Empy-Ty, la storia del jazz in trio

Il trio pianoforte, contrabbasso e batteria, nel jazz, ha una storia intensa e turbinosa almeno quanto è stata incalzante e in continuo assestamento la storia tutta del jazz, quelle note che il compositore e contrabbassista Pietro Leveratto ha efficacemente indicato in un suo scritto come “sistema nervoso centrale musicale del Novecento”. Nel frattempo è iniziato un altro secolo e il jazz è sempre qui, a dispetto di una esposizione mediatica che tende a privilegiare solo qualche momento avvertito o giudicato come più spettacolare. Il Trio con pianoforte, almeno dagli anni ’30 del secolo scorso è stato momento centrale di quasi ogni rivolgimento estetico.

Trascinante macchina ritmica con l’epopea dello Swing, scavo armonico e invenzione melodica radiante e nervosa negli anni del Bebop, sino ad approdare a una sorta di opulenta e sorridente classicità con il trio di Oscar Peterson. Poi sono arrivati gli anni della sperimentazione, e una lunga linea di ricerca che possiamo far risalire alle dita fatate di Bill Evans, passando poi per quelle di Keith Jarrett, fino all’assoluta contemporaneità di musicisti come Aruán Ortiz o Vijay Iyer.

Nel trio con pianoforte jazz se è inevitabile che l’orecchio vada a privilegiare quanto scaturisce dagli ottantotto tasti, vale invece, per la riuscita del tutto, quello che i jazzisti chiamano interplay: il dinamico equilibrio tra le parti in gioco, interazione proficua che deve rendere il tutto un triangolo isoscele in continuo movimento.

Dino Cerruti

La lunga premessa era necessaria, perché tutta la storia sin qui riassunta per larghi tratti la potete ritrovare in un disco notevole appena uscito, del quale sono protagonisti tre jazzisti liguri, e, quello che è più significativo, di diverse fasce d’età. Empy-Ty, registrato per la prestigiosa Caligola Records in presa diretta in una rimessa per pianoforti della Canavese, se è nato da un’idea di Giovanni “Dino” Cerruti, classe 1963, contrabbassista inconfondibile, suono gonfio di armonici, intonazione precisa, un paio di migliaia di concerti all’attivo.

Rudy Cervetto

 

Alla batteria c’è Rodolfo Cervetto, rigore e fantasia assieme su pelli e piatti, un musicista capace di spaziare dall’improvvisazione radicale ai progetti più mainstream, e infaticabile organizzatore di eventi, nella città della Lanterna.

Tommaso Perazzo

 

Al pianoforte un musicista in continua ascesa ancora lontano dalla trentina, Tommaso Perazzo, che sta per certi versi ripercorrendo le piste del grande Dado Moroni: continue session nei club e nelle sale da concerto degli Stati Uniti, un tocco guizzante e inventivo sulla tastiera che ne fa una sorta di uomo- ponte, appunto, tra Moroni innamorato di Oscar Peterson e Stefano Bollani, ma con una personalità già ben spiccata e immediatamente riconoscibile.

Empty-Ty raccoglie il testimone dei grandi trii degli anni ’60, ma mette in conto, saggiamente, anche la lezione di maestri della contemporaneità spesso trascurati da quella corrente principale che continua a spremere il patrimonio a volte un po’ logoro degli standard: qui dunque troverete la magnifica When Will The Blues Leave?Concepita da quel genio irrequieto che fu Ornette Coleman, e Art Deco, dalla penna e dalla pocket trumpet di Don Cherry, altro talento imprendibile, peraltro compagno d’avventure sonore proprio col primo Ornette Coleman. Scintilla e convince la musica di questo trio, e un plauso in più va ai temi originali di Cerruti, quello che dà titolo, Our Astor, con evidente dedica a Piazzolla, e la conclusiva e dolcissima Far Rockaway di Perazzo, che vanno a incastrarsi nel tessuto sonoro senza far avvertire strappi: segno di una compiuta maturità di scrittura in un percorso storicizzato.