Teatro Modena, una formidabile “Tintarella di Luna” unisce parola e danza

Per anni si è cercato di raccontare con pagine di critica o con lavori teatrali l’intera opera di Calvino, tra neorealismo e dimensione immaginaria. Non basta conservare lo stupore, focalizzarsi sulla poesia, riuscire a unire narrazione straniante e straniata, penetrare il reale con potenti allegorie. Ben lo sa Giorgio Gallione, che dipinge Calvino come il suo “nume tutelare” e che si è cimentato nell’universo calviniano sin dall’inizio della carriera registica.  Da queste premesse e da un desiderio sempiterno di sfida scanzonata ma pregnante nasce “Tintarella di Luna”, andata in scena con una partecipatissima prima mercoledì 14 ottobre al Modena per il Teatro Nazionale di Genova.

L’arte diventa un multiplo, ma nel senso più alto del termine: la parola, la presenza scenica degli attori, i frammenti narrativi, gli elementi sul palco instaurano una collaborazione molto stretta e continuativa per tutto lo spettacolo pur senza fondersi, semmai arrivando ad una caratterizzazione molto precisa. Di più: la scrittura è qui grembo materno da  cui tutto diparte.

Tintarella di Luna, foto courtesy Pitto

Un pieno di bellezza e spirito sempre con enfasi, con una raffinatezza che forse arriva ai tre quarti del pubblico, ma comunica sempre ciò che vuole. Non si tratta della semplice realizzazione di uno spettacolo interessante, ma dell’ingresso totalizzante nel mondo (o meglio nei mondi) di Calvino, nei suoi “algoritmi” più sublimi e anche nelle sue ossessioni o ripetizioni, attraverso svariate sollecitazioni sensoriali. Fil rouge la mutevolezza incantatrice della luna, i cui bagliori hanno la forza immensa della catarsi in una tavolozza di luce che a tratti illumina o nasconde, proprio come fa l’uomo quando dissimila, prova spaesamento o quando trova rifugio nel solo lato fanciullesco o nei molteplici piani dell’inconscio,  cioè “il mare del non dicibile-come scriveva Calvino- dell’espulso fuori dai confini del linguaggio, del rimosso in seguito ad antiche (e nuove diremmo oggi, ndr) proibizioni”.

Interpretato con acume dagli attori Cristiano Dessì, Rosanna Naddeo, Andrea Nicolini e dai danzatori del gruppo DEOS (Luca Alberti, Diletta Brancatelli, Giuseppe Insalaco, Angelica Mattiazzi, Valentina Squarzoni, Francesca Zaccaria) con le coreografie di Giovanni Di Cicco e le musiche di Paolo Silvestri “Tintarella di Luna” è una porta attraverso diverse dimensioni in grado di sorprendere, un livello dietro l’alto, quasi la vita fosse un filosofico “videogame”. Sparatutto, come nella scena dove le racchette da tennis fanno rimbalzare i pericoli che piovono dal cielo oppure imprevisti come l’addio all’eldorado Ombrosa (terra di vigne antiche de Il Barone Rampante) dove l’uomo non è felice, conscio che il tratto dominante dell’esistenza sia desiderare l’inarrivabile o che i tentativi di dare ordine alla matassa ingarbugliata della storia sprofondino nell’abisso del nulla prima di poter riaffiorare.

Sul palco il protagonista delle Cosmicomiche Qfwfq affianca lo stesso Calvino e propone dunque tante storie differenti, con una commistione “spuria” che tocca icone come Marilyn scolpite però nel demone della nevrosi o i simboli dell’attrazione come le stelle del cinema ( prima tra tutte Marlene Dietrich)in un perenne juke-box di titoloni struggenti del passato riuscendo ad accarezzare lo spettatore con immagini estremamente suggestive, come la scena dominata da fazzoletti di nuvole in cui sembra di entrare a doppio passo in un quadro animato di Magritte. A completare questo gioiello teatrale il grande lavoro  di Marcello Chiarenza, i costumi di Francesca Marsella e le luci di Aldo Mantovani.

Applausi a scena aperta sulle strofe proprio di “Tintarella di Luna”, su quel disco argenteo e mutevole che da sempre attrae l’uomo, la musica, il cinema, la letteratura, in una parola le arti, “che nasce, corre a perdifiato nel cielo e muore”, inesorabilmente, come noi. Non guastano le rivisitazioni, se non la fantasia, “che è come la marmellata, bisogna che sia spalmata su una solida fetta di pane”, poi può anche sconfinare. A sipario chiuso infatti il mondo continua a girare. E non potrebbe che essere accompagnato dalle note di Jimmy Fontana.

Tintarella di luna  è rappresentata al Teatro Gustavo Modena fino a domenica 25 ottobre ( martedì, mercoledì e venerdì alle ore 20.30, giovedì e sabato alle ore 19.30, domenica alle ore 16, lunedì riposo). Tutte le informazioni e i biglietti cliccando qui.