Stefania Bonfadelli: la Santippe geniale di Franca

“La morte di un marito è un così grande dolore che nessuna donna ci rinuncerebbe”. E’ la Santippe creata da Franca Valeri a pronunciare questa affermazione provocatoria e dissacrante. Franca Valeri, a pochi giorni dalla sua scomparsa all’età di 100 anni, sarà ricordata sabato prossimo (Fascia di Rispetto di Pra) con la messa in scena del suo straordinario monologo La vedova Socrate rappresentato sul T.I.R. del Teatro Nazionale di Genova. Protagonista Lella Costa, l’attrice che forse più di qualsiasi altra presenta caratteri simili alla grande Franca.

La regia dello spettacolo porta la firma di Stefania Bonfadelli, un lungo passato come soprano, da qualche anno approdata alla regia lirica e, più saltuariamente, di prosa, figlia adottiva della Valeri: “Abbiamo fatto un’adozione fra adulti – spiega – io ho i miei genitori, ma d’accordo con loro, visto l’affetto che mi ha legato per tanti anni a Franca abbiamo compiuto questo passo. Ho conosciuto Franca trentacinque anni fa quando vinsi il Concorso Battistini, di cui Franca (allora legata al direttore d’orchestra Maurizio Rinaldi, n.d.r.) era fra gli organizzatori. Da allora è nata una amicizia che è durata fino al momento della sua scomparsa. Franca amava il teatro musicale, scherzando le dicevo che certamente aveva più a cuore Verdi di Shakespeare e lei annuiva. Del resto aveva iniziato a frequentare la Scala a cinque anni e l’opera ha esercitato su di lei una grande attrattiva tutta la vita. E’ alla Scala, vedendo il pubblico delle signore milanesi che è nata la signorina snob…”

-Parliamo della Santippe di Franca Valeri…

“Il monologo è nato nel 2003 su impulso di Patroni Griffi all’epoca direttore del Teatro Eliseo e grande amico di Franca. Una sera a cena Patroni Griffi suggerì a Franca di trarre da La morte di Socrate dello scrittore svizzero Friedrich Dürrenmatt, un monologo sulla moglie del filosofo. L’idea piacque a Franca che scrisse e interpretò il testo con grande successo”.

La stessa Valeri ha ricordato così questa avventura letteraria: “Mi incuriosiva l’idea di sfatare questa leggenda che Santippe fosse solo una specie di bisbetica. Io ne faccio una moglie come tante, con una vita quotidiana piena di alti e bassi, una donna intelligente che del marito vede anche tanti difetti. Nel testo di Dürrenmatt c’è poco di Santippe, per questo, per conoscerla meglio, ho preso informazioni su Socrate e ho letto i Dialoghi di Platone. Mi sono fatta l’idea di una donna forte, che ha vissuto accanto a un uomo per noi straordinario ma che per lei era semplicemente un marito e per giunta noioso”.

Nello spettacolo dunque Santippe si sfoga per tutto quello che le hanno fatto passare gli amici di Socrate come Aristofane e Alcibiade, una masnada di buoni a nulla a cominciare da Platone, il principale bersaglio polemico dello spettacolo. Lei non sopporta che abbia usurpato le idee del consorte, anche se fu molto fedele nel riportarle. Alla fine pensa di poter scrivere un dialogo lei stessa: protagoniste, però, sarebbero le donne. Infatti, neanche la vedovanza le toglie il diritto di emanare un giudizio onesto sul comportamento dei mariti, degli uomini in generale e anche di quelle donne che ingannano l’altro sesso. Non serve, dice, indagare sulla vera natura del proprio uomo, basta accettarlo così com’è da vivo e da morto.

-Un testo dissacrante e raffinato insieme, nello stile che ha sempre caratterizzato Franca Valeri…

“Esatto. Non esito a definirlo un capolavoro assoluto nel quale Franca mostra un interesse particolare per la protagonista vista come moglie e come vedova. Un aspetto da sottolineare è la scrittura di Franca, assolutamente  perfetta con tutte le pause necessarie come fosse una grande partitura musicale. Emerge ancora una volta il suo amore per il teatro musicale. Il suo è un teatro di parola, ma la parola è centellinata con grande eleganza e precisione. Lei teneva molto al suo teatro, voleva essere ricordata non solo come attrice, ma anche come autrice. Non dimentichiamo che ha scritto 15 commedie ed è la più importante commediografa donna che abbiamo avuto. Quando abbiamo pensato a una ripresa di questo testo, ci siamo trovati subito d’accordo sul nome di Lella Costa. Il pericolo infatti, in questi casi, è che la nuova interprete “imiti” Franca che è inimitabile. Lella Costa ha invece una personalità propria e ha costruito una Santippe meravigliosa del tutto personale e autonoma”.

-Parliamo di lei. Ha messo da parte il canto? La ricordiamo al Carlo Felice…

“A Genova ho cantato diverse volte, ma ormai da quattro anni mi dedico alla regia, un settore che mi interessa molto. E, sia pure in maniera saltuaria, sto iniziando a occuparmi anche di prosa. Del resto se ci sono attori che firmano regie d’opera perché una cantante non può firmare regie di prosa?”

-Perfettamente d’accordo, d’altra parte proprio qui al Teatro Nazionale il direttore è un regista ex tenore…

“Davide Livermore, certo. Con lui ho fatto diverse produzioni. Credo che un musicista possa dare molto al teatro di prosa. Personalmente ho promesso a Franca Valeri di riproporre i suoi testi e questo sarà il mio impegno centrale per i prossimi anni…”

Franca Valeri con Sofia Loren e Stefania Bonfadelli