GOG: le magie di Goerner

Quando si fa buio nella grande sala del Carlo Felice, non particolarmente affollata, il pubblico selezionato e colto della GOG è seduto in attesa di un rito, con l’aspettativa di vivere un tempo sospeso e intimo che gli faccia assaporare il gusto della bellezza.  E quando le mani del pianista Nelson Goerner si poggiano sulla tastiera, il viaggio tra le note sognanti degli artisti della Mitteleuropa del XIX e XX secolo è ammaliante, ipnotico, seduttivo.

Non vi è una stretta relazione tra i quattro compositori  in programma ; eppure, la sensibilità e la poesia comunicata dal musicista argentino ne costituisce il collante fondamentale, rendendo l’itinerario una immersione in un mondo denso di emozioni. E’ così che la musica impalpabile e rivoluzionaria delle Estampes di Claude Debussy che ti sfiora senza afferrarti, prende forma e ti culla verso immagini di paesi solo pensati ma mai visitati: dall’antico oriente alla Spagna. In Gabriel Faurè , Theme et variations in do diesi minore, i temi del mistero e della tragicità del vivere vengono superati dalla consolazione della fiducia nel genere umano, mentre in Iberia (Quaderno 1 e 2) di Isaac Albeniz  emerge la nostalgia nel respirare lo spirito di antiche emozioni legate al Fandango, celebre danza del Sud  o il ricordo della città di mare di Cadice o, nell’ultimo brano Triana, le suggestioni del quartiere gitano di Siviglia.

Altra storia sono gli Etudes Symhoniques op.13 e le Cinque Variazioni op. postuma  di Robert Schumann, iniziati nel 1834, quando il compositore ventiquattrenne, dopo aver ascoltato Paganini, aveva deciso  tra la letteratura e la musica  di dedicarsi a quest’ultima, mettendo mano a un lavoro che sarà oggetto di infinite revisioni e rielaborazioni, terminandolo nel 1852, a quattro anni dalla morte occorsa  a Endenich.

La complessità della partitura è risolta dall’interprete con grande rispetto e fedeltà al compositore, non tradendone mai l’aspetto più intimo, specie nelle Cinque Variazioni, pubblicate da Brahms, dove Goerner rende ragione dello sdoppiamento dell’autore , teso tra la vocazione letteraria e quella musicale da una parte e tra lo spirito impetuoso e ardente di Florestano e quello  mite ed elegiaco di Eusebio e all’equilibrato Maestro Raro, dall’altra. Sotto le mani del pianista, questa partitura,  che vuole evidenziare la grandiosità sinfonica del pianoforte, assume, a tratti, lo stile di un concerto dove le esuberanti  scale di Florestano  si alternano ai momenti di struggente nostalgia di Eusebio.

Perla finale il Notturno n.20 in Do diesis minore di Frederick Chopin, una carezza luminosa donata con inusitata poesia. Applausi!

Ancora una volta la Gog ha fatto scuola!