La scomparsa di Federico Ermirio

“Nei Conservatori bisogna secondo me coniugare i due termini, bottega e arena. Si deve creare un centro di produzione, altrimenti non esiste alcuna differenza con l’insegnamento privato. In più il Conservatorio moderno deve tenere conto di tutte quelle attività che fanno parte del mestiere del musicista”. Lo sosteneva una trentina d’anni fa Federico Ermirio. L’illustre compositore, didatta e organizzatore di manifestazioni musicali, genovese ma residente a Rapallo, si è spento improvvisamente nei giorni scorsi. Aveva 71 anni e la sua scomparsa lascia un vuoto pesante nella cultura musicale non solo ligure.

Studi umanistici e universitari alle spalle, Ermirio si era diplomato in composizione sotto la guida di Sergio Lauricella e si era poi perfezionato con Goffredo Petrassi all’Accademia di Santa Cecilia: “Mi ritengo fortunato – mi aveva dichiarato nel corso di una intervista rilasciatami anni fa – nell’aver avuto come maestri un maestro e il suo allievo: mi sono formato all’insegna di una precisa continuità didattica”. Poi sotto la guida di Otmar Suitner aveva studiato direzione d’orchestra.

Vincitore di numerosi concorsi di composizione (citiamo il Bucchi, il Marinuzzi, l’Angelicum, il Guido d’Arezzo, l’Olympia Prize di Atene), era stato per decenni docente di armonia in vari Conservatori e per più di vent’anni direttore del Conservatorio di Alessandria. In questi ultimi anni aveva dato vita al “Sibelius Festival – Golfo del Tigullio”, promuovendo la conoscenza del grande compositore finlandese (vissuto per qualche tempo nella nostra riviera)  affrontato sia per quanto riguarda la sua produzione cameristica che per quanto concerne quella sinfonica.

Circa il suo stile, Ermirio spiegava: “Partendo dalla convinzione che il suono è per me innanzitutto energia, considero l’emissione e l’articolazione strumentale fondamentali nel mio pensiero compositivo; il timbro ancor più delle altezze. Non si tratta tuttavia di una visione neoimpressionistica comune a molta musica strumentale odierna”.

Fra le sue composizioni citiamo il profondo Tenebrae factae sunt, per coro misto, vincitore del Concorso “Guido d’Arezzo” nel 1983,  Souvenir d’hiver per quartetto di chitarre (1986) e, in tempi più recenti, Alata, per violino e orchestra (2006), Largo, per orchestra (2011), Il colore dell’Alabastro, per quintetto d’archi con pianoforte (2012), Il Sogno, per soprano, kantele e orchestra da camera (2013). Artista di profonda cultura, Ermirio ha mantenuto fino all’ultimo uno sguardo curioso nei confronti di ogni esperienza musicale del nostro tempo con una particolare attenzione anche per quelle provenienti da Paesi meno conosciuti e frequentati.

Al profondo dispiacere per la scomparsa di un musicista di indubbia levatura, mi si consenta, in ultimo, di aggiungere il dolore personale per la perdita di un amico e maestro che sapeva essere sempre disponibile, sincero e diretto nei suoi giudizi e nelle sue riflessioni, mai scontate e di comodo.