Un infinito ricordo – Fabio de Santis in mostra a Satura

Restano più pochi giorni per vedere a Satura Art Gallery (Piazza Stella 5 – Genova) la mostra di Fabio de Santis intitolata “Un infinito ricordo”. Sugli organi di stampa è passato il messaggio che si trattava di un lavoro dedicato agli anni bui dell’Italia martoriata dalla mafia. È in parte vero, ma è riduttivo, perché in questa mostra – che si snoda tra 7 sale e che regala al pubblico 59 opere d’arte – c’è tutto un mondo, quello che de Santis ci illustra in bianco e nero. L’artista tratta molti temi: quello della famiglia, degli immigrati, della religione, della giovinezza, della vecchiaia, della tv, della mafia. Ogni argomento è un capitolo, ogni capitolo ha una stanza dedicata del maestoso palazzo di Piazza Stella e, non a caso, si parte  con un quadro legato alla liberazione del 25 aprile 1945: una scena di persone esultanti e un applauso di gruppo, quello che merita de Santis che ha curato la sua personale nei minimi dettagli, sfruttando tutti e cinque i sensi e avvolgendo lo spettatore in un vortice di emozioni. La tecnica che ha inventato questo artista è tanto sorprendente quanto efficace. Il lavoro di de Santis parte dalle foto, prevalentemente quelle di Letizia Battaglia e Lisetta Carmi, utilizzando olio su legno o su tela, su diversi livelli a partire dal bianco sul bianco per arrivare al nero.

Genovese, figlio di immigrati de Santis – che si è trasferito anni fa a Parigi – ha vissuto sulla sua pelle l’emarginazione e lo scetticismo che spesso viene riservato agli stranieri, ma con il suo talento, la sua genuinità è riuscito a far breccia nel cuore dei francesi e ad arrivare a esporre in giro per il mondo riscuotendo sempre grande successo.

Come accade spesso, però, Genova pare essersi accorta solo adesso di questa sua creatura, che ha recentemente premiato alla Biennale, ma compensa questo imperdonabile ritardo con una personale, per la quale de Santis ha ampliato la produzione iniziale con pezzi composti ad hoc per questo evento. Una mostra imperdibile e necessaria, per non dimenticare, ma anche per ritrovare parte delle nostre origini, il senso della vita e anche quello dell’arte, che in questo caso, partendo da fotografie che per definizione catturano l’attimo, lo rende eterno.

D’altra parte come diceva Faulkner: “Scopo di ogni artista è arrestare il movimento, che è  vita, con mezzi artificiali, e tenerlo fermo, main tal modo che cent’anni dopo, quando un estraneo lo guarderà, torni a muoversi, perché è vita”.