16 marzo, una poesia lunga un giorno per il ritorno di Achille Lauro

Dopo il best seller “Sono io Amleto” del 2019 Achille Lauro ha pubblicato, sempre per Rizzoli, “16 marzo. L’ultima notte” dove nella sottile linea grigia tra onirico e reale parla di quello che accade in noi quando un amore ci trasforma e ci intossica  a poco a poco come un veleno. E’ un insieme poetico, un modo di ripercorrere le lancette di segnatempo (costosi) lungo le 24 ore del 16 marzo di quella splendida illusione sentimentale che rimanda all’interpretazione di Saffo o di Prévert oppure alla brutalità di una roulette russa. Ovviamente il titolo ripercorre l’omonimo singolo uscito ad aprile 2020, ma non è un semplice compendio alla canzone.

Tra le righe si citano vari film, da quelli di Arthur Penn a “Un bacio e una pistola” di Robert Aldrich  oppure “The Wolf of Wall Street”, anche se i ricordi in definitiva li chiude dentro una scatola come nella pellicola “Il favoloso mondo di Amelie”. Il componimento riprende la poesia perché è un genere familiare: Lauro le scrive  dai 15 anni in poi per autoanalizzare il proprio carattere, la situazione, la famiglia. Il fine ultimo è la promessa della felicità.

Pensavo che la cosa peggiore fosse restare soli -scrive Lauro-  non è così, è stare con qualcuno e sentircisi… Mi chiedo, l’uomo sarà sempre insoddisfatto? Forse è la natura umana. Penso che non esista la felicità. La felicità è un momento della vita.”

A metà del testo colloca inserti patinati con i termini “Critica”, “Giudizio”, “Talento”,  a significare quella triade perfetta che porta alle stelle: si ha successo quanto il talento viene riconosciuto attraverso la critica. Prosegue così nell’elencare i grandi geni incompresi della storia dai premi Nobel agli artisti. Tra questi, “Mahler che ha un grande successo in vita come direttore d’orchestra, ma non come compositore tanto da dichiarare «Il mio tempo verrà! ». Schubert passa la vita in ristrettezze economiche perché non riesce mai a sfondare, colpa anche del suo contemporaneo Ludwig Van Beethoven. Bach nel 1723 viene nominato direttore musicale della chiesa di San Tommaso a Lipsia, ma il consiglio cittadino si lamenta di averlo dovuto assumere solo perché i candidati migliori non sono disponibili”.

Ci sono altri due termini che accuratamente miscelati descrivono la vita di Lauro e di molti altri artisti: “Destino” e “Arte”. Ed ecco le pagine con le sue trasmutazioni che tanto hanno fatto parlare di sé al Festival di Sanremo 2020 come San Francesco surrealista, Ziggy Stardust, Elisabetta I Tudor, o la musa ispiratrice e mecenate Luisa Casati. Regna sovrano qui l’anticonformismo: quell’atteggiamento di rifiuto nei confronti di una passiva accettazione di idee, principi, usi e comportamenti convenzionali o comunque prevalenti nella maggioranza. E alla fine tra eccessi e libertà ricorda Einstein: “La logica ti porterà da A a B, ma l’immaginazione dappertutto”.

Achille Lauro, classe 1990, ha pubblicato nel 2014 il suo primo album “Achille Idol Immortale”, a cui sono seguiti “Dio C’è”. “Ragazzi Madre”, “Pour l’Amour” e “1969”. Ha partecipato al Festival di Sanremo nelle edizioni 2019 e 2020 portando sul palco dell’Ariston le canzoni “Rolls Royce” e “Me ne frego” mostrando ai milioni di telespettatori la sua arte performativa e musicale.