane danza d’autore”. Si tratta di un network con sede a Ravenna che attualmente coinvolge 38 strutture di 16 regioni italiane e rappresenta una delle più significative buone pratiche della scena attuale, un esempio concreto e significativo di promozione della nuova generazione di coreografe e coreografi italiani. “Non è semplice entrarci – continua Rosa – si presenta un proprio lavoro e se si viene selezionati si firma un contratto di un anno, durante il quale sono garantite tre tappe di residenza. Dopo di che starà all’artista decidere cosa fare della sua creazione. A me è capitato due volte, la prima nel 2021 e quest’anno”.
Com’è il trattamento economico di un danzatore free lance?
“Diciamo che è una realtà fragile un po’ ovunque, però ci sono standard diversi dall’Italia, i più elevati si trovano nei paesi scandinavi sia per la situazione economica sia per cultura”.
Nei suoi ultimi anni da freelance spiccano le collaborazioni con la Compagnia Abbondanza/Bertoni, C&C Company, R14/Julien Grosvalet, Arno Schuitemaker, come dire danzare tra Italia, Francia e Olanda. E contemporaneamente ha creato come coreografo all you need is (2022) e HOW TO _ just another Boléro (2021) con Maria Focaraccio, Meat Me (2019) e As if, I have missed myself (2020) a Aarhus (Danimarca) con il coreografo Fabio Liberti, Ribelle (2018) e Il Piccolo Principe (2019) con Carlo Massari. Inoltre ha collaborato alla creazione coreografica degli spettacoli RIGHT (2021), Incipit (2021), Il combattimento di Tancredi e Clorinda (2021), Carmen al Teatro Regio di Parma (2022) diretti da Carlo Massari. Ha creato inoltre Hell Sweet Hell (2018) finalista al Premio Equilibrio Roma 2018. A tutto questo affianca insegnamento e workshop in Italia e all’estero.
E per il 2024 cosa può anticipare?
“Un appuntamento in agenda già fissato: nel luglio del prossimo anno sarò in Francia a Tolone dove firmerò le coreografie di due opere liriche, « Cavalleria Rusticana » e « Pagliacci ». Inizierò a lavorare a maggio con la regista Silvia Paoli, che avevo conosciuto in passato come aiuto coreografo e mi ha coinvolto in questa futura produzione”. Una nuova avventura che nasce anch’essa dalle connessioni e dai legami che Emanuele Rosa ha creato in questi anni, substrato fondamentale per essere un performer, coreografo, interprete, danzatore contemporaneo del terzo millennio.
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