Nel pullulare di appuntamenti musicali che echeggiano in piazze, parchi, chiostri in città e nelle riviere, alcuni appuntamenti sono ormai diventati dei “classici”, con un pubblico di affezionati.
Fra questi, certamente il ciclo “Notturni en plein air” che la Giovine Orchestra Genovese organizza da nove anni in collaborazione con Palazzo Ducale. Luogo particolarmente suggestivo, il Cortile Maggiore del Ducale stesso che offre una acustica piacevole al riparo da eccessivi rumori esterni.
Ieri sera il primo concerto della nuova rassegna. Un folto pubblico ha applaudito la pianista Oxana Shevchenko in un programma dedicato a Wagner/Liszt, Prokof’ev e Rachmaninov di cui quest’anno ricorre il 150° anniversario della nascita e che sta monopolizzando i programmi pianistici di molti artisti, felici evidentemente di affrontare un autore che la tastiera la conosceva assai bene e sapeva come sfruttarne ogni potenzialità, espressiva come tecnica.
La Shevchenko vanta un solido bagaglio tecnico e lo ha dimostrato in tutto l’arco della serata. Ma soprattutto ha evidenziato un totale controllo del suono che le permette di passare dai fortissimi più fragorosi e violenti al fraseggi più morbidi e sussurrati senza con questo compromettere mai la pienezza e la corposità del suono stesso.
La tastiera si trasforma così in una orchestra dalle molteplici sfumature. Lo si è avvertito nella splendida Isoldes Liebestod di Wagner nella trascrizione pianistica di Liszt: una pagina di rara complessità e articolazione interna che la Shevchenko ha dipanato con assoluta maestria. E lo si è avvertito soprattutto nella Suite op. 75 che Prokof’ev trasse dal suo balletto-capolavoro Romeo e Giulietta.
Prokof’ev era un eccellente pianista e lo dimostra in questo lavoro che restituisce al meglio i colori, la passionalità, la cupa atmosfera che aleggia intorno ai due innamorati. La Shevchenko unisce alle qualità esecutive anche una gestualità pienamente comunicativa che le ha permesso di penetrare nella storia narrata con un coinvolgimento emotivo totale, percepito tanto nei contrasti drammatici quanto negli slanci lirici e dolorosi.
Conclusione con la complessa Sonata n. 2 op. 36 di Rachmaninov le cui difficoltà sono state superate dalla simpatica artista con naturalezza.