Bianca e Fernando, per festeggiare i 30 anni del Carlo Felice

Va in scena venerdì sera (ore 20) al Carlo Felice, Bianca e Fernando di Bellini, in un nuovo allestimento affidato alla direzione musicale di Donato Renzetti e alla regia di Hugo De Ana. Nel cast figurano Salome Jicia, Giorgio Misseri e Nicola Ulivieri.

Era il 7 aprile 1828 quando Vincenzo Bellini inaugurò il massimo teatro cittadino quasi completato (mancavano ancora il porticato perimetrale e il Pronao) con Bianca e Fernando, presenti le L.L.  M.M. Carlo Felice di Savoia e Maria Cristina Borbone-Napoli, libretto di Domenico Gilardoni revisionato da Felice Romani. La carriera artistica del catanese, nato 220 anni fa nella Sicilia orientale, comincia a 18 anni a Napoli presso il Conservatorio di S. Sebastiano tra il contrappunto insegnato da Tritto e le lezioni impartite dal direttore Nicola Zingarelli.  Durante le feste di Natale del 1822 conosce Maddalena Fumaroli sua allieva di canto. E’ il primo amore del compositore corrisposto dalla bella ragazza ma i suoi genitori sono contrari alla prosecuzione dei loro incontri e, nonostante le buone intenzioni del giovane, il padre lo mette alla porta affermando che non lascerà mai sua figlia a un suonatore di cembalo.  Dopo il successo napoletano della Bianca e Gernando il 30 maggio del 1826, Vincenzo lascia la città partenopea con un po’ di rimpianto per Maddalena, per recarsi a Milano dove  conosce Felice Romani che gli propone il libretto del Piratache lo porterà alla Scala a un autentico trionfo. Dopo questo evento accaduto il 27 ottobre 1827, su raccomandazione della contessa Melzi verrà indicato come il musicista più accreditato per inaugurare il nuovo teatro Carlo Felice. Il tempo stringe quando l’impresario Merelli  chiede al maestro  con che opera intende inaugurare e Bellini, accertatosi che i cantanti a sua disposizione siano Tosi, David e Tamburini, accetta e decide che l’opera sarà Bianca e Fernandoche i cantanti conoscono bene. Il libretto scritto da Gilardoni lo farà revisionare dal più autorevole e colto Felice Romani. Alla sera della prima il teatro con gli stucchi ancora freschi e un enorme lampadario con 72 fiamme impressiona e appaga gli occhi dei presenti che non lo riempiono per intero a causa dei prezzi  troppo elevati. Dopo che il re inizia a manifestare il suo consenso, anche il pubblico applaude . I cantanti si esprimono al meglio e lo spettacolo ha successo.  A onor del vero, mentre la Gazzetta di Genova e la stampa locale esaltano lo spettacolo, dal giornale milanese “ I teatri” e dalla Akademia Musichalishe Zeitung di Lipsia compaiono commenti critici sulla concertazione dell’opera. In altre parole, la direzione bicefala del primo violino Giovanni Serra coordinatore degli strumentisti e del maestro al cembalo Niccolò Uccelli coordinatore del coro e delle voci soliste a causa della carente integrazione avevano provocato sfasamenti tra strumentale e voci assai evidenti specie nelle prime serate.  Alle ultime delle 21 repliche l’insieme sarebbe gradualmente migliorato con piena soddisfazione del pubblico. La trama dell’opera narra dell’ambizioso e crudele Filippo che, assetato di potere, cattura e mette in catene il Duca di Agrigento Carlo , facendolo credere morto. La figlia Bianca, vedova del duca di Messina da cui ha avuto un figlio, credendo morto suo padre, intende sposare Filippo per dare difesa alla città, mentre suo fratello Fernando che è stato esiliato dallo stesso Filippo, rientrato in patria , sotto mentite spoglie fa credere a Filippo di essere un suo seguace e di volersi arruolare col suo esercito  contro il duca. Il crudele Filippo accetta e gli comanda di uccidere il Duca  in catene in un luogo segreto.  Nel frattempo Fernando incontra Bianca accusandola di avere tradito il padre per un usurpatore. I due si abbracciano e vanno a liberare il padre. Ma proprio quando lo hanno liberato sono sorpresi da Filippo che, afferrato il bimbo di Bianca, minaccia di ucciderlo se i due non si arrenderanno. Tra lo stupore generale, il servo e amico del duca Clemente disarma il malfattore e il bambino corre dalla mamma, con il lieto fine.

Un ritratto di Vincenzo Bellini

Le modifiche e le aggiunte operate dal Romani sul libretto del Gilardoni , “ un poeta buono quasi quanto gli altri “ diceva Donizetti erano state: l’aggiunta della Sinfonia a introduzione dell’opera; la nuova Cavatina e Cabaletta di Bianca nel primo atto “ La mia scelta a voi sia grata” e “Contenta appien quest’alma “ con cui presenta Filippo al popolo come futuro difensore della città di Agrigento; la sostituzione del clarinetto con il flauto nel preludio alla romanza di Bianca del 2°atto; l’aggiunta del Coro di Congiura dei seguaci di Fernando contro Filippo “Tutti siam?” che ricalca le note della Sonata Al Chiaro di luna di Beethoven; l’aggiunta di Cavatina e Cabaletta di Fernando nel 2°atto “All’udir del padre afflitto” e “Odo il tuo pianto o padre” e infine l’aggiunta della Cavatina e Cabaletta di Bianca nell’ultima scena : “Deh, non ferir” dove Bianca prega Filippo di non ucciderle il figlio e “Alla gioia ed al piacer”  a suggellare il lieto fine.

Nonostante il successo genovese e poi a Milano, Napoli e Roma, l’opera finì nell’oblio. Successivamente, le bombe anglo americane distrussero gran parte del sontuoso teatro privando la città del suo teatro lirico e, dopo stagioni operistiche realizzate dalla tenace e illuminata gestione della Sovrintendente Celeste Lanfranco al Cinema Teatro Grattacielo, al Teatro Augustus e nel Carlo Felice prima scoperto e poi dotato di una nuova copertura, dal 1963 venne designato temporaneamente (per 28 anni) il Politeama Margherita come teatro lirico della città. Nel 1978, in occasione dei 150 anni della avvenuta inaugurazione del Carlo Felice con Bianca e Fernando, l’allora Sovraintendente Franco Ragazzi organizzò un importante Convegno di Studi sull’opera di Bellini invitando celebri studiosi e musicologi italiani e stranieri. L’opera veniva dunque riproposta con la famosa Christina Deutekom e Werner Hollweg come protagonisti e Gabriele Ferro alla direzione. A causa di un fortuito problema infiammatorio alle corde vocali della soprano la prima al Margherita terminò alla fine del primo atto con la Deutekom afona. Fortunatamente lo spettacolo ebbe luogo tre giorni dopo con la stessa soprano che cantò egregiamente riscuotendo caldi consensi dal pubblico.