Al “Piano nobile” di Simonetta Agnello Hornby tra affetti e musica

Leggere, leggere, leggere. Più che un imperativo in tempi di restrizioni o di solitudini in cui viaggiare con la mente è ancora più importante. Tra i libri stabili nelle classifiche dei più amati da settimane c’è anche “Piano nobile” di Simonetta Agnello Hornby (Narratori Feltrinelli). Al centro i palleggi del cuore e le rivalità della famiglia italiana Sorci cresciuta esponenzialmente così come i suoi problemi. “Le famiglie sono famiglie- scrive Simonetta Agnello Hornby- e chissà ancora per quanto impediranno, nasconderanno, confonderanno”.

Non si tratta di malumori, ma di un mondo che intravede la sua fine sia sul piano dei sentimenti sia economico, ma anche della città, Palermo, che perde la sua eleganza e la sua attrattività nascosta  con la guerra. Fanno seguito gli aiuti economici americani per la ricostruzione, con il Piano Marshall e le raccomandazioni di voto (in questo caso per la Democrazia Cristiana) cento anni dopo i moti contro il sovrano Borbone.  Questo secondo libro della trilogia siciliana dopo “Caffè amaro”  (che si chiuderà con il volume “Punto pieno”) permette di indagare un’epoca tra luci e ombre, dal Dopoguerra al mondo dei partiti sino all’incedere della mafia e allo spartiacque dell’aprile 1955. Tutto fluisce incessante.

Agnello Hornby sgomitola storie che sono anche episodi della memoria di tutto il Paese e dilatano quella capacità di allacciare la visione d’insieme e la potenza del dettaglio che i lettori hanno già imparato a riconoscere nei suoi romanzi. Le descrizioni attirano e i personaggi sono così vicini, così tangibili da sentirne il respiro: si sogna col lusso di Palermo  dalla gioielleria Fecarotta con i coralli antichi ai bauli di biancheria pregiatissima dei grandi corredi sino ai banchetti curati nel minimo dettaglio, ma si tocca anche l’inconcepibile tecnica del “panno freddo” con cui sino agli anni Cinquanta le neonate indesiderate venivano avvolte per una morte sicura e insospettabile, come nel romanzo è costretta a fare persino Rosaria.

Ci sono le ritualità come l’uso di ritrarre le persone in vista, vezzo che non sfugge alla famiglia tratteggiata nel libro, ma anche le figure ombrose e ambigue come Beppe Vallo diventato uomo troppo presto per la sofferenza del rifiuto, con un indomabile desiderio di fare i conti col passato.

Ogni personaggio è importante, sono tutti coprotagonisti i Sorci  da Cola, Andrea, Ludovico, Maria Concetta, Maria Teresa, Maria Teresa, Laura, Rosarietta e così via, che si rivelano dopo la perdita del grande anziano Enrico Sorci, direttamente dal pesante letto di morte.  Una frase tra tante resta impressa: “La vita è più larga che lunga”, un monito ad assaporarla in pieno, a non peccare di ignavia. Parte integrante il bello, “Quell’arte che rinnova i popoli e ne rivela la vita” e, come è fin troppo ovvio, la musica.  Si passa dalle strofe di “Maramao perché sei morto” a “Tu musica divina” al giradischi con la melodia di “The Piccolino” sino al Cherubino di Mozart.