“I colori di Genova”, viaggio polisemico e tecnologico nella bellezza della fotografia d’autore

E’ uso ringraziare quando si riceve qualcosa, quando poi il presente è un nuovo modo di vedere le cose il tributo dovrebbe essere ancora più grande. In realtà non c’è ringraziamento che tenga per un libro che cambia l’ordine o il modo di vedere le cose. Quello che è curioso, poi, è che il volume in questione è in prevalenza fotografico: “I colori di Genova – The colors of Genova”  per Erga Edizioni di Fabio Accorrà con testi di Ivaldo Castellani e prefazione del sindaco Marco Bucci.

Un testo, presentato sabato 29 maggio presso la Feltrinelli di via Ceccardi con l’assessore comunale Laura Gaggero, ad alto tasso tecnologico grazie all’applicazione Vesepia con cui si possono fruire 250 foto in circa 100 pagine per traghettarci dal mare nella notte alle assolate come dell’Alta Via dei Monti Liguri.  E non basta! Se si inquadra con il QR Code nei cambi di stagione il libro cambia con video nuovi, a raccontare proprio i diversi colori di Genova.

L’importante è perdersi nella bellezza. Lo è se pensiamo quanto sia difficile ottenere qualcosa di buono focalizzandoci troppo sulla meta. In più ogni fotografia è diversa dall’altra, ma guardandosi indietro si possono vedere elementi comuni a tratto distintivo di un artista: il silenzio interiore. Non è solo un modo di percepire la realtà, quello che Marcel Mauss, sociologo francese, ha definito “il condizionamento intrinseco in ognuno di noi”, ma un’apertura al mondo, un ideale, se vogliamo un filtro non riproducibile su larga scala. Ecco che, guardando con nuovi punti di osservazione, si svelano i segreti e i luoghi caratteristici di Genova attraverso un’esplosione di colori, un’infinita tavolozza di cromie dai Palazzi dei Rolli sino ad Apparizione.

Fotografia è una parola che deriva dal greco e significa “Scrivere con la luce”, ma anche raccontare secoli di storia in un clic.  Appassionante la testimonianza sulla Cattedrale di San Lorenzo, sulla revoca dell’immunità al Museo Diocesano (dove tra l’altro in questi giorni è in essere il restauro del Monumento Fieschi), ma anche quello agreste sul verde del basilico o sul trionfo del gusto, su quel “materassino dorato, brillante e fragrante” che è un  povero lusso per noi liguri, la focaccia.

Viaggio polisensoriale dunque, a ricordare quanto la fotografia sia polisemica e quanto faccia riflettere, non solo una combinazione ben riuscita di composizione, forma, luce, colore.