Sold out al concerto inaugurale del Carlo Felice

Tutto esaurito per l’inaugurazione della stagione al Carlo Felice ieri sera a Genova. Un inizio che fa ben sperare per la musica e la cultura della città. Ad aprire l’evento i saluti del sovrintendente Claudio Orazi, del sindaco Marco Bucci e del presidente della Gog Nicola Costa.

Il concerto, che ha visto sul podio il nuovo direttore stabile Riccardo Minasi alla guida dell’Orchestra e del Coro del teatro, è iniziato con il Te Deum in do maggiore K 141 di Mozart. Un’opera degli anni giovanili – il compositore era infatti tredicenne quando la scrisse – in cui traspare una freschezza ed esuberanza seppur non ancora pienamente matura.

Il brano si apre con un Allegro in cui Mozart utilizza una scrittura omoritmica e sceglie di far entrare subito le voci, comunicando una serenità spirituale priva di quella magniloquenza formale che spesso caratterizzava questo testo sacro, usato in occasioni solenni. Dopo un breve Adagio in mi minore e un Allegro in ritmo ternario, la composizione si chiude con un fugato contrappuntistico del versetto finale: In te, Domini, speravi. Qui la scrittura cambia, Mozart, ispirandosi alle grandi fughe di Haydn, si limita però per l’età e l’esperienza a un più semplice contrappunto.

Scritta per organico ridotto (violini primi e secondi, quattro trombe e basso) ha certamente incuriosito la scelta di utilizzare, invece, una grande orchestra, che ha influito sugli equilibri sonori tra strumenti e voci.

A seguire due opere del compositore, didatta, saggista e critico musicale Giacomo Manzoni: Sonante, in prima esecuzione assoluta, e Sembianti del 2003.

Giacomo Manzoni (foto di Silvia Aresca)

 

Composta su commissione del teatro e della Gog e scritta per piccolo ensemble di fiati, quattordici ottoni e due percussioni, la prima si ispira a una specie di fanfara per prendere poi il nome di Sonante.

La seconda, invece, ha la forma di una suite in cui l’autore rende omaggio in ciascuna sezione ai colleghi e amici scomparsi Contilli, Maderna e Nono, utilizzando ogni volta un passaggio solistico affidato a uno strumento in riferimento a ciascuna figura musicale.

Emerge evidente dalle due composizioni l’interesse dell’autore per le masse strumentali e una concezione musicale che rifiuta l’usuale dialettica. Vi è un chiaro allontanamento dalla logica e il gusto tonale considerati ideologicamente compromessi. Manzoni, diffidando dalla mentalità e dalla psicologia della falsa coscienza, crea un reale fondamento sonoro e realizza opere libere dalle “vecchie abitudini”. Ciò che il compositore vuole comunicare è l’emancipazione dagli schemi e dalle inerzie conoscitive, invitando a emanciparsi da esse e ad aprirsi a nuove realtà sonore.

Protagonista del secondo tempo è stata, poi, la fantasia in sol maggiore op. 16 Aus Italien di Richard Strauss. Ispirata dal viaggio in Italia del compositore e dedicata ad Hans von Bülow, l’opera è scritta in forma di poema sinfonico, molto caro alla tradizione tedesca e suddivisa in quattro movimenti, come la struttura di una sinfonia.

Il primo, Nella campagna romana, è una specie di introduzione in cui l’autore esprime le sue prime impressioni del panorama italiano attraverso un tono corale ed elegiaco. Emergono fin da subito l’eccezionale padronanza di Strauss nel dominare i timbri orchestrali, una incredibile inventiva e suadente cantabilità, seppur non ancora mature per il compositore ventiduenne.

Riccardo Minasi e l’orchestra (foto di Silvia Aresca)

 

Il secondo movimento, Tra le rovine di Roma…, rievoca la grandiosità dell’Antica Roma, utilizzando le caratteristiche timbriche delle trombe e toni solenni.

Il terzo, Sulla spiaggia di Sorrento, ha un carattere quasi pittorico impressionista, con una serie di cromatismi di archi e fiati e gli arpeggi dell’arpa che, come arabeschi, rievocano i raggi del sole che si riflettono sulle onde del mare che si increspano sulla riva e sugli scogli. Un’atmosfera onirica e trasognante caratterizzata da una delicatezza timbrica orchestrale che incanta l’ascoltatore.

Infine, Vita popolare a Napoli, in cui il compositore citò la melodia Funiculì, Funiculà, pensando che fosse una canzone popolare tradizionale italiana, scagliandosi contro una causa da parte dell’autore Luigi Denza. Un finale vivace e dinamico che vuole rievocare la frenetica e rumorosa vita napoletana.

Convincente la direzione di Riccardo Minasi, che ha guidato con sicurezza ed eleganza l’orchestra, riscuotendo grandi e lunghi applausi del pubblico in sala.